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San Zeno di Montagna

Vive da 29 anni con il cuore di un altro. Ora parte per il cammino di Santiago

Il 27 aprile del 1995 è iniziata la «seconda vita» di Gaetano grazie alla generosità di un giovane pompiere scomparso prematuramente
Gaetano Gaspari
Gaetano Gaspari
Gaetano Gaspari
Gaetano Gaspari

Da 29 anni vive con il cuore di un giovane pompiere scomparso prematuramente. Un traguardo che lo rende una delle persone trapiantate di cuore più longeve d’Italia e, tra l’altro, in piena salute. Gaetano Gaspari, 61 anni, residente a San Zeno di Montagna, il 27 aprile partirà per percorrere a piedi 120 chilometri del Cammino di Santiago de Compostela in sei tappe, celebrando così il 27 aprile del 1995 in cui è iniziata la sua «seconda vita». 

 

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La scoperta della malattia

Tutto è cominciato nel 1994, quando Gaetano, a soli 31 anni, ha scoperto di essere affetto da una grave cardiopatia dilatativa che aveva danneggiato in modo irreparabile il suo cuore e gli stava progressivamente togliendo le forze. «I medici mi avevano detto che avrei potuto vivere solo un altro anno. Quella era la mia aspettativa», racconta Gaspari.

L’unica soluzione era un trapianto.
«Fu una notizia sconvolgente», prosegue. «Entrai nello sconforto totale. Riuscii a farmi forza solo grazie al sostegno di mia moglie, tra l’altro infermiera in un centro dialisi. Venni inserito nella lista d’attesa per ricevere un nuovo cuore». Dopo un primo tentativo non andato a buon fine per l’incompatibilità con l’organo del donatore, che impedì il trapianto, la svolta è arrivata nel pomeriggio del 26 aprile 1995,quando i carabinieri si sono presentati a casa di Gaetano per comunicargli che un cuore nuovo lo attendeva all’ospedale di Borgo Trento. 

 

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«Poche ore dopo l'annuncio ero già in sala operatoria pronto per ricevere il cuore dello sfortunato ragazzo», racconta. Era un giovane vigile del fuoco trentino di 22 anni stroncato da un ictus, di cui avrebbe conosciuto l’identità solo dopo alcuni anni. Dopo una lunga e delicata operazione durata diverse ore tra il 26 e il 27 aprile, Gaspari si è risvegliato in ospedale dopo tre giorni. «La prima sensazione fu sentire il battito di un cuore nuovo, sano e forte, così intenso che mi rendeva quasi difficile dormire», ricorda Gaetano. «Non ero più abituato a un cuore così vigoroso che batteva al ritmo della vita».

Quindi, dopo una lunga riabilitazione, è tornato a casa, felice di poter riabbracciare la sua famiglia e riprendere a vivere. Dopo alcuni anni Gaetano, dopo una serie di ricerche, è riuscito a contattare i genitori del suo sfortunato donatore. «Fu un momento molto emozionante», afferma. «Da allora è nata una profonda amicizia tra noi. Per loro è come sentire una parte del loro figlio vivere ancora in me. Il papà di Luca mi ha regalato gli sci e gli scarponi del ragazzo, che, fatalità, mi calzavano benissimo. Li ho subito usati onorando la sua memoria». 


Una vita normale 

Gaetano, grazie al suo secondo cuore, da quasi trent’anni riesce ad avere una vita normale, che gli consente di fare qualche escursione sul suo amato Monte Baldo e di andare a sciare in montagna. Alcuni anni dopo il trapianto, dopo aver cambiato pure lavoro, ha deciso anche di avere una seconda figlia. 

«Grazie alla generosità di Luca e dei suoi genitori ho avuto la fortuna di veder crescere le mie due figlie, diventate ormai adulte», dice. «Dallo scorso ottobre mi godo pure la pensione, dopo 43 anni di lavoro. Il 27 aprile è come fosse il mio secondo compleanno». 
Oltre ad essere un membro dell’Aido, da tempo porta la sua testimonianza e il suo messaggio nelle scuole e interviene durante eventi speciali per far conoscere la sua esperienza anche alle nuove generazioni e non solo. La sua storia, inoltre, prossimamente sarà raccontata in un libro che conterrà anche le esperienze di altre persone che hanno subito un trapianto d’organo. 
Ora, in attesa di festeggiare nel 2025 i trent'anni dal trapianto, per il suo ventinovesimo «secondo compleanno» si è regalato il Cammino di Santiago. «Sarà un pellegrinaggio speciale per celebrare la mia rinascita», sottolinea felice. 

Emanuele Zanini

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