Mezzogiorno e mezzo. Al Telegrafo-Barana, il rifugio più alto di Verona, a 2.147 metri sul Monte Baldo, il termometro dell’osservatorio meteorologico ha registrato, ieri, 22 agosto, una temperatura massima di 20,4 gradi centigradi. Picco di caldo del 2023 e fra i valori maggiori mai rilevati a questa quota.
«Un dato molto alto, che conferma l’escalation delle temperature negli ultimi anni, con lo zero termico ormai oltre i 5mila metri», commenta mestamente Alessandro Tenca, gestore del Telegrafo: presidio che fa parte della rete di «Rifugi-sentinella per il clima e l’ambiente» monitorati attraverso lo specifico progetto del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e del Club alpino italiano.
Pellegrinaggio
Gli stessi escursionisti che, in questi giorni, risalgono a piedi i sentieri verso la cima Baldo si accorgono «sul campo» di quanto il sole implacabile e il caldo asfissiante rendano l’ascesa particolarmente dura.
Anche la pagina scientifica «Meteo Caprino Veronese», seguita da quasi 80mila persone, fra cui molti frequentatori delle nostre montagne, lunedì metteva in evidenza che «la stazione per i radiosondaggi di Novara Cameri – che si avvale di sonde per effettuare varie misurazioni a quote diverse, tra cui la temperatura – ha registrato lo zero termico a oltre 5.320 metri. È la quota più alta a cui si è trovato lo zero termico in Italia dagli anni Cinquanta. Prima non esistevano le rilevazioni».
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Scarseggiano le risorse
Questi i dati delle stazioni di rilevamento. Ma il preoccupante record del quadro climatico si percepisce ancor di più nelle sue ricadute. Dallo stesso Telegrafo, Tenca ammette che «siamo in crisi per la carenza idrica. Il rifugio solitamente», chiarisce, «utilizza l’acqua piovana per alimentare i servizi e fa salire quella potabile attraverso la teleferica. Ora dobbiamo far arrivare da valle anche l’acqua per i servizi».
Dalla metà di agosto in poi, continua il gestore, «le ferie di Ferragosto, il bel tempo e le temperature altissime ci hanno portato, e ci stanno ancora portando, un’ondata di avventori. Da una decina di giorni, viaggiamo al ritmo di cento persone a pranzo e una trentina a cena».
E se, da una parte, questo pienone potrebbe apparire come un bene, dall’altra «è un enorme stress per le già scarse risorse idriche ad alta quota. Molti turisti», avverte Tenca, «salgono sul Baldo con la seggiovia e, in buona fede, probabilmente privi di una cultura e di una formazione sulla montagna, in rifugio consumano molta acqua, senza riflettere su quanto questo consumo sia impattante».
Educazione
«Troppi non comprendono i limiti del posto», constata tristemente il gestore del Telegrafo, che conclude con una amara riflessione: «Purtroppo, in questo difficile momento, sarebbe meglio che al rifugio arrivasse molta meno gente».
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