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Caldiero

Triride, neurotuta e barriere: Oplà, le tre battaglie vinte di Miki

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Miki Tebaldi e Sonia Fortini con le magliette Oplà
Miki Tebaldi e Sonia Fortini con le magliette Oplà
Miki Tebaldi e Sonia Fortini con le magliette Oplà
Miki Tebaldi e Sonia Fortini con le magliette Oplà

Oplà, la solidarietà fa «miracoli»: ci è riuscita con Miki Tebaldi, brillantissimo 29enne di Caldiero, con tre lauree in tasca, regalandogli la gioia di rimettersi in piedi e di abbracciare una persona. Il motore di tutto è lui, dottore in Scienze e tecnologie biomolecolari, Biotecnologie cellulari e molecolari e Biologia quantitativa e computazionale, che però la tetraparesi distonica ha costretto su una sedia a rotelle imponendogli limiti su limiti: «Solo che io ho scelto di mettermi in gioco, e l’ho fatto per tutte le persone con disabilità che non hanno questa forza. Da soli siamo invisibili», dice Miki, «insieme invincibili».

Carisma non comune alimentato anche dalle donne di casa (la mamma Liliana e la sorella Lucia), Miki ha usato Facebook come la lampada di Aladino e ha messo lì i suoi tre desideri: avere a disposizione un Triride, propulsore a motore per motorizzare la carrozzina, una neurotuta per recuperare il controllo dei suoi muscoli, abbattere le barriere che limitano la sua autonomia a casa. Tre desideri ancorati alla sua storia di disabilità «messa in piazza» ma anche sostenuti dalla certezza che ciò che in termini di ausili non proviene dalla sanità pubblica possa invece arrivare grazie al cuore delle persone. Ha avuto ragione lui: dalla generosità di centinaia di persone sono arrivate le donazioni che hanno permesso di acquistare il Triride ed incamminarsi così con tre amici lungo il Cammino di San Benedetto per poi sfrecciare in Lessinia. Ora, come dice ridendo, «sono un super eroe!»: gli hanno dato ragione a Bologna i super tecnici della multinazionale tedesca Ottobock che hanno visto su di lui gli effetti della neurotuta Mollii costruita con una fitta trama di 58 elettrodi per garantirgli una elettrostimolazione diffusa. «Riprendo il controllo dei miei muscoli, non soffro più di tremori muscolari, sento che i miei movimenti sono più liberi e questo mi rende più autonomo e sicuro», dice.

La sua libertà sta tutta in un gesto, «alzarmi in piedi e abbracciare una persona, qualcosa che mi caratterizzava da sempre». Miki è uno dei 250 disabili italiani che si sono potuti permettere questo ausilio (il costo supera i 5 mila euro), «e spero che il mio mettermi in gioco apra una strada verso una maggiore accessibilità dei dispositivi medici e tecnologici. Quando si è trattato di aprire nuove porte non mi sono mai tirato indietro, per me e per gli altri», dice.

 

Miki Tebaldi con la neurotuta
Miki Tebaldi con la neurotuta

 

È grazie alla sua determinazione da studente disabile del Dipartimento di biologia cellulare, computazionale e integrata di Trento se l’università ed i suoi laboratori sono diventati davvero accessibili ed hanno permesso di accogliere, dopo di lui, un’altra studentessa disabile. Restava l’ultimo desiderio, quello di potersi muovere autonomamente a casa: «Sara Fortini, una ragazza straordinaria che mi diede una mano con l’ultima tesi di laurea, si è accorta che quando riesco in qualcosa uso spesso la parola Oplà: è un po’ il mio marchio di fabbrica e così abbiamo avuto l’idea di scriverlo su t-shirt che potevano diventare il mezzo per mettere insieme i soldi che servono per i lavori edili a casa. Emanuel Guariniero ha tradotto l’idea in grafica, i miei amici Gabriele “Bumbu” ed Alice si sono messi a disposizione e le magliette sono nate così. Sono pure firmate», dice ridendo Miki ed in effetti è così perché sulla schiena, sotto la scritta never surrender (mai arrendersi) c’è proprio il suo autografo. Basta contattarlo su Facebook per averle e quindi partecipare alla sua corsa verso l’autonomia: l’ha fatto anche una pizzeria della zona che le ha scelte come divise del suo personale.

Paola Dalli Cani

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