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Tregnago

Margherite e commemorazioni per l’alpinista eroe Ettore Castiglioni a 80 anni dalla morte

Il Cai locale lo commemora e in Cadore attende la targa erratica ora in Sudamerica
Margherite sulle tomba. A Tregnago ricordato Castiglioni morto assiderato in montagna nel ’44
Margherite sulle tomba. A Tregnago ricordato Castiglioni morto assiderato in montagna nel ’44
Margherite sulle tomba. A Tregnago ricordato Castiglioni morto assiderato in montagna nel ’44
Margherite sulle tomba. A Tregnago ricordato Castiglioni morto assiderato in montagna nel ’44

Margherite, fiori semplici a suggellare un anniversario: gli ottant’anni dalla scomparsa di Ettore Castiglioni, nato a Ruffrè (Trento) nel 1908 e morto assiderato in Valmalenco, in provincia di Sondrio, il 12 marzo 1944.

Alpinista tra le due guerre, eroe della Resistenza, amico delle terre alte che è sepolto, nella tomba di famiglia, nel cimitero di Tregnago. Qui, la locale sezione del Cai, che dello scalatore porta con orgoglio il nome, e l’associazione Abazia di Badia Calavena hanno organizzato una cerimonia densa di significati.

Alpinista completo

«Alpinista, autore di salite rimaste nella storia dell’alpinismo ma anche uomo che ha saputo vivere la montagna a tutto tondo», ricorda la presidente della sezione tregnaghese del Cai, Federica Mirandola, accennando alla nobiltà d’animo di Castiglioni. «Sportivo, appassionato di montagne, uomo che ha aperto vie sconosciute», fa eco il sindaco, Simone Santellani, soffermandosi sul valore del fare memoria di questa figura eroica che a Tregnago aveva un luogo caro: la villa di campagna del nonno materno, dove era prevista la nascita del piccolo Ettore che, ricorda Roberto Piccoli, già alla guida del sodalizio tregnaghese, «ha anticipato i tempi, ed è nato in quell’ambiente che sarebbe divenuto il suo mondo».

L’alpinista, cresciuto a Milano e proiettato poi verso le vette più sfidanti, ha mantenuto saldo il legame qui, tornando periodicamente nella vallata per la villeggiatura.

Cercatore di libertà

«Mio nonno aveva definito Ettore un cercatore di libertà», spiega Luigi Galletto, pronipote di Castiglioni, leggendo alcune righe inedite del diario del familiare, a testimonianza della sua fede e cultura. Alle cronache del 12 marzo di otto decenni fa, e alla missione in cui trovò la morte l’alpinista, ha riportato il giornalista Beppe Muraro.

«Un nuovo capitolo, purtroppo l’ultimo, di quella storia cominciata all’indomani dell’8 settembre 1943 quando», ipotizza, «guidò un gruppo di ex allievi della Scuola militare alpina sulle montagne della Valle d’Aosta e lì si prodigò per portare in salvo in Svizzera profughi ed ebrei in fuga da guerra e persecuzioni». Deriva da questo, e da altre gesta mirate a restituire la libertà a chi era stata sottratta, l’appellativo di «Giusto tra le Nazioni», inciso su una targa erratica creata in memoria dell’alpinista che ha percorso oltre tremila chilometri fino in Sudamerica. Paese da cui è arrivato un messaggio per celebrare l’anniversario. A leggerlo è stato Christian Hougaerts, nelle fila della sezione tregnaghese come Graziano Maimeri, presenti con altri rappresentanti del club, tra cui la presidente della sezione Cesare Battisti di Verona, Rossella De Vecchi, e Agostino Mondin per Abazia.

La sezione tregnaghese riceverà la targa tra il 22 e il 23 giugno al rifugio Carducci nelle Dolomiti di Auronzo di Cadore, nel Bellunese. Seguirà, il 21 settembre, un evento, stavolta a Tregnago per festeggiare i primi venticinque anni di presenza del Cai.

 

Marta Bicego

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