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LAZISE

Riconsegnata alla figlia la piastrina persa in guerra dal papà 100 anni fa

La donna ora ha 94 anni: Arturo Faraone Caliari l’aveva smarrita al fronte sul Lagorai durante la prima guerra mondiale
Commozione. Eva Munter consegna la piastrina a Clara Caliari
Commozione. Eva Munter consegna la piastrina a Clara Caliari
Commozione. Eva Munter consegna la piastrina a Clara Caliari
Commozione. Eva Munter consegna la piastrina a Clara Caliari

È più piccola di una bustina di tè, ma impregnata di storia e valore affettivo.  A distanza di oltre cento anni è tornata a casa la piastrina identificativa che Arturo Faraone Caliari, originario di Sandrà (Castelnuovo) e vissuto a Lazise, aveva perso al fronte durante la Prima guerra mondiale.

A trovarla, per caso durante una passeggiata sulla catena trentina del Lagorai, era stato negli anni Sessanta un abitante di quelle zone, Cesare Munter, che l’ha conservata come un prezioso reperto storico.

Misterioso soldato

Qualche mese fa la nipote, Eva Munter, ha ripreso le ricerche sul misterioso soldato, avviate dal padre ma senza successo. Ad agevolarla rispetto al passato sono stati internet e i social network. La piastrina è potuta arrivare a Lazise nelle mani di Liliana Clara Caliari, conosciuta come Clara, 94 anni, una delle sei figlie di Arturo Faraone, che come la figlia si faceva chiamare solo con il secondo nome. La consegna è avvenuta nella sala consiliare di Lazise, alla presenza del sindaco Damiano Berganimi, di parte dell’amministrazione comunale e di alcuni rappresentanti della sezione locale dell’associazione Combattenti e reduci. Stringendo la piastrina tra le mani, Clara l’ha baciata e si è commossa.

«In guerra mio papà aveva il compito di trasportare i feriti, li caricava sulle spalle e poi su un mezzo fino all'ospedale da campo», ha raccontato mostrando una foto dove il padre è in piedi vicino a un veicolo targato Cri (Croce rossa italiana). «Della guerra gli era rimasta impressa soprattutto la battaglia di Caporetto, dove ha visto uno sterminio», ha aggiunto.

Faraone era tornato sano e salvo e nel 1919 si era sposato trasferendosi a Lazise dove aveva aperto un’officina meccanica. «Ha iniziato realizzando pigiatrici e diraspatrici per l’uva, poi torchi, è stato uno dei primi espositori al Vinitaly», ha ricordato Clara. «Ha anche inventato la pressa per fare il placcato oro e noleggiava le macchine per la trebbiatura del grano: dava lavoro a tanti del paese».

Sulla piastrina si leggono il numero di matricola, il nome e l’appartenenza familiare (Caliari Arturo di Guglielmo e Segattini Augusta), l’anno e il luogo di nascita (1891, Castelnuovo Verona). Dati in parte sbagliati, che hanno contribuito a ostacolare le ricerche: innanzitutto perché era nato il 15 maggio 1892 e poi perché non era riportato il secondo nome, quello con cui era noto.

Continue ricerche

«Mio nonno era del 1938 ed è morto negli anni Ottanta», ha spiegato Eva Munter, originaria di Trento e residente a Milano. «Aveva trovato la piastrina negli anni Sessanta sul Lagorai, non era un cercatore di reperti. Pensava fosse di un soldato morto. Nel tempo abbiamo consultato degli esperti, ci hanno detto che la forma della piastrina era rara per la Prima guerra mondiale e veniva usata per il personale sanitario». Nel registro dei caduti in guerra non c'era però quel numero di matricola e la storia di questo soldato ha continuato a incuriosire la famiglia Munter. 

Fino all'intuizione avuta nel novembre scorso, quando Munter ha contattato l’ufficio anagrafe del Comune di Castelnuovo ricevendo l’atto di nascita di Caliari, in cui compariva il secondo nome e il luogo della morte, avvenuta a Lazise il 19 marzo 1971. Da lì la ricerca è stata in discesa: Munter ha postato sui gruppi Facebook di Lazise la foto della piastrina e contattato il gruppo locale degli Alpini, vedendo in poco tempo indirizzata alla famiglia. «Questa storia mi ha appassionata», ha concluso la giovane donna. Il sindaco l’ha ringraziata a nome di tutto il paese per la costanza avuta nelle ricerche.

 

Katia Ferraro

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