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L'ultimo saluto a Torri del Benaco

Arianna, morta a 12 anni: «Una ragazzina speciale, che sapeva sorridere nonostante tutto»

Si fa presto a dire «piccolo angelo». Serve, se non altro, a consolare, almeno un po’. Perché c’è poco da dire, quando chiude gli occhi una bimba di 12 anni, si spegne un sorriso rimasto vivo a dispetto ed oltre la battaglia quotidiana contro la distrofia muscolare e ogni altra considerazione della ragione medica. C’è poco da dire quando neppure gli adulti hanno parole, fatta salva la fede, che consegnino una minima spiegazione all’inspiegabile, all’inconoscibile. Forse davvero, anche per Arianna, nei fiumi di lacrime versati ieri, nello strazio e tra gli striscioni dell’ultimo saluto nella parrocchiale di Torri del Benaco, stracolma e dolente, vale davvero e solo questa definizione: «piccolo angelo».

 

L'ultimo saluto ad Arianna

Volato via insieme con i palloncini bianchi lanciati al cielo. Lei ora sa, vede ciò che sta oltre, porterà consolazione. E sorride, come sempre. Già, quel sorriso. «Aveva ottimi motivi per non averlo sul viso, ma era lì», la ricorda don Francois, parroco di Manerba sul Garda e amico della famiglia Vedovelli, una delle «originarie» di Torri.

«Da Arianna», dice in una chiesa che deborda di folla anche sul sagrato, «possiamo imparare ad amare gli altri». Ci sono i compagni di classe della seconda, scuole medie statali di Garda. E quelli del fratello Nicolas, maggiore di un anno, stesso istituto. A lui è dedicato lo striscione «Forza Niki», perché come Manuela e Giorgio, papà e mamma, in questo momento ne ha più che mai bisogno. Arianna si era sentita male in aula: solo il tempo di chiamare i soccorsi ed una corsa inutile verso l’ospedale. «Per questo la famiglia ha chiesto di non spendere in fiori ma in donazioni all’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare (Uildm) di Verona», precisa la zia, Federica Vesentini. Arianna era nata così, aveva due mesi quando le fu diagnosticata la malattia. «Ma aveva la fiducia, era fermamente convinta di potere tornare, un giorno, a camminare, a correre come tutti. “Gesù mi farà guarire“, diceva».

 

Torri del Benaco: funerale Arianna Vedovelli (video Pecora)

 

La storia di Arianna

Tanti pellegrinaggi, al santuario della Madonna di Medjugorje, sorretta dalla fede, appresa in famiglia, un «blocco unico», intatto nonostante tutto. Per tutti, a Torri, era una «mascotte», la presenza di tutti i giorni.

«Solare, una ragazzina speciale», nelle parole della zia. Un tipetto deciso, a dispetto dell’età, persino «tosto». «Quella carrozzina elettrica era stata la sua grande conquista», ricorda Stefano Nicotra, il sindaco e amico della famiglia. Parla con dolore misto ad affetto: «Lei era quella che, incontrandomi, mi bloccava per spiegarmi cosa sarebbe stato bene fare, qui e là, ciò che era da sistemare. Ecco, questa era Arianna, come la ricordo... Una ragazzina che potrebbe insegnare molto a noi adulti».

Gli striscioni fuori dalla Chiesa per Arianna e la sua famiglia
Gli striscioni fuori dalla Chiesa per Arianna e la sua famiglia

La piccola bara della «combattente» esce dalla chiesa. Volano palloncini, sale l’applauso e piovono lacrime. Verrà ricordata, poco ma sicuro. «Oggi non so dire come e quando. Questo è il tempo di masticare il dolore», ammette Nicotra. La festa tradizionale di San Filippo si farà, ma «terremo i toni bassi». «Poi vedremo, parleremo. Serve tempo...». Inutile correre avanti. Anche ad un piccolo angelo, fresco di chiamata, servirà un periodo per imparare il mestiere.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo Mozzo

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