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tecnologia

Navi e antichi tesori: la storia riemerge dal Garda con gli occhi hi-tech dei signori degli abissi

Riuscire a stare al passo con le innovazioni è uno degli scopi principali che da sempre si prefigge la squadra di ricerca subacquea del gruppo volontari del Garda
Il resto di una barca recuperata dai sommozzatori nel corso delle ricerche subacquee
Il resto di una barca recuperata dai sommozzatori nel corso delle ricerche subacquee
Il resto di una barca recuperata dai sommozzatori nel corso delle ricerche subacquee
Il resto di una barca recuperata dai sommozzatori nel corso delle ricerche subacquee

La tecnologia e le strumentazioni nel campo della ricerca subacquea sono in continua evoluzione. Riuscire a stare al passo con le innovazioni è uno degli scopi principali che da sempre si prefigge la squadra di ricerca subacquea del gruppo volontari del Garda. Non è un caso se si è recentemente dotato di un nuovo e potente strumento di ispezione dei fondali che va ad aggiungersi agli altri sistemi già in uso da diversi anni. «Questo complesso di apparati – illustra Luca Turrini - è formato da una consolle Lowrance Hs16 a cui sono connessi a un nuovo trasduttore 3 in 1 Hd e a un box S3100 che rendono più precise le ricerche».

I ritrovamenti

Dal 2004, anno in cui il gruppo si è dotato del Rov, attrezzatura subacquea per l'ispezione visiva e il recupero ad alte profondità di quanto individuato dai sonar, sono state recuperate le salme di decine di persone scomparse negli abissi del Garda. Oltre a questo, sono emerse testimonianze del passato: resti di imbarcazioni affondate nel corso dei secoli. Come il Dukw, mezzo anfibio americano affondato il 30 aprile 1945 con 24 soldati della decima Mountain Division, o la cannoniera Sesia, inabissata nel 1860 al largo di Limone dopo l’esplosione di una caldaia. Uno degli ultimi ritrovamenti risale al 2022, quando il gruppo ha scoperto sulla rotta Salò Desenzano un relitto di epoca medievale: un piatto e due caraffe decorate a mano in stile veneziano.

«La generosità di chi crede nel nostro operato – continua Turrini - ci consente di mettere in pratica questi progressi tecnologici. Per questa nuova acquisizione abbiamo avuto un sostanzioso aiuto da parte dell’amico Cesare Casarola, dell’omonima Nautica». La precisione delle immagini ricevute dal trasduttore agevola le ispezioni dei fondali, consentendo di individuare più velocemente e con maggiore certezza gli obiettivi di ogni ricerca. «Siamo orgogliosi dei riconoscimenti morali e materiali che la comunità ci riconosce – chiosa Turrini -. Il nostro impegno sarà sempre rivolto a chiunque. Anche fuori dal comprensorio benacense».

Luciano Scarpetta

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