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L'ultimo saluto al 51enne morto mercoledì

«Marco non è sparito, resta con voi»

Don Massimo Vecchini mentre si rivolge ai familiari di Marco Montanari FOTO PECORA
Don Massimo Vecchini mentre si rivolge ai familiari di Marco Montanari FOTO PECORA
Don Massimo Vecchini mentre si rivolge ai familiari di Marco Montanari FOTO PECORA
Don Massimo Vecchini mentre si rivolge ai familiari di Marco Montanari FOTO PECORA

Silenzio, tanto silenzio. E tanti occhi lucidi e increduli, occhi di chi ha il cuore schiacciato da un dolore troppo grande da sopportare, al funerale di Marco Montanari, 51 anni, morto mercoledì scorso nell’area industriale al Cason, in zona Camporengo a Rivoli Veronese.

 

Mentre viaggiava a bordo della sua Vespa in via dell’Industria Est, ed era ormai a cinque minuti da casa, Montanari ha urtato violentemente un camion e per lui purtroppo non c’è stato nulla da fare. Un addio alla vita che è arrivato troppo presto, troppo veloce, senza preavviso. «Abbiate coraggio nell’affrontare questa prova terribile, non lasciatevi schiacciare da questo dolore inaspettato e immeritato», invita il parroco di Rivoli don Massimo Vecchini, che ha celebrato la messa funebre nella chiesa parrocchiale insieme ad altri tre sacerdoti e al diacono Claudio Brait.

 

La cerimonia è stata semplice, così com’era Marco nel ricordo di molti, e tanto partecipata. Decine e decine gli amici e colleghi di Montanari alla ditta «Marmi Corradini» di Cavaion, della moglie Barbara, dei figli Riccardo e Davide di 21 e 17 anni, della sorella, della mamma che vive a Ponton di Sant’Ambrogio di Valpolicella, dei suoceri che hanno invaso il piccolo centro di Rivoli. Muti, tristi, pieni di domande senza risposte.

 

«Per noi è difficile credere che il destino ci abbia diviso», ricorda un’amica a nome della «nostra grande famiglia». «Ora che sei in cielo veglia sempre su tua moglie Barbara e sii l’angelo custode dei tuoi figli». Ma don Vecchini sprona a guardare più in là, oltre la mera presenza fisica: «Marco è con noi, non è andato chissà dove e quando diciamo “è in cielo” è solo una forma poetica. Perché Marco è qui, in mezzo a noi. È con voi, anche se è cambiato il suo modo di essere presente», ribadisce il sacerdote, rivolgendosi direttamente alla vedova e ai figli che l’hanno sorretta durante l’ingresso in chiesa dietro alla bara coperta di rose bianche.

 

«In questo momento il dolore è forte, siete impietriti, eppure Marco resta con voi, non è sparito nel nulla», continua. «Di fronte all’orrore della morte siamo spaventati, confusi, ma non possiamo farci vincere da paura e sconforto. La morte è un passaggio, l’inizio di una vita nuova e indistruttibile. Forse questo pensiero non ci può bastare oggi come consolazione. Ma quando questo dolore si sarà alleviato, imparerete a sentire la sua presenza silenziosa e non per questo meno intensa».

 

Come sentire con intensità una relazione oltre la morte con il proprio caro che non c’è più? «Con la preghiera», suggerisce don Vecchini. «Non è facile, ci vuole tempo e pazienza, ma è una possibilità reale» continua. «Capirete, quando ogni tristezza sarà dissipata: allora sarà gioia vera, perché potrete ritrovarlo e ascoltarlo meglio di prima e più di prima». Intanto è dura, per tutti. Gli amici ricordano «una persona speciale, sempre con il sorriso sulle labbra: da lassù ci guardi e non vorresti vederci piangere».

 

I colleghi perdono un lavoratore instancabile, preparatissimo e cordiale con tutti. I compagni coristi ne ricordano la passione per i canti sacri e di montagna. Alla famiglia si stringe pure la comunità salesiana dell’Istituto Tusini di Bardolino. «Dai a tutti noi la forza di andare avanti, Marco» concludono amici e colleghi. «Ti vogliamo bene e sarai sempre nei nostri cuori. Non ti dimenticheremo mai». 

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Camilla Madinelli

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