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San Bonifacio

Sorelle in cerca di alloggio: «Affitti rari e a prezzi folli»

Una delle due è disabile: 11 mesi di ricerche senza alcun risultato. L’assessore: «Un problema ormai strutturale»
Le sorelle Maria e Giuseppina Facchin
Le sorelle Maria e Giuseppina Facchin
Le sorelle Maria e Giuseppina Facchin
Le sorelle Maria e Giuseppina Facchin

Undici mesi di ricerche allargate anche alla vicina provincia di Vicenza, trenta agenzie immobiliari costantemente presidiate, pellegrinaggi da proprietari di appartamenti liberi, ma non messi sul mercato: tra un mese e mezzo le sorelle Maria e Giuseppina Facchin dovranno abbandonare l’appartamento in cui, a Prova di San Bonifacio, vivono da otto anni con l’unica certezza rappresentata da una sistemazione provvisoria, per massimo due anni, dell’iniziativa Abitare sociale che unisce Comune di San Bonifacio e parrocchia.

A questa situazione sono arrivate, come spiegano, «a causa del fallimento del proprietario dell’abitazione che è andata all’asta e che il nuovo proprietario non intende locare. Noi siamo state avvisate a maggio del 2023», spiega Maria Facchin, 59 anni, «mi sono data subito da fare ma l’unica cosa accaduta concretamente sono state le 40 visite ed i sette candidati ad acquistare l’appartamento. 

Il problema

Sul mercato non ci sono appartamenti in affitto, quei pochi che ci sono hanno canoni insostenibili e per me è difficile due volte perché devo fare i conti con la disabilità di mia sorella». Maria racconta e Giuseppina, di cinque anni più giovane, ascolta; è invalida al 100 per cento a causa di una paresi spastica.

«Per entrare nei nostri 50 metri quadrati dobbiamo superare 18 gradini ma non è un problema: cercare qualcosa al piano terra o con l’ascensore riduce ancora di più le possibilità. Ho scelto di occuparmi di lei», spiega Maria, «per questo lavoro part time. Possiamo permetterci un affitto massimo di 500 euro al mese ma non trovo nulla: ho provato a ipotizzare un periodo in bed&breakfast ma a 1.050 euro al mese è impossibile».

La donna ha quindi chiesto aiuto al Comune, anche alla luce della fragilità della sorella: «Abbiamo iniziato a cercare anche noi», conferma l’assessore al sociale Anna Sterchele, «sapendo già che sarebbe stata durissima e abbiamo accompagnato la ricerca mettendo al fianco di Maria anche un’educatrice. Se non ci saranno alternative, possiamo mettere a disposizione delle sorelle un alloggio dell’Abitare sociale che è fruibile per 12-24 mesi». 

L’emergenza

Una temporaneità che preoccupa le Maria, «prospettive non sembrano essercene e anche solo un doppio trasloco, data la situazione, non è un problema da poco. Se ci fosse qualche anziano solo che necessita di assistenza, nel caso in cui fosse disponibile ad accogliere anche mia sorella, potrei fare quel lavoro», l’appello della donna.

«C’è davvero un’emergenza», conferma Sterchele, «non solo legata agli sfratti ma anche a proprietari che legittimamente decidono di non rinnovare contratti di locazione pur a fronte di inquilini sempre regolari nei pagamenti. Quando questo accade a famiglie con minori», spiega, «il Comune ha l’obbligo di farsene carico. Sino a due anni fa riuscivamo a farvi fronte con la pronta emergenza abitativa, che dà una risposta di emergenza per massimo 3 mesi, ma negli ultimi due anni siamo stati costretti a ricorrere ai bed&breakfast. Quello della carenza di soluzioni in affitto è un problema trasversale», aggiunge, «che all’inizio dell’anno scolastico hanno vissuto tanti nuovi docenti e personale Ata assunto nelle scuole sambonifacesi. Anche noi ci ritroviamo a chiedere personalmente ai proprietari di alloggi che non vengono messi sul mercato: data la situazione, per qualcuno l’unica soluzione è l’acquisto, ma rimane tutta la fetta di chi non può accedere o sostenere un mutuo». 

Il Comune, quindi, ovvia con un alloggio di pronta emergenza, quattro dell’Abitare sociale, una ventina di «case comunali» concesse a tempo o con canone agevolato: «Una coperta sempre più corta», spalanca le braccia Sterchele, «lo dicono i numeri. Duecento richieste presentate a fronte di soli 4 alloggi Ater disponibili». 

Appartamenti vuoti perché c’è chi si è trovato in enormi difficoltà mancando l’introito di affitti che non venivano pagati, tempi lunghi per l’esecutività dello sfratto, volontà di tenere libere le proprietà: in parallelo l’aumento delle possibilità di affitti brevi.

Paola Dalli Cani

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