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Turismo, il calo c’è ma i dati non arrivano

Gli operatori segnalano la riduzione del 10% degli arrivi rispetto agli anni boom risalenti al 2017 e 2018
Gli operatori segnalano la riduzione del 10% degli arrivi rispetto agli anni boom risalenti al 2017 e 2018
Gli operatori segnalano la riduzione del 10% degli arrivi rispetto agli anni boom risalenti al 2017 e 2018
Gli operatori segnalano la riduzione del 10% degli arrivi rispetto agli anni boom risalenti al 2017 e 2018

I dati turistici? Una chimera. Per carità un’idea sull’andamento turistico si può ricavare, in modo parziale ed empirico, ascoltando i singoli operatori e le associazione di categoria. Loro hanno senza dubbio il polso della situazione che rimane comunque racchiusa nel recinto delle proprie attività. Ma purtroppo un dato generico onnicomprensivo che fotografi l’andamento turistico, al giro di boa dell’anno solare, non esiste. Verrebbe da dire che andava meglio quando le tante vituperate Province avevano dalla Regione la delega sul turismo. I dati allora non mancavano oltre ad essere presente una strategia unica che abbracciava tutti gli uffici turistici (Iat) di Verona e provincia. E si sa sul lago di Garda è difficile pensare a barriere tra Comuni in un’area che è un tutt’uno. In attesa del decollo della Dmo, in questi giorni i consigli comunali dell’area Garda Baldo sono chiamati ad approvare lo schema di accordo per la promozione e gestione coordinata delle attività di marketing con capofila la Camera di commercio di Verona, ci si muove in modo estemporaneo e senza una strategia comune. La promozione viene fatta dalle singole attività in base alle proprie esigenze di settore, senza un respiro generale. Il tutto mentre si registra, seppur in mancanza di dati ufficiali, un coro unanime che certifica il calo di presenze turistiche sul Garda. Attenzione però. Le percezioni sono raffrontante con le ultime due annate d’oro. ALBERGATORI DI TORRI. «L’errore che non si deve fare è quello di fermarsi all’ultimo biennio», afferma Mirko Lorenzini presidente degli albergatori di Torri del Benaco abituato di natura a vedere il bicchiere mezzo pieno. Pronto a scherzare. «Posso scommettere che questo non sarà un anno record per il turismo lacustre ma l’onestà vuole che rapporto debba essere fatto con il triennio 2014-2016. Il mese di maggio è stato decisamente nero per via del maltempo, la Pasqua «alta» ha inoltre posticipato, nel medio alto lago, l’apertura delle strutture ricettive. Confido, comunque, in una ripresa e seppure coscienti dei numeri inferiori non sento i miei colleghi di Torri preoccupati». MALCESINE. Qualche chilometro più a nord, a Malcesine, Marco Treccani, numero uno della locale associazione albergatori, non ha dubbi. «Il calo è attorno al 10%, e da quel che sento è ancor più alto nell’extralberghiero. Il motivo? Si sono aperte nuove mete. Penso all’Albania che si aggiunge alla Turchia, Grecia. Però andrei piano prima di parlare di crisi del turismo sul Garda. Arriviamo da due stagioni «drogate» dal boom, agevolate da mercati turistici internazionali alla prese con problemi di sicurezza. È vero in agosto ci sono ancora molte camere invendute ma si stanno muovendo bene le richieste per la bassa stagione, in particolare per il mese di ottobre. Insomma si cercano tariffe più convenienti. Inutile far finta di nulla: il sistema Italia costa. E per mantenere le quote di mercato dobbiamo migliorare la qualità dei servizi. La strada l’abbiamo intrapresa. Certo serve una promozione delterritorio che non è stata fatta in tempi di vacche grasse. La colpa è di tutti a partire da noi albergatori. Ai miei soci, in attesa della Dmo, ho inviato una lettera chiedendo di mettere mano al portafoglio per partire con una promozione di Malcesine. Risposte? Al momento nessuna». BARDOLINO. Scendendo nel basso lago, a Bardolino, i «numeri» di calo percentuale non sembrano discostarsi molto. «Non va un gran che bene», sostiene Claudio Manetti presidente degli albergatori del centro benacense. Purtroppo non abbiamo dati ufficiali che certifichino le sensazioni e i buchi che abbiamo registrato. Diciamo che siamo sul 7, 8% in meno. Se il calo dovesse attestarsi attorno al 10% non potremmo però affermare che si tratti di una discesa fisiologica o di assestamento. Quando mai. Fare previsioni nell’immediato non è facile considerando che il 30-40% dei turisti prenota all’ultimo secondo la stanza d’albergo. Molto, come sempre, dipenderà dalle condizioni meteo. Speriamo di non ripetere l’agosto e settembre del 2018 dove le cose non sono andate molto bene anche se poi, a fine anno lo scarto rispetto al 2017, è stato contenuto», conclude Manetti ripetendo come un mantra la necessità, condivisa anche dai suoi collegh, di un «turismo sempre più di qualità. I vacanzieri sanno bene quando il rapporto qualità e prezzo è giusto. Purtroppo non sempre avviene cosi». •

Stefano Joppi

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