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l'ultimo caso a san bonifacio

Dal love bombing allo «smishing»: ecco le truffe digitali messe in atto nel Veronese

A una donna il raggiro «amoroso» è costato 61mila euro. A parlarne ai cittadini il capitano dei carabinieri Gianluca Sanzò con l’avvocato Anna Prandina. Frequenti anche i guai con chi si finge la banca di fiducia, un call center, un sito sicuro
Truffe online sempre più frequenti, i carabinieri sensibilizzano la popolazione
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L’amore «digitale» che ti svuota il conto in banca: capita più spesso di quanto si pensi. «Ne è stata vittima anche una donna, a San Bonifacio, raggirata per 61 mila euro». Cifra astronomica che pare un caso eccezionale. «Assolutamente no», ha chiarito il Capitano Gianluca Sanzò, «la cifra media di questo tipo di raggiri, che negli ultimi quattro anni ha coinvolto più di 2.000 persone in Italia, per lo più donne, è di 50 mila euro».

Adulti nella rete

L’occasione per parlarne è stato un incontro che Fidapa e la Commissione pari opportunità del Comune di San Bonifacio hanno organizzato, invitando il comandante della Compagnia carabinieri e l’avvocato Anna Prandina, per parlare degli truffe in internet in cui incappano gli adulti. Spesso succede perché nel mondo del web ci si approda da «immigrati digitali», senza cioè conoscerne il linguaggio, come invece lo destreggiano i «nativi digitali».

Esposti, quindi, e ancora con l’evoluzione del web «dietro l’angolo c’è il mondo del metaverso e dell’intelligenza artificiale», ha detto Sanzò, intravvedendo l’ampliarsi del già quasi infinito orizzonte sul quale costruire imbrogli. Nel caso delle truffe affettive, fenomeno noto anche come love bombing, i social diventano l’ambiente in cui nascono fasulle storie d’amore che, costruite con continue attenzioni, danno vita a una relazione intima a distanza così forte che quanto chi corteggia inizia a chiedere danaro, il corteggiato non esita a darglielo.

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«Dietro questi raggiri ci sono professionisti che lavorano per mesi e spesso sono proprio le vittime a spianar loro la strada, attraverso le informazioni che postano sui social», ha spiegato Sanzò. Lo conferma anche l’avvocato Prandina: «Il primo difensore dei nostri diritti siamo noi».

Lo dimostra la storia di un’altra donna, una sessantenne della Val d’Alpone, alla quale è bastato condividere su un social la sua immensa passione per un cantante per finire raggirata da uno sconosciuto che si è finto il suo idolo e perdere, così, 16 mila euro.

L’esca del telefonino e lo «smishing»

Oggi, anche nel comprensorio ampio 19 comuni della Compagnia di San Bonifacio, il tentativo di truffa arriva sempre più spesso direttamente sul telefonino, spesso in seguito ad un contatto effettivo che si è avuto con la propria banca: si chiama «smishing» e si materializza attraverso un messaggio che sembra provenire dal proprio istituto di credito e chiede di cliccare su un link, ma c’è pure il «vishing» cioè la telefonata da un call center bancario che sembra autentico.

«Meglio chiamare in banca prima di far qualsiasi cosa o passare da noi: oggi i carabinieri sono anche pattuglie in servizio sul web», consiglia Sanzò. Attenzione, poi, anche agli acquisti online: «Verifichiamo che il sito che stiamo guardando abbia un indirizzo https (dove la s finale certifica la sicurezza del portale, ndr), usiamo carte prepagate, controlliamo che in qualche sezione del sito sia presente l’indicazione del garante per il trattamento dei dati personali e che non esistano clausole vessatorie», il vademecum di Sanzò.

Meglio, sempre, una verifica in più per non ritrovarsi come il signore di Tregnago alleggerito di 3 mila euro seguendo in buona fede le indicazioni di un finto venditore o il suo compaesano che ha visto volatilizzarsi 7 mila euro davanti ad un finto tecnico presentatosi per risolvere un falso guasto al Pos della sua attività commerciale.

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Paola Dalli Cani

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