<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Il lago dallo spazio «L’emergenza ormai è cronica»

di Stefano Joppi
Confronto Nelle immagini satellitari di Copernicus la penisola di Sirmione, con le secche degli ultimi due anni
Confronto Nelle immagini satellitari di Copernicus la penisola di Sirmione, con le secche degli ultimi due anni
Confronto Nelle immagini satellitari di Copernicus la penisola di Sirmione, con le secche degli ultimi due anni
Confronto Nelle immagini satellitari di Copernicus la penisola di Sirmione, con le secche degli ultimi due anni

L’immagine del lago di Garda è suggestiva e arriva dal satellite Sentinel-2 di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea. La foto satellitare è di domenica 16 aprile e immortala il Benaco in secca. Ben visibile è la Punta di Sirmione dove insiste la spiaggia Jamaica con i suoi lastroni emersi dall’acqua, rocce di scaglia rossa che brillano di luce propria sotto il riflesso del sole. Come il ghiacciaio dell’Himalaya anche il più grande lago italiano è considerato una sorta di unità di misura nei cambiamenti climatici osservati da Copernicus, l’agenzia spaziale europea e l’istantanea del Lago di Garda evidenzia come sia crollato al punto più basso, dal 1953. La causa è dovuta principalmente alle scarse precipitazioni invernali e all’insufficiente accumulo di neve. «I livelli del Garda sono i più bassi registrati negli ultimi settant’anni», fanno notare da Copernicus. «Nel Lago di Garda mancano circa 240 milioni di metri cubi di acqua e i bassi livelli potrebbero mettere a rischio l’irrigazione estiva della campagne mantovane o la chiusura forzata di diverse centrali idroelettriche», afferma Filippo Gavazzoni, vice presidente della Comunità del Garda da sempre grande cultore dell’ambiente gardesano. Da navigato esperto del settore Gavazzoni tende però ad inquadrare il problema non nell’ottica dello spropositato allarmismo che spesso, troppo superficialmente e senza fondate ragioni, viene cavalcato ma in un alveo più realistico. «Partiamo dai semplici numeri. Oggi (ieri per chi legge, ndr) il Garda registrava 47 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera, in pratica un centimetro in più rispetto a mercoledì», attacca Gavazzoni. «Questo è il frutto delle ultime piogge collegata alla diminuzione dell’uscita dell’acqua dal Garda al Mincio attraverso la diga di Salionze. Quando l’11 aprile è iniziata la stagione irrigua a Mantova sono stati erogati 18 metri cubi di acqua al secondo, la stessa quantità rilasciata costantemente dal 4 aprile. Il 12 e il 13 aprile sono invece stati rilasciati 38 metri cubi al secondo a fronte di un afflusso, cioè un ingresso nel lago, di 3,9 metri cubi di acqua al secondo». «Dal 14 aprile», prosegue, «il deflusso è sceso di nuovo a 14 metri cubi al secondo per provare a contrastare i primi segnali di crisi idrica già visibili due mesi fa. Insomma in sinergia con tutti gli attori che sorvegliano e beneficiano dei frutti del Lago di Garda (Comunità del Garda e consorzi irrigui in primis) l’obiettivo che stiamo perseguendo è quello di mantenere un giusto equilibrio tra le varie esigenze (agricoltura, navigazione, turismo) e la salvaguardia del Benaco. Siamo consapevoli che la situazione del lago rimane critica ma dobbiamo capire che non si può più parlare di emergenza siccità ma di una emergenza che è diventata endemica» Un esempio? Gavazzoni spiega: «Se raffrontiamo l’immagine del Satellitare Copernicus scattata l’estate scorsa con quella di oggi si nota come per la spiaggia della Jamaica c’è una pressoché stabilità nei livelli del Garda. Ciò può essere letto in modo negativo, visto il deficit idrico, ma di contro testimonia che la situazione non è peggiorata. In sintesi il Lago di Garda in questo momento tiene nonostante sia già partita la stagione irrigua. Il tutto è il frutto di un piano di gestione idrica predisposto non più di due settimana fa a Peschiera». Certo, ammette, «abbiamo bisogno dell’aiuto della pioggia perché non c’è oggi una soluzione alla crisi idrica. Le soluzioni erano da adottare tempo fa quando i livelli del Benaco erano alti: allora si potevano utilizzare le metodologie di risparmio idrico messe in campo negli ultimi mesi. Non lo si è fatto per mille motivi». In futuro quando tornerà in abbondanza l’acqua si dovrà comunque «fare tesoro degli errori commessi», conclude Gavazzoni. Non prima di dare una misura della situazione: «Il Lago di Garda ha una profondità media di 136 metri, con picchi di profondità all’altezza di Brenzone di 346. Non sono quindi sessanta centimetri in meno che possono far gridare ad un Benaco in secca».•.

Suggerimenti