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Raccontati nel libro

I sogni durante il coma: «Vedevo mia madre dall'alto lato dell'Adige»

Franca Mirandola durante il ricovero
Franca Mirandola durante il ricovero
Franca Mirandola durante il ricovero
Franca Mirandola durante il ricovero

Quando è guarita Franca Mirandola è tornata a visitare i reparti di terapia intensiva nei quali era stata (Villafranca, Borgo Trento e Borgo Roma) per ringraziare il personale sanitario e cercare di collegare i sogni che faceva in coma farmacologico con le situazioni reali che stava vivendo. «Sognavo di essere in una grotta con delle grosse e brutte salamandre che mi giravano attorno e ho scoperto così che altro non erano che il medico e i quattro infermieri che mi facevano la difficile manovra della pronazione», racconta. «Appena ho potuto ho scritto nel mio libro tutti i sogni che facevo. Non voglio dimenticarli».

 

Sogni belli e brutti. Da sua madre - morta alcuni anni fa -, apparsa sulla riva opposta dell’Adige (il luogo in cui l’ha vista è la foto della copertina del suo libro) che le ha detto di non attraversare il fiume per raggiungerla al treno da cui non riusciva a scendere. «Vedevo mio marito e i miei figli alla stazione, ma non potevo andare da loro e mi sentivo in colpa», sottolinea. «Nei sogni mangiavo anche tanta neve, avevo una sete tremenda». Se in coma farmacologico i sogni arrivavano in modo spontaneo, quando è stata ricoverata in terapia intensiva in Borgo Roma ed era in stato cosciente li «creava» da sé. «Le ore non passavano mai, ero paralizzata e per non disperarmi per il mio stato e per quello dei miei vicini di letto, che non se la passavano certo meglio, chiudevo gli occhi e immaginavo di essere la protagonista di un film che mi era piaciuto o di un libro che avevo letto. Chiaramente qualche lacrima scendeva», conclude, «ma almeno sono riuscita a superare anche quei giorni».

C.T.

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