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La carenza di personale

Welfare e incentivi per trovare camerieri e commessi. Il caso di Gardaland

Verona studia l'accordo trovato nel Veneziano per incentivare i lavoratori a tornare nella stessa struttura
Un locale sul Garda
Un locale sul Garda
Un locale sul Garda
Un locale sul Garda

I premi di produttività per i dipendenti stagionali e le iniziative di welfare aziendali non sono una novità assoluta per alcune strutture alberghiere del lago di Garda e nemmeno per Gardaland, il più grande parco divertimenti d’Italia. Si tratta però d’iniziative sporadiche dei singoli operatori, non di accordi firmati tra le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali com’è stato invece raggiunto nel veneziano.

 

L'accordo nel Veneziano

È di questi giorni l'intesa, su base volontaria, tra le associazioni alberghiere del litorale di Jesolo, Caorle e Bibione e le sigle sindacali, per incentivare i lavoratori a tornare nella stessa struttura anche nelle stagioni future. Il tutto inserito nell’ormai cronico problema di trovare personale da inserire nelle attività del comparto turistico che spazia dagli alberghi, ai parchi tematici, dal variegato mondo del commercio alla ristorazione-bar. L’accordo raggiunto nel veneziano prevede una forma d’incentivi economici che partono da un ammontare minimo del premio di produzione di 200 euro per la prima stagione, per salire a 400 euro la seconda, a 500 la terza, fino a raggiungere un importo minimo di 600 euro dopo quattro anni. Inoltre, nel caso in cui il lavoratore scelga di convertire l’intero premio in prestazioni di welfare, l’incentivo viene maggiorato del 15%.

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Cosa ne pensano gli imprenditori veronesi

«Ancora prima del covid alcuni colleghi avevano avviato politiche d’incentivi collegati al fatturato, i cosiddetti premi produttività», dice Ivan De Beni presidente di Federalberghi Garda Veneto che raggruppa circa 400 strutture alberghiere sulla Riviera degli Ulivi. So di altri che stanno iniziando a sposare quanto avviato sul litoraneo veneziano in merito al welfare, cioè insieme al contratto dare benefici collegati al benessere, alla sanità o incentivi di vario genere. Inoltre più di un nostro associato ha deciso di coprire i costi di formazione che i nostri collaboratori possono decidere di svolgere. Tutte piccole cose sicuramente utili per il futuro. In merito all’accordo veneziano, è un buono spunto che anche noi potremmo intraprendere con l’ente bilaterale del turismo. Diventa però necessario monitorare i benefici e capire se veramente funzionano. L’aspetto critico potrebbe essere che un conto sono gli accordi firmati tra le categorie produttive e i sindacati, un conto vedere se il singolo associato segue la direttiva intrapresa o se poi ognuno va per la propria strada», conclude De Beni non prima di mostrare un pizzico di scetticismo: «Notiamo comportamenti altamente scorretti tra alcuni imprenditori del settore alberghiero e della ristorazione che si “rubano” a vicenda a suon d’incentivi economici i collaboratori».

 

Tutti cercano dipendenti

In effetti è difficile sul lago di Garda, dove la stagione è partita subito con il botto dal primo aprile, trovare un ristorante, un albergo che non sia ancora alla ricerca di dipendenti. Il motivo? Un ruolo l’ha giocato, o forse solo accelerato, la pandemia, con lavoratori rimasti a casa durante i mesi di chiusura delle strutture turistiche e quindi “dirottati” verso comparti che offrono contratti più lunghi o a tempo indeterminato e magari con una maggiore retribuzione ma soprattutto con orari più vivibili. Perché da qualsiasi lato si voglia osservare il problema di mancanza di personale, uno dei punti fondamentali resta quello dell’impiego nelle ore serali o nel fine settimana. Ma se prima era solo legato al mondo della ristorazione, ora si sta allargando a quello del commercio.

«Per la prima volta anche nel nostro settore c’è carenza di personale, soprattutto nelle zone turistiche, meno nei centri commerciali perché hanno orari più consoni alle esigenze dei lavoratori. Sul lago da giugno e fino al termine della stagione turistica si lavora fino alle 23», dice Tiziano Tiziani titolare di cinque negozi di abbigliamento tra Garda-Bardolino-Affi che ha riscontrato gli stessi problemi anche da colleghi di altre zone turistiche.

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«La costruzione di un organico si è fatta impegnativa ma il mercato del lavoro lo fanno i lavoratori e noi ci dobbiamo adeguare, studiando tutti gli incastri possibili», ha a suo tempo dichiarato a L’Arena Giorgio Padoan, direttore risorse umane di Gardaland. «Prima della pandemia ai nostri uffici c’era la fila per lavorare con noi. Oggi non è più così. Prima la maggior parte degli stagionali voleva il full time di 40 ore. Adesso tanti chiedono di lavorare part-time o solo nel week end o la mattina. Le richieste di orario spezzato arrivano soprattutto da studenti che vogliono conciliare gli impegni universitari senza rinunciare a un’esperienza lavorativa, e da donne che preferiscono tenere margini di tempo per la cura familiare. Gardaland offre assunzioni allineate al contratto collettivo dell’industria turistica, vale a dire, per gli stagionali appena assunti, una busta paga di 1.500 euro lordi al mese (1.200-1.300 netti a seconda delle detrazioni), ai quali si possono aggiungere gli straordinari. Gardaland tenta anche di fidelizzare gli stagionali aggiungendo 100 euro lordi allo stipendio di chi ha già coperto le stagioni precedenti e prevedendo per chi entra quest’anno una piccola maggiorazione oraria rispetto alla base contrattuale».

Stefano Joppi

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