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I problemi del turismo

Sul Garda i lavoratori vanno a ruba: offerte con alloggio, benefit e giorni liberi

Alberghi e locali si contendono il personale stagionale. «Gli affitti sono alti e i datori di lavoro mettono a disposizione delle case»
Camerieri in un locale. Sul Garda c'è difficoltà a trovare personale
Camerieri in un locale. Sul Garda c'è difficoltà a trovare personale
Camerieri in un locale. Sul Garda c'è difficoltà a trovare personale
Camerieri in un locale. Sul Garda c'è difficoltà a trovare personale

La stagione turistica è già partita da tempo sul Lago di Garda ma rimangono i soliti problemi legati alla ricerca del personale. Rispetto all’anno scorso qualche piccolo, ma piccolo, segnale positivo si registra ma il nodo d’affrontare è sempre molto complicato. La domanda di lavoro nel settore turistico è inferiore alle necessità ed è legata a più fattori che vanno in primis dalla mancanza di alloggi. Difficile se non impossibile trovare un’abitazione e nel caso si riuscisse a centrare l’obiettivo ci si trova d’innanzi ad affitti spropositati.

«C’è un aumento del venti per cento sul costo del personale», afferma senza tentennamenti Fabio Pasqualini, titolare di tre attività commerciali a Bardolino. Un balzo all’insù che non va però nelle buste paghe dei dipendenti ma nella spesa che deve contemplare il datore di lavoro per trovare un alloggio da girare al dipendente. «Non si trovano più affitti da 700 euro mensili, si superano ormai tranquillamente i mille euro», riprende Pasqualini che riesce a far fronte alla crisi grazie alla disponibilità di case di proprietà. Verrebbe da pensare che vada meglio per le strutture alberghiere in grado di offrire nel pacchetto contratto una camera al proprio dipendente. «Può essere nel caso di personale stagionale ma non certo in strutture aperte tutto l’anno com’è la nostra dove i dipendenti necessitano di una propria vita familiare», risponde Marco Baffoni direttore del Corte Valier di Lazise, struttura a quattro stelle superior, che sottolinea: «La maggior difficoltà si ha nel trovare addetti alla sala e alla cucina. Non ci sono problemi invece per la reception».

Non cambia il refrain nelle strutture ricettive all’aria aperta. «La stagione sul Lago di Garda di Garda è molto lunga. Si parte ai primi di marzo e si finisce ad ottobre e chi viene a lavorare non sono certo gli studenti. Quelli eventualmente fanno i due mesi centrali ma non è facile nemmeno far conto su di loro. I giovani del posto, chi lavora, di solito trova impiego nell’attività familiare», spiega Giovanni Bernini presidente dell’Assogardacampig che riunisce la maggior parte delle strutture all’aperto della Riviera degli Olivi. «Al personale che viene da fuori regione devi procurare alloggio ed è come trovare un ago nel pagliaio. Nei bungalow? Beh in teoria è meglio affittarli ai turisti. Nel mio caso risolvo il problema avendo alloggi di proprietà».

Una visione generale dello stato dell’arte arriva da Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto che raggruppa 400 strutture della sponda veronese e dell’entroterra. «La situazione del personale è un pochino migliorata rispetto all’ultimo anno, ma comunque rileviamo i soliti problemi. Penso che nessun albergo abbia ad oggi i ranghi al completo. Manca ancora qualche figura. Notiamo invece che non c’è stabilità con collaboratori che si spostano da un hotel all’altro con grande velocità. C’è inoltre l’effetto sconcertante tra vari operatori del settore turistico di “rubarsi” il personale rilanciando sullo stipendio. Non dimentichiamo che le richieste che riceviamo sono quelle di persone che vorrebbero il sabato e la domenica liberi. Chiedono poi particolari benefit e capire se l’azienda è disponibile a sobbarcarsi altri costi come il soggiorno o i rimborsi chilometrici».

Un lieve aumento della richiesta di lavoro è percepito anche da Giorgio Sala, presidente della Degustibus associazione che riunisce 83 ristoranti e bar di Bardolino. «I ragazzi del posto che chiedono un impiego sono pochissimi e pertanto la forza occupazione viene quasi tutta da lontano. E qui ci si scontra con il problema di trovare un posto dove andare a dormire. Quei pochi alloggi liberi vengono affittati a cifre assurde e di conseguenza si salvano solo quei titolari di attività economiche che oltre allo stipendio garantiscono al dipendente anche un tetto dove andare a dormire», constata Sala. «Mancano camerieri, baristi e cuochi e serve una soluzione alla carenza di alloggi che non è più procrastinabile». Non lo dice apertamente ma la sensazione è che a lungo andare ne vada della sopravvivenza delle stesse attività commerciali. «Bisogna mettersi a tavolino e studiare una via d’uscita. Leggevo che a Milano si è intenzionati a creare delle palazzine da mettere a disposizione dei lavoratori. Ecco non so se questa può essere una idea di certo non possiamo far finta che non esista un problema».

Stefano Joppi

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