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Torna il «Compianto» e fa subito il pienone

di Barbara Bertasi
L’opera del Compianto del Cristo morto tornato a Caprino dopo otto anni FOTOPECORA
L’opera del Compianto del Cristo morto tornato a Caprino dopo otto anni FOTOPECORA
L’opera del Compianto del Cristo morto tornato a Caprino dopo otto anni FOTOPECORA
L’opera del Compianto del Cristo morto tornato a Caprino dopo otto anni FOTOPECORA

Un «boom». Una calorosa accoglienza, un pienone con tanti in fila per vederlo, ha festeggiato pochi giorni fa, l’apertura al pubblico, per la Fiera Montebaldina, del Compianto sul Cristo Morto, gruppo scultoreo trecentesco, capolavoro del Maestro di Sant’Anastasia, tornato a Caprino dopo 8 anni di restauro all’ Opificio delle Pietre Dure (Opd) di Firenze. Ora finalmente lo si può contemplare. È al museo di Villa Carlotti, il Municipio, in pieno centro. L’opera è stata posta in una sala dedicata, alla quale si accede dall’entrata principale, al piano terra, dove è l’ufficio Iat. L’orario di apertura è lo stesso dello Iat: da martedì a sabato dalle 9,30 alle 15,30 e la domenica dalle 9 alle 12. Il «grande ritorno a casa» era stato il 9 giugno, ma da tempo lo spazio per accoglierlo era predisposto per garantire la conservazione della scultura in delicatissimo calcaree organogeno. Al Museo è avvolto dalla luce soffusa di un apposito impianto illuminotecnico, in una sala a cui si accede attraverso un percorso suggestivo, in un corridoio creato da un sistema di tendaggi, color antracite, «un vedo - non vedo» al termine del quale molti si sono detti colpiti. «Si intravedono persino colori (pigmenti cromatici, ndr) originari delle statue», hanno detto i più esperti. Ora le visite saranno libere, limitate a gruppi di 6 persone, guidate se richiesto. Nei giorni della Fiera componenti del Comitato biblioteca museo e il presidente, professor Franco Zeni, hanno accompagnato qualche centinaio di persone. Tutti sono rimasti colpiti. Anche dall’allestimento. Sulla base di una ricerca portata avanti dall’Amministrazione, con in testa il sindaco Paola Arduini, e dal Comitato, in particolare da Zeni e dal consigliere Luca Sartori, si è scelto di introdurre il Compianto con una grande didascalia riportante 2 due strofe dello «Stabat Mater», laude duecentesca attribuita a Jacopone da Todi, tradotta dal latino in Italiano. Segue uno schermo col reportage del viaggio di ritorno da Firenze, quando ogni statua fu imballata in doppia cassa per assorbire le sollecitazioni della strada. La teca è in scure pareti di cartongesso che contrastano con la gamma cromatica biancastra del calcare delle 7 figure: da sinistra, in testa al Cristo, San Giuseppe d’Arimatea, la Madonna, San Giovanni, due pie donne, forse Maria di Cleofa e di Magdala, Nicodemo. «La teca riduce lo spazio visivo ricordando quello, angusto, della nicchia retrostante l’altare maggiore della Chiesa del Santo Sepolcro del Cimitero del capoluogo, dove il Mortorio si trovava prima del trasferimento, nel 1980, al Museo», evidenzia Sartori. Luce soffusa e musica New Age invitano al silenzio e coinvolgono emotivamente. "Garantiremo il benessere del Compianto rilevando giornalmente i valori igrometrici della stanza che devono restare tra il 68% e il 74% di umidità relativa", dice. Ne vale la pena: «Mi fece effetto, visitando l’Opd nel 2015, vedere che la lavorazione sul Compianto era fatta in una sala vicina a quella in cui si sono restaurati capolavori di Donatello e Michelangelo. Insomma, il nostro Museo vanta la presenza di un’opera di prestigio». •.

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