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L'ALLARME

Aviaria dei gabbiani, la virologa: «L’epidemia più grave mai registrata finora»

Gli esperti dello Zooprofilattico confermano i potenziali pericoli di un contagio aggressivo. L'H5N1 potrebbe colpire i capi di allevamenti avicoli e i mammiferi
Alcune della carcasse di gabbiani recuperate sul Garda
Alcune della carcasse di gabbiani recuperate sul Garda
Immagini dal Garda tra la moria dei gabbiani e i livelli a bassi del lago

Il Garda epicentro di un’ondata virale che sta decimando le colonie di gabbiani. L’anomala e aggressiva diffusione del virus dell’aviaria, con tutte le sue implicazioni veterinario-sanitarie, è finita sotto la lente del ministero che ha imposto un monitoraggio ed una sorveglianza speciale. Il ceppo H5N1 fra gli uccelli selvatici è in aumento, con il rischio che questi possano trasmettere il virus agli allevamenti avicoli o ai mammiferi.

 

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«A Brescia la situazione non è positiva, ed il rischio è elevato in tutto il mondo – conferma la dottoressa Ana Moreno Martin, responsabile del Centro di referenza nazionale per la malattia di Aujeszky e del Reparto di Virologia dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna -. La nostra provincia, una di quelle con la più alta concentrazione di allevamenti, è chiaramente esposta. Il virus attualmente in circolazione, H5N1, viene considerata l'epidemia più grave mai registrata. Questi tipi di virus circolavano in Asia già negli anni Duemila, poi l'emoagglutinina si è modificata nel corso del tempo. La possibilità che avvengano numerosi genotipi è molto elevata. Attualmente il nuovo genotipo originato in Europa si è raffrontato con alcuni virus che circolavano nella popolazione avicola e nei volatili selvatici che avevano l'N1 ed è apparso l'H5N1, che dall'Europa si è diffuso in Asia, Africa, America e Sud America, evento, quest'ultimo, estremamente raro».

 

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Rafforzate le misure di biosicurezza e il monitoraggio

E' già stata rafforzata la sorveglianza dei volatili selvatici e l’applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli. «Praticamente, essendo una zona a rischio elevato, applichiamo sempre misure di controllo e sorveglianza costante sia sugli allevamenti domestici che sui volatili selvatici - spiega Ana Moreno Martin . Sono dinamiche che si vanno adattando alla situazione epidemiologica: nella situazione attuale ci sono misure molto più restrittive sia a livello nazionale che regionale. Sono state potenziate le misure di biosicurezza degli allevamenti avicoli, sistemi di monitoraggio per il rilevamento precoce del virus e ulteriori misure che vengono applicate nelle regioni ad alto rischio: una di queste è che gli allevamenti all'aperto non sono possibili, gli animali devono stare sempre al chiuso». Ci sono poi i piani di sorveglianza degli uccelli selvatici e l'incremento dei controlli, oltre alla sorveglianza passiva sugli uccelli trovati morti o che muoiono nei centri di recupero, la sorveglianza attiva di tutti gli anatidi cacciati e delle feci degli anatidi nei parchi. Misure che vengono applicate anche quando viene trovato un animale o un volatile selvatico positivo. Nella zona dove è stato segnalato un caso di positività vengono esaminati tutti gli allevamenti, così come il controllo prima della movimentazione degli animali.

 

Sul Garda ogni segnalazione riguarda 30-40 capi morti

Sul Garda c’è una mortalità di massa nel gabbiano comune. Ci sono state altre segnalazioni in Veneto, nel Mantovano e nel Milanese, ma anche in Olanda, Francia, Belgio e Svizzera. «Questo virus è il risultato di un riassortimento con l'H13 che circolava nei gabbiani - afferma ancora Ana Moreno Martin -. Numeri aggiornati non ce ne sono, perchè non è ancora stata fatta un'estrazione dei dati, ma sono sicuramente molto elevati. Ogni volta arrivano segnalazioni anche di 30-40 capi morti». 

 

«La mutazione è un'incognita: per l'uomo rischi molto bassi»

Il boom delle diffusione del virus tra i gabbiani è un fenomeno nuovo? E da cosa può dipendere? La dottoressa Moreno Martin definisce così il quadro attuale: ««É sicuramente una situazione inedita - ammette - . Alcuni sottotipi di virus influenzali girano nei gabbiani, ma hanno una patogenicità molto moderata. In questo caso invece siamo di fronte ad una situazione piuttosto rara. La causa può essere ricercata nel fatto che in tutto il mondo c'è una quantità di virus elevatissima, e molto efficiente, che va ad infettare specie aviarie diverse. Gli uccelli migratori introducono quantità enormi di virus in aree geografiche diverse, e questi virus si possono poi mescolare con quelli che già ci sono nelle popolazioni avicole stanziali. Questo dà la possibilità di un riassortimento enorme».

 

I casi tra i visoni in Spagna e tra mammiferi selvatici

I mammiferi sono esposti al contagio? «Sono state segnalate infezioni nei mammiferi di tante specie diverse in tutto il mondo. Un caso importante si è verificato nei visoni in Spagna, o nei mammiferi selvatici, acquatici e non. Questo è dovuto soprattutto, come detto, all'enorme quantità di virus che c'è nell'ambiente. Ma questo tipo di virus è molto meno patogeno per l'uomo rispetto a quello che circolava negli anni 2005-2006, responsabile di più di 860 casi in 21 Paesi. Quello che per ora non è emerso è che ci siano virus che sono stati isolati nei mammiferi: marcatori che diano il campanello d'allarme che il virus si stia adattando ai mammiferi ancora non ci sono stati, tranne pochissimi casi. Questo dimostra che la trasmissione tra mammiferi, e tra mammiferi e uomo, tranne casi particolari, è a rischio estremamente basso».

 

Le variabili in gioco e i timori degli operatori turistici del Garda 

Ma in senso più ampio, la mutazione del virus è un’incognita e fonte di pericolo in prospettiva? «La mutazione del virus è davvero un'incognita, nel senso che muta appunto molto facilmente - spiega ancora la dottoressa -. Va però detto che la possibilità che sia in grado di infettare un'altra specie è un evento molto raro. L'emoagglutinina è come una chiave che deve entrare nella sua serratura. L'abbinamento è molto importante, e questi virus hanno una chiave che si adatta ad aprire le serrature che si trovano nelle cellule aviarie».
Gli operatori turistici del Garda temono adesso un effetto negativo sull’immagine della zona.... «La maggior parte delle specie di gabbiano comune è migratrice. Possiamo dire che la popolazione dovrebbe abbandonare l'Italia a fine inverno, e che i casi di virus dovrebbero quindi ridursi».

Cinzia Reboni

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