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Marcazzan imita l’ordinanza di Sella: altolà a «case pollaio»

Il sindaco di San Giovanni Ilarione, Luciano Marcazzan
Il sindaco di San Giovanni Ilarione, Luciano Marcazzan
Il sindaco di San Giovanni Ilarione, Luciano Marcazzan
Il sindaco di San Giovanni Ilarione, Luciano Marcazzan

«Senza agibilità nessun utilizzo e nemmeno una persona in più di quante le normative ammettono»: è il senso dell’ordinanza sull’accoglienza a richiedenti asilo e migranti con cui il sindaco di San Giovanni Ilarione Luciano Marcazzan ha giocato un’altra carta preventiva in quella che ormai è diventata la telenovela delle trenta persone attese in paese. «Non ho problemi a riconoscerlo, questa ordinanza è ispirata dall’iniziativa del sindaco di Mezzane Domenico Sella», dice Marcazzan, «ma, diversamente dal collega sindaco che ha concentrato la propria attenzione anche, specificamente, sull’alloggio in cui avrebbero dovuto trovare asilo dieci persone, io posso giocare d’anticipo». Il sindaco di Mezzane ha scoperto quale era l’abitazione proposta dalla cooperativa San Francesco alla Prefettura di Verona il giorno dell’arrivo dei dieci richiedenti asilo che la cooperativa avrebbe accolto lì: Marcazzan, invece, da maggio sa che la stessa cooperativa ha messo a disposizione della Prefettura trenta posti, non ha idea di dove si trovino e, pure lui, lo scoprirà solo con l’arrivo dei destinatari dell’accoglienza. «Tutto tace», conferma il primo cittadino, «ma l’iniziativa di Sella mi ha consigliato sull’opportunità di ribadire, con un’ordinanza rivolta a proprietari, possessori o qualsiasi titolo detentori di immobili sul territorio comunale, cose già note e cioè che nessun alloggio potrà essere abitato e nessuna unità immobiliare o locale utilizzati se privi dei requisiti di agibilità prescritti dalle normative». «NON SOLO», prosegue Marcazzan leggendo l’ordinanza: «nessun alloggio potrà essere occupato da un numero di persone superiore a quello ammesso dalle normative edilizie e igienico-sanitarie. Forse la parte critica è proprio questa». Marcazzan spiega l’inciso con il conflitto esistente tra due diverse interpretazioni relative alla proporzione tra superfici disponibili e numero di persone che le possono occupare: «Secondo la norma sui ricongiungimenti, che spesso viene invocata, vale il ragionamento sui metri quadri totali, secondo le norme urbanistiche generali il numero di persone che possono abitare una casa lo indica lo spazio a disposizione nelle camere da letto. Questa ordinanza, vuole ribadire il concetto che le regole ci sono e che San Giovanni Ilarione ha tutta l’intenzione di farle rispettare applicandole e facendo le opportune verifiche. Così, oltre tutto, nessuno potrà accusarmi di provvedimenti ad hoc relativi alla o alle unità abitative che la San Francesco ha in disponibilità in paese». Nel caso di Mezzane, i 120 metri quadrati della casa di Valle di Castagnè chiusa da 20 anni alla fine hanno accolto tre dei dieci richiedenti asilo: sette si sono rifiutati di prendervi dimora, ma secondo Sella quella unità abitativa non sarebbe adeguata nemmeno per i tre che ci abitano. Per questo con una seconda ordinanza ne ha chiesto la verifica dei requisiti igienico-sanitari e di agibilità. Su San Giovanni Ilarione, come accennato, tutto tace: «Avevo cercato un contatto con la cooperativa San Francesco e l’avevo anche trovato. Avevamo concordato un incontro», spiega Marcazzan, «ma poi proprio i fatti di Valle di Castagnè hanno obbligato ad un rinvio a data da destinarsi. Mi auguro si possa recuperare in fretta». •

Paola Dalli Cani

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