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il personaggio

Rosella, l’ultima pescatrice del Garda: «La prima volta mi hanno tagliato i remi»

di Katia Ferraro

Rosella Orlandi, prima e ultima pescatrice del lago di Garda, ha raccontato la sua storia durante varie interviste rilasciate a giornali e reti televisive nazionali e tedesche, ma ogni volta è come se fosse la prima. 
C’è la stessa emozione, la stessa spontaneità e anche oggi nella sua casa di San Benedetto di Lugana si stupisce di essere al centro dell’attenzione. Il 27 aprile è stata tra le protagoniste del programma di Rai3 «Le ragazze», mentre anni fa era stata intervistata da Linea Verde e da Fabio Volo. Ha 79 anni e ha smesso di pescare a fine 2019. 
Ha perso due mariti, Rosella. A 23 anni Angelo, in un incidente stradale, 80 giorni dopo il loro matrimonio. Su quella macchina c’era anche lei. È rimasta tre giorni in coma e un mese in ospedale.


«Ero incinta»

«Dico sempre croce grossa, grazia grande: in ospedale mi hanno detto che ero incinta. Io sono guarita bene e Angela è nata sana, pesava quasi quattro chili», racconta. Nel 1988 un infarto si porta via Carlo, anche lui pescatore, che aveva sposato otto anni prima: il malore arriva in riva al lago, dopo una giornata di lavoro insieme e non c’è stato nulla da fare. Rosella ha iniziato a pescare aiutando il papà Gino, quando era bambina. È stato lui a insegnarle il mestiere, a conoscere il lago e i suoi pesci. Con lui ha imparato la geografia sommersa del Garda («Dove ci sono i monti, la pianura e il prato del basso lago, anche se oggi l'erba di cui era ricco non c'è più», afferma), ma soprattutto ad averle trasmesso la passione. 
A 13 anni diventa la sua aiutante ufficiale e insieme pescano per vent’anni. «Mio papà è morto quando avevo 32 anni. I primi tempi sono andata avanti con l’aiuto di Mario, un signore anziano. Fino ad allora andavo in giro a vendere il pesce con la carriola, il carretto e la bici. Mio papà mi diceva sempre: «Prendi la patente e sposati un’altra volta», così dopo qualche mese ho preso la patente e dopo qualche anno ho sposato Carlo, che conoscevo da sempre». Quando viene a mancare anche lui, non sa cosa fare. «Mi è comparso in sogno e mi ha detto tre volte Rosella va', va', va'». 

 

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Reti distrutte

La prima volta che esce a pescare da sola si trova i remi segati e dopo qualche giorno le reti tagliate, ma non demorde: passa un’intera notte appostata per vedere se qualcuno si avvicina alla barca, ma non succede nulla e nulla succederà più, a parte una volta il furto del motore. 
Gli aneddoti di oltre sessant'anni di lavoro sono tanti. Racconta delle volte in cui nella rete si è trovata le bombe della Seconda guerra mondiale: «Le ho pescate vicino alla “Testa Seregnon”, il monte sommerso del lago». Per spiegare dove si trova, da Pacengo verso Sirmione a circa venti metri di profondità, Rosella parla come se dovesse spiegare un tragitto da percorrere su strada e non in acqua, tanto conosce il lago. «È un punto dove ci sono tante bombe. Quando uscivo con mio papà le sentivamo fischiare, sibilavano come le bisce e avevo paura». Ma ricorda anche i tanti turisti aiutati a tornare a riva trainando la loro barca in panne, o quando ha pescato un luccio lungo quasi come lei e il siluro che non è riuscita a tirar su tanto era pesante. 
«Tutti i lavori fatti con passione, amore e onestà sono importanti. Quando guardo il lago», confida, «ringrazio il Signore per quello che mi ha lasciato fare. Ci sono stati gli ostacoli, ma anche la capacità di affrontarli. Bisogna pensare alle cose belle. Mi sono sempre sentita protetta, tante persone mi hanno aiutata. Angelo e Carlo li ho sempre sentiti al mio fianco». Perché la fede è stata ed è la sua compagna di viaggio. «La fede e la speranza», dice, «sono la forza della vita».

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