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IL VIDEO

«Monteforte, paese di morti di sonno». Sgarbi e il sindaco di Soave nella bufera

Un video circolato sui social ha scatenato una «crisi diplomatica» tra i due comuni
Il centro di Monteforte d’Alpone
Il centro di Monteforte d’Alpone
Il centro di Monteforte d’Alpone
Il centro di Monteforte d’Alpone

Soave come luogo dove farsi travolgere da «amori selvaggi» e Monteforte d’Alpone come quello in cui poi riposare: la definizione è del sottosegretario di Stato al ministero della Cultura (e sindaco del comune frusinate di Arpino) Vittorio Sgarbi e potrebbe anche non esserci nulla da eccepire se non fosse che a completare la frase sia l’infelice battuta del sindaco di Soave, Matteo Pressi, che definisce Monteforte un paese di «morti di sonno» precisando «lo dico io e me ne assumo la responsabilità».

Sta tutto in 29 secondi di video, del quale non si conosce il contesto, in cui Pressi, che indossa la fascia tricolore, occupa, assieme a un’altra persona, il sedile posteriore di un’auto: alla guida c’è una terza persona che registra il video e, sul lato passeggero, Sgarbi. I 29 secondi in poco tempo sono approdati su decine di smartphone fino a diventare virali, rimbalzando di paese in paese e sui social, scatenando reazioni.

Video privato

«È corrispondenza privata che ho inviato a un paio di amici di Monteforte e poi è circolato», si limitava a dire ieri Pressi interpellato in proposito. Il concetto lo ha ribadito in maniera risoluta, «rimane corrispondenza privata», «se viene fatta circolare partono querele» aggiunge annunciando diffide. «Con l’avvocato del Comune e il segretario decideremo in Giunta domani (oggi per chi legge, ndr) il da farsi sul piano istituzionale», diceva il sindaco di Monteforte, Roberto Costa, al quale il video era arrivato sabato e sulla cui esistenza ieri aveva ritenuto necessario intervenire formalizzando sulla pagina Facebook del Comune «la riserva di approfondire e perseguire eventuali responsabilità a tutela dei propri cittadini».

«Siamo enormemente delusi alla luce dell’ottimo rapporto che abbiamo sempre avuto con Soave, paese col quale condividiamo tantissime cose e insieme abbiamo vissuto momenti drammatici come l’alluvione. Il sindaco di Soave avrebbe potuto cogliere l’occasione per fare una bellissima figura e parlare di tutto il territorio e dei suoi luoghi storici».

Delusione

Inaccettabile secondo lui e i montefortiani la sostanza della “battuta”, perché così Pressi l’avrebbe definita quando Costa gli ha telefonato, e gravissimo il fatto che sia stata espressa in quel contesto: «Certe cose non sono mai ammissibili, ma a maggior ragione se indossi la fascia tricolore e rappresenti un’istituzione. Puntualizzare che di ciò che si è appena detto ci si assume la responsabilità significa che la cosa è stata pensata».

Di «corrispondenza privata» Costa non vuole neanche sentir parlare: «Se davvero lo fosse stata, perché condividerla? Il sindaco Pressi dovrebbe ammettere di aver sbagliato e chiedere scusa, come tanti soavesi hanno fatto in queste ore scrivendomi personalmente, e per me si può tranquillamente voltar pagina». Logico chiedersi se l’accaduto possa compromettere i rapporti di buon vicinato: «Noi continueremo a lavorare per il futuro di tutto il territorio», chiosa Costa.

L’affondo

A Soave l’ex sindaco Gaetano Tebaldi, che oggi siede in minoranza, non nasconde «un enorme imbarazzo»: «I cittadini hanno visto il loro sindaco denigrare un Comune vicino, un Comune amico e per di più legato in maniera indissolubile anche solo per via del vino Soave se non bastasse il vissuto dell’alluvione. Quello che è successo non è accaduto in una taverna privata e magari con qualche bicchiere in più in corpo: il sindaco Pressi era cosciente che lo stessero riprendendo e nel momento in cui lo ha condiviso non poteva non mettere in conto che quel video sarebbe potuto circolare.

La fascia tricolore esige rispetto», il richiamo senza appello di Tebaldi, «e non escludo sia stata anche violata la Costituzione. Le scuse sono dovute e il sindaco dovrebbe farsi un esame di coscienza per valutare un passo indietro. Al sindaco Costa e a tutti i montefortiani, comunità con la quale si è sempre costruito, esprimo la massima solidarietà».

A dar man forte al capolista, tutto il gruppo della minoranza soavese ieri ha affidato ai social il suo pensiero: «Indossare la fascia fomentando la disgregazione e insultando una comunità amica e vicina, che pure sta lottando per far emergere il proprio territorio, non può essere considerata una semplice goliardata, ma un comportamento, oltre che deplorevole, in contrasto col giuramento che il sindaco Pressi ha prestato davanti alla Costituzione della Repubblica italiana nel momento del suo insediamento».

A Monteforte, infine, anche la lettura politica: dai banchi delle minoranze se il gruppo di Teresa Ros sceglie di non commentare, il consigliere Andrea Savoia solleva l’interrogativo: «Trattasi di infelice battuta da parte del sindaco leghista di Soave nei confronti dei cittadini montefortiani o di un’allusione all’ amministrazione comunale del paese a guida leghista? Sgarbi leghisti?». Non meno tenero è stato il delegato alla Protezione civile Giuseppe Lorenzoni, uscito dalla Lega due anni fa: «Da parte del sindaco di Soave battute di bassa lega... e me ne prendo le responsabilità». •.

Paola Dalli Cani

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