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L’EMERGENZA

Aviaria: ora sul Garda il peggio sembra passato

Fenomeno in calo e nessun allarme segnalato, nell'ultima settimana, da Desenzano a Manerba. «Non pare ci sia diffusione in altre specie». Ma alcuni nuovi casi sono stati riscontrati in provincia di Verona
Gabbiani sulle sponde del Garda: l’emergenza relativa all’aviaria sembra ormai in via di contenimento
Gabbiani sulle sponde del Garda: l’emergenza relativa all’aviaria sembra ormai in via di contenimento
Gabbiani sulle sponde del Garda: l’emergenza relativa all’aviaria sembra ormai in via di contenimento
Gabbiani sulle sponde del Garda: l’emergenza relativa all’aviaria sembra ormai in via di contenimento

Influenza aviaria, il peggio è passato. Almeno sul lago di Garda: nessun caso segnalato ormai da una settimana tra Desenzano e San Felice passando per Padenghe e Manerba, i luoghi più colpiti dall'epidemia di H5N1 - virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità - e dove, in pochi giorni, erano state recuperate più di 500 carcasse di gabbiani morti. Ma non è ancora finita: altri casi sono stati riscontrati in provincia di Verona - a Sorgà, nella Bassa, perfino nei tacchini: focolaio accertato in un allevamento, già abbattuti più di 10mila capi - e in Emilia Romagna, ora anche nel Milanese (una decina di casi positivi tra il 2 e il 6 marzo).

Il punto su Garda, parlano i sindaci

«In settimana abbiamo provveduto a una pulizia delle spiagge ma non abbiamo trovato nulla», spiega il sindaco di Manerba Flaviano Mattiotti. «Gli ultimi casi risalgono ormai a venerdì scorso», aggiunge il primo cittadino di San Felice Simone Zuin: «In tutto ne abbiamo recuperati un'ottantina - conclude Albino Zuliani, sindaco di Padenghe - e l'ultima carcassa qualche giorno fa».

Ma l'allerta resta alta

«La tendenza, sulle tre sponde del Garda, è quella di una riduzione dei ritrovamenti, testimonianza di una flessione del fenomeno - spiega Calogero Terregino, responsabile del Centro di referenza nazionale (e laboratorio di referenza europeo) per l'influenza aviaria all'Istituto zooprofilattico delle Venezie - ma non siamo ancora fuori dalla dinamica di mortalità sui gabbiani comuni, con altri casi accertati in Lombardia, in Emilia Romagna e Veneto. Ad oggi comunque la situazione è stabile e non sembra ci sia tata diffusione in altre specie, anche se c'è da aspettarselo. Sul caso di Sorgà, ammetto di essere sorpreso che sia l'unico focolaio del periodo negli allevamenti: significa che il sistema di allerta e raccomandazione e le misure di biosicurezza stanno funzionando».

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La circolare ministeriale

Anche il ministero della Salute ha diramato una circolare in cui si richiede di proseguire con il monitoraggio straordinario del fenomeno, estendendolo anche alle categorie che potrebbero essere più esposte (appunto allevatori e macellatori): i focolai attivi di virus HPAI (ad alta patogenicità) in Italia sono in gran parte in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli, in quello che di fatto è il quadrilatero degli allevamenti intensivi, sporadici in Trentino, Marche, Umbria e Sardegna. «Non si può escludere - riprende Terregino - che vista l'alta diffusione potrebbero essere coinvolti anche altri volatili o mammiferi spazzini, che mangiano le carcasse degli animali infetti. Non dimentichiamoci che il virus dell'aviaria in passato il salto di specie l'ha già fatto, pure nell'ultimo anno con casi anche mortali, insomma non è una novità che colpisca anche i mammiferi: di solito non subisce adattamenti tali per adeguarsi alla nuova specie e l'infezione viene così definita a fondo cieco. Ma è altrettanto vero che non abbiamo una reale fotografia di quanto sia diffuso tra i mammiferi».

Colpiti anche orsi, volpi e delfini: un problema mondiale

Nelle ultime settimane casi di aviaria sono stati riscontrati sia nelle volpi che negli orsi che nei mustelidi (tra cui i visoni), ma pure tra i delfini e i leoni marini (in Perù l'influenza aviaria da H5N1 ha causato il decesso di circa 600 leoni marini e oltre 55mila uccelli selvatici). L'emergenza nostrana volge al termine, ma non nel resto del mondo: «L'influenza aviaria - conclude Terregino - è un problema globale, diffusa nel nostro continente, nelle Americhe e in Asia. Nel 2022 in alcune zone d'Europa non c'è mai stata tregua, nemmeno in estate. Con questa tendenza dobbiamo aspettarci una precocità sempre maggiore». •.

Alessandro Gatta

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