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Ridipinto «alla cieca» il soffitto della chiesa di Santa Lucia

di Paola Dalli Cani
Federico Pillan restaura il ritratto di Santa Lucia sul soffitto della chiesa di Lobia, a lei intitolata
Federico Pillan restaura il ritratto di Santa Lucia sul soffitto della chiesa di Lobia, a lei intitolata
Federico Pillan restaura il ritratto di Santa Lucia sul soffitto della chiesa di Lobia, a lei intitolata
Federico Pillan restaura il ritratto di Santa Lucia sul soffitto della chiesa di Lobia, a lei intitolata

Il capolavoro dedicato alla santa protettrice della vista ridipinto «alla cieca»: è la singolare situazione nella quale Federico Pillan s'è trovato a lavorare nei venti giorni che lo hanno impegnato, col naso all'insù, lungo i quasi 50 metri quadrati del soffitto della chiesa di Santa Lucia a Lobia di San Bonifacio. «Disegno originario quasi illeggibile, lavoro con la testa incollata al soffitto: l'idea d'insieme di quello che in venti giorni ho fatto l'ho avuta solo dopo che il ponteggio è stato smontato»: lui, artista classico che lo scorso anno è stato incoronato madonnaro d'Italia, la sua avventura artistica la racconta così. Il frutto del suo lavoro si svelerà dommani quando, con la messa delle 11, la chiesa di Santa Lucia sarà riaperta ai fedeli dopo che la chiusura imposta dal Covid-19 si è protratta proprio per l'esecuzione dei lavori. Intervento, questo, al quale la comunità parrocchiale tiene moltissimo perché è il compito di cui tutti si sono sentiti investiti quando, a luglio dell'anno scorso, l'amato parroco don Giovanni Battista Urbani si è spento. Don Gianni, che guidava la piccola parrocchia dal 2000, proprio al suo arrivo dovette prendere atto del precario stato di salute del tetto della chiesa: fu lui il motore del rifacimento della copertura, poi della ristrutturazione della scuola materna e, infine, del restauro delle statue sugli altari laterali. Solo la malattia gli ha impedito di veder concluso il progetto che contemplava anche il recupero dello storico affresco: a realizzarlo ci hanno pensato i parrocchiani. Santa Lucia, che fino a prima dei lavori era appena individuabile nel grigiore in cui il tempo e i danni al soffitto l'avevano costretta, ora rifulge in un luminosissimo cielo di nuvole che sembrano batuffoli e dalle quali si affacciano angioletti. «Per quel che si poteva intuire, avevo fatto una traccia del disegno originario», spiega il pittore montefortiano, «e poi, armato solo di un bianco, due blu, due rossi e un giallo, mi sono messo al lavoro. C'era da rispettare il lavoro fatto da Dino Menato nel 1944 e quello successivo, del 1981, di Marco Marchi, da intuire quel che non si vedeva più e poi c'ero io privato della visione d'insieme se non a lavoro finito». Parla di sfida Pillan, perché non gli è mai capitato di lavorare su lavori altrui, ma aver unito la sua alle firme dei suoi predecessori è una soddisfazione immensa: «Mi piace essere riuscito a dare unità alla scena e aver movimentato il cielo», dice. Per Lobia l'appuntamento di domani è attesissimo perché questa riapertura risveglia con commozione molti ricordi: «Quello di don Giuseppe Borga, primo parroco di Lobia che fece costruire le navate laterali del coro e commissionò il dipinto a Menato, di don Romolo Orso che volle rinfrescarlo nell'81 e, soprattutto, di don Gianni», dice Agostino Mirandola, memoria storica della parrocchia nata nel 1925 attorno alla primigenia cappella curaziale costruita quasi tre secoli prima. Una splendida staffetta nel tempo. •

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