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la testimonianza

Strage di Veronella, l'uomo che ha chiamato il 118: «È suonato il campanello e mi sono trovato davanti un fantasma»

Ancora sotto choc l'uomo che con la moglie ha aperto la porta all'unico scampato alla morte: «Dopo sono stati momenti strazianti»
Fiori sul luogo dell'incidente (Dienne)
Fiori sul luogo dell'incidente (Dienne)
Fiori sul luogo dell'incidente (Dienne)
Fiori sul luogo dell'incidente (Dienne)

«È suonato il campanello di casa. Quando sono uscito mi sono trovato davanti agli occhi un ragazzo spaventato, bagnato fradicio e infreddolito, che indossava una sola scarpa. Chiedeva aiuto, ma non conosceva la nostra lingua. Subito non mi sono reso conto della gravità della situazione».

Domenico Zugliani abita a ridosso della Botte Zerpana, tra Belfiore, Veronella ed Arcole, celebre opera idraulica attribuita per anni erroneamente al Palladio. È in quel punto che la Peugeot 206 è uscita di strada ribaltandosi nella fossa Serega e diventando una trappola mortale per tre giovanissimi montefortiani.

Il racconto di chi ha aperto la porta all'unico sopravvissuto

Domenica pomeriggio Zugliani era a casa con la moglie. Non ha udito il rumore dello schianto, pur abitando a poco distante dal teatro dell’incidente. Poco dopo le 17, però, ha ricevuto la visita di un ragazzo disperato, che sembrava un fantasma. «Mi sono rallegrato nel vederlo sano e salvo, ancorché intirizzito dal freddo», continua Zugliani.

L’uomo gli ha porto una giacca e lo ha invitato ad entrare in casa per riscaldarsi, ma il diciannovenne ha insistito per tornare a vedere l’auto nel canale. «Quando ha iniziato ad elencare con le dita e a farmi segno con la mano che dentro l’auto vi erano ancora tre persone sono rimasto sconvolto e ho chiamato subito il 118».

Zugliani riferisce che il diciannovenne, durante l’attesa dell’arrivo dell’ambulanza, ha provato a sostenere il capo di un amico perché non finisse in acqua. «Gli ho detto di chiamarli tutti e tre per nome, lui l’ha fatto, ma senza ottenere risposta: è stato un momento straziante. Fortunatamente l’ambulanza è arrivata in pochi minuti e gli operatori del Suem si sono subito presi cura del ragazzo, sopraffatto dal dolore e dal senso di impotenza», rivela Zugliani che sta cercando di superare, con la moglie, il trauma di essere stato presente, suo malgrado, al recupero di tre salme di ragazzi così giovani a pochi passi da casa.

La pericolosità della strada teatro della tragedia

Il giorno dopo la tragedia, cittadini e istituzioni si interrogano sulla pericolosità della provinciale 7B, ovvero di via Battello Zerpano, strada che attraversa in poche centinaia di metri due corsi d’acqua – la Serega e l’Alpone – e costeggia il canale Leb. L’arteria viene percorsa ogni giorno non solo da chi abita in zona ma anche dai cittadini del Colognese che viaggiano verso la Porcilana, evitando la trafficata San Bonifacio. In queste settimane poi, a causa dei lavori nel Leb, numerosi camion ed escavatori transitano portando fanghiglia e ghiaia sull’asfalto.

Il sindaco di Veronella Loris Rossi non ricorda che si siano verificati incidenti gravi in zona, sebbene gli abitanti citino almeno altre due fuoriuscite per elevata velocità. In un caso l’auto è stata salvata dal guard rail ed è rimasta in strada, nell’altro il veicolo è finito nel canale ma non si è ribaltato, perciò gli occupanti sono usciti illesi.

«Credo che stiamo assistendo a un continuo aumento di incidenti mortali perché la tecnologia sta facendo passi da gigante e le auto sono sempre più performanti, mentre le strade sono rimaste quelle di un tempo», osserva Rossi. «Non mi pare, però, il caso di questo incidente. Qui credo che abbiano concorso diversi fattori, tra cui le condizioni dell’asfalto sotto una pioggia battente e la terribile sfortuna di imboccare l’unico varco tra i due tratti di guard rail».

I residenti: «Il varco andrebbe chiuso»

A detta dei residenti, quel varco si potrebbe chiudere perché è il relitto della vecchia strada che passava in mezzo alle torri della Botte Zerpana. L’accesso all’argine rimane comunque possibile.

Il presidente del Consorzio Alta pianura veneta Silvio Parise, nel ricordare che l’accesso agli argini dei canali va garantito «per la manutenzione e anche per consentire soccorsi come quello di domenica», si dice disposto a promuovere un incontro a tre. «In questo momento non ho elementi per dire che cosa si possa fare per migliorare la sicurezza, vorrei promuovere un tavolo di confronto con Comune e Provincia per individuare soluzioni», invita Parise. Sia Rossi che il presidente della Provincia Scalzotto gli tendono la mano. «C’è un’ottima collaborazione con il Consorzio, sono disponibile a incontri che portino a riflettere su ciò che è accaduto e su quello che può essere fatto per aumentare la sicurezza del tratto», dice Scalzotto.

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Paola Bosaro

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