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Chiesa aperta per le visite Rubata scultura del Settecento

di Barbara Bertasi
La chiesa di Pazzon: Mauro Toesco, uno dei volontari che si occupano della chiesa,  indica la fonte battesimale dov'era situata la scultura rubata FOTO PECORASullo sfondo la statua rubata
La chiesa di Pazzon: Mauro Toesco, uno dei volontari che si occupano della chiesa, indica la fonte battesimale dov'era situata la scultura rubata FOTO PECORASullo sfondo la statua rubata
La chiesa di Pazzon: Mauro Toesco, uno dei volontari che si occupano della chiesa,  indica la fonte battesimale dov'era situata la scultura rubata FOTO PECORASullo sfondo la statua rubata
La chiesa di Pazzon: Mauro Toesco, uno dei volontari che si occupano della chiesa, indica la fonte battesimale dov'era situata la scultura rubata FOTO PECORASullo sfondo la statua rubata

Un bruttissimo primo maggio. Proprio sabato mattina durante la prima giornata di apertura primaverile al pubblico, nella chiesa parrocchiale di Pazzon, dedicata ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia, è stata rubata una statuina di legno, risalente al 1700, raffigurante San Giovanni Battista. L'opera, alta circa venti centimetri, era incollata al fonte battesimale di marmo Rosso Verona posto davanti all'altare nella navata centrale della chiesa che risale agli inizi del '900. Tutta la comunità è costernata. In particolare i volontari che se ne occupano, come Mauro Toesco, e il parroco don Gianni Gennaro. Spiega il sacerdote: «Il primo maggio la chiesa è stata aperta dalle 9 alle 14 ai visitatori e a chi desiderasse stare in raccoglimento e in preghiera. Durante la mattinata sono entrate circa quindici persone, rimaste sole non essendo l'edificio custodito. Verso le 14, al momento della chiusura, uno degli incaricati alla custodia si è accorto del furto. La statuetta di legno, raffigurazione di San Giovanni Battista era incollata al battistero in modo che ritenevamo sicuro. Non abbiamo idea di chi possa essere stato a sottrarla, né dell'ora in cui abbia agito». Poi don Gianni ricorda: «Il volontario mi ha immediatamente telefonato. Sono andato a vedere è ho constatato la sparizione. Non conosciamo precisamente il valore materiale di questa statua, ma quello più profondo è che è un'opera religiosa, parte integrante del patrimonio della chiesa. Abbiamo comunicato il fatto ai parrocchiani il giorno stesso», continua don Gianni. «Sono dispiaciuti, anche perché il furto è avvenuto in un luogo sacro. Purtroppo l'episodio sembra confermare come le chiese siano sempre oggetto di razzia e ciò costringe a chiuderle non essendo possibile farle costantemente presidiare da qualcuno. Legherei la sottrazione», ipotizza, «al mercato di opere d'arte nutrito da rivenditori senza scrupoli». Don Gianni aggiunge: «È il primo episodio simile di cui si abbia memoria a Caprino. Abbiamo già avvisato le forze dell'ordine». La conseguenza è che il parroco si è trovato costretto a chiudere la chiesa che, già domenica, è stata tenuta aperta solo durante la messa delle 11,15. «La speranza è che la statuetta, registrata negli uffici della Curia, possa essere presto ritrovata», si augura. Racconta Mauro Toesco, volontario della parrocchia: «Sono rammaricato in quanto era desiderio mio, della comunità e del parroco tenere la chiesa visitabile nel periodo primaverile ed estivo tutti i giorni, da maggio a ottobre, dalle 9 alle 12. Avevamo iniziato proprio sabato quando avevamo aperto pensando di chiudere alle 17, essendo giorno festivo e c’era un notevole passaggio di gente che fa tappa, anche da Pazzon, per raggiungere il vicino santuario Madonna della Corona». «Avevo messo in sicurezza, chiudendoli in sacrestia, tutti gli altri arredi liturgici di valore», precisa Toesco, «ma la statuetta era attaccata al marmo, pensavo non corresse rischi. Alle 14,30, finito il lavoro, sono andato a fare una ricognizione e l'occhio mi è caduto sul piedistallo del battistero: la statuetta era sparita. Ho chiamato un’altra volontaria per capire se sapesse dove fosse finita», ricorda, «ma lei mi ha detto che non ne sapeva nulla». Insieme sono tornati in chiesa. «Nel preparare la liturgia per la domenica ci siamo accorti che, ai piedi dell'altare, c'era una chiazza di cera liquida fatta cadere da uno dei due candelabri posti sopra l'altare maggiore. Probabilmente», ipotizza Toesco. «Chi si è appropriato della statua lignea voleva prendere anche quelli. Ma deve aver capito che il loro valore non era tale da procedere. Sono molto amareggiato», si rammarica. «Anche perché quel Giovanni Battista non era lì da molto. L'avevamo trovato in uno degli armadi della canonica nel 2016, io e don Carlo Cristani, il parroco venuto a mancare il 24 maggio 2018. La sua collocazione originaria era proprio sul fonte battesimale della chiesa, per cui, anche col consenso dell'altro parroco di allora, don Carlo Motta, avevamo deciso di rimetterlo al suo posto. Mi spiace molto per quanto è accaduto».•.

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