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San Giovanni Ilarione

Si accascia durante la messa del Giovedì Santo, sacerdote salvato in extremis

Il malore verso la fine della messa nella parrocchia di Castello, i soccorsi immediati della Croce Rossa
Monsignor Franco Coffetti è stato colpito da malore al termine della messa del Giovedì Santo celebrata nella chiesa di Castello
Monsignor Franco Coffetti è stato colpito da malore al termine della messa del Giovedì Santo celebrata nella chiesa di Castello
Monsignor Franco Coffetti è stato colpito da malore al termine della messa del Giovedì Santo celebrata nella chiesa di Castello
Monsignor Franco Coffetti è stato colpito da malore al termine della messa del Giovedì Santo celebrata nella chiesa di Castello

Sacerdote colto da infarto alla messa del Giovedì Santo: lo portano via in ambulanza, in condizioni gravissime, e solo dopo che per tre volte con il defibrillatore i soccorritori l'hanno ripreso e poi perso. Quando ormai le speranze sembravano appese ad un filo il miglioramento e la sua prima preoccupazione: «Chi celebrerà la messa al posto mio?». 

 

I fatti

I protagonisti di questa storia sono tanti ma al centro c'è monsignor Franco Coffetti, sacerdote milanese di 82 anni, per 21 anni parroco di Montecchia di Crosara e per otto anche della parrocchia di San Giovanni Battista, a Castello di San Giovanni Ilarione.

Per la Pasqua di quest'anno si era messo a disposizione del parroco, don Maurizio Gobbo, dicendosi felice di poter celebrare tutte le messe di questo periodo in quella che dopo la morte di don Elio Nizzero (parroco ilarionese scomparso nel maggio 2015 ndr) era diventata una delle sue parrocchie. E così giovedì sera ha raggiunto la chiesa per celebrare la Missa in cena Domini, quella del Giovedì Santo. «Al sacrestano aveva confidato che si sentiva un po' stanco, che aveva la pressione bassa ma niente di più», racconta un collaboratore parrocchiale. Alle 20 la messa inizia e poco più di un'ora dopo si avvia a conclusione: «Don Franco, indossato il velo omerale, lascia l'altar maggiore, attorniato dai suoi chierichetti, per portare il Santissimo all'altare della Madonna delle Grazie. Sceglie di dare solennità anche a quest’ultimo momento improvvisando una processione lungo tutto il perimetro della chiesa ma una volta davanti all'altare è costretto ad appoggiarsi. Un istante dopo passa il Santissimo nelle mani dei chierichetti e poi si accascia». 

 

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I soccorsi

La chiesa è gremita, lo fanno sedere ma il sacerdote trema visibilmente come se qualcosa lo scuotesse da dentro. Finchè viene chiamata l'ambulanza qualcuno gli porge un bicchiere d'acqua ma la situazione peggiora rapidamente finché il sacerdote perde i sensi e viene adagiato a terra. La Provvidenza ci mette del suo perché quando parte la richiesta di aiuto l'ambulanza del Comitato Est veronese della Croce rossa italiana è in sede, un chilometro più in basso, al presidio di San Giovanni Ilarione. Due minuti dopo è sul posto e non appena lo vedono i soccorritori capiscono cosa sta succedendo.

«Eravamo tutti atterriti ed attoniti, sotto choc. I volontari sono stati formidabili, come se nessuno di noi fosse lì: hanno tagliato le vesti e messo in atto gli interventi salvavita», racconta un parrocchiano presente. Prima il massaggio cardiaco e la ventilazione artificiale, poi il defibrillatore: lo riprendono, lo riperdono, lo acchiappano di nuovo e poi lo perdono ancora. Intorno sguardi pietrificati, tanti pregano, altri non riescono a trattenere le lacrime. I soccorritori non mollano, riprovano ancora e fanno ripartire il cuore finché nel frattempo sul sagrato arriva anche l'automedica: «Don Franco viene stabilizzato e, appena ci sono le condizioni, viene caricato, incosciente, in ambulanza che parte a sirene spiegate perché le sue condizioni vengono definite gravissime», racconta il parroco don Maurizio Gobbo. Lui stava concludendo la messa a Santa Caterina in Villa, nel capoluogo, quando qualcuno è andato ad avvisarlo. È corso a Castello ed è stato al fianco del confratello fino alla partenza, attorno alle 22.30, per l'ospedale di San Bonifacio. 

 

Il ricovero in ospedale

Nella notte le notizie non sono confortanti: don Franco praticamente dal Pronto soccorso c'è solo passato finendo immediatamente all'Unità operativa di anestesia e rianimazione. Apprensione e angoscia passano di famiglia in famiglia per tutta la Val d'Alpone: Castello e Montecchia di Crosara diventano un tutt'uno nella preghiera. Anche la mattina di ieri non sembra foriera di buone notizie che arrivano, però, poco dopo l'ora di pranzo: «Pur mantenendo una certa cautela», comunica don Maurizio ai parrocchiani, «i medici parlano di netto miglioramento e se le cose proseguiranno così nei prossimi giorni don Franco potrebbe uscire dalla terapia intensiva». È implicito che abbia ripreso conoscenza e basterebbe questo, a fronte di chi già scomoda il termine miracolo, a sollevare lo spirito nelle già meste ore della Passione: la sicurezza che effettivamente si sia ripreso la danno a tutti le prime parole che dice quando lo stubano e si risveglia: «Chi celebra adesso a Castello?». 

Paola Dalli Cani

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