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«L’Arena» ha 150 anni, il paese
festeggia il suo primo direttore

Franco Cavazzola, in primo piano, e la redazione del trimestrale «L’Alpone» FOTO AMATO
Franco Cavazzola, in primo piano, e la redazione del trimestrale «L’Alpone» FOTO AMATO
Franco Cavazzola, in primo piano, e la redazione del trimestrale «L’Alpone» FOTO AMATO
Franco Cavazzola, in primo piano, e la redazione del trimestrale «L’Alpone» FOTO AMATO

Se L’Arena compie 150 anni, San Giovanni Ilarione festeggia e onora il «suo» primo direttore: la redazione del trimestrale L’Alpone, della Pro loco, che raggiunge gli ilarionesi in tutto il mondo, dedica infatti la prima pagina al giornale ma, soprattutto, ad Alessandro Pandian, il «quasi dottore» che a 31 anni assunse per primo la direzione del quotidiano nato con l’annessione del Veneto all’Italia.

Ne sono sempre stati orgogliosissimi, gli ilarionesi anche perché Pandian, per carattere e indole, non ha mai tradito i tratti vivaci e a volte «sanguigni» della gente della Val d’Alpone.

Pandian, una mente senza dubbio brillante, passò per «educatore del popolo» piuttosto incline, per via di uno stile senza mezze misure, alla sferzata polemica. Di lui, come ricorda Mario Gecchele nell’articolo-omaggio che riempie la prima pagina de L’Alpone, Giulio Camuzzoni scrisse di un giovane dallo «stile incisivo e pittoresco», di «alto ingegno, gravi studi e animo nobilissimo».

Alessandro Pandian era nato a San Giovanni Ilarione il 31 agosto del 1835: il papà Pietro faceva il fabbro mentre alla casa provvedeva la mamma Giovanna Monti. Della sua «testolina» i genitori devono essersi resi conto presto, visto che dopo i due anni di scuola elementare in paese decidono di mandare Alessandro a studiare al Don Mazza. Finito il liceo classico Alessandro si iscrive all’Università di Padova ma non porta a termine gli studi. Non raggiunge la laurea «perché gli manca il prezzo per pagare poche foglie di alloro ed esser detto dottore, parola eterna, talismano infallibile senza cui non si aprono le porte dell’avvenire», si legge nell’articolo dell’Alpone.

Franco Cavazzola, presidente della Pro loco, nel presentare la redazione dell’Alpone composta da Dario Bruni, Lucia Burato, Luciana Damini, Lorenzo Gecchele, Mario Gecchele, Angelo Pandolfo e Giovanni Sartori, mette il dito sotto la frase successiva dell’articolo su Pandian: è lì che c’è scritto che nel 1865 il «quasi» dottore sbarca il lunario lavorando da amanuense all’archivio notarile di Verona. Nel frattempo scrive e guadagna stima e apprezzamenti negli ambienti culturali veronesi: il suo componimento dedicato a Dante Alighieri per l’inaugurazione della statua di piazza dei Signori finisce sull’Eco del Veneto, giornale si cui Pandian nel giro di poco diventa collaboratore. Firma pure sulla Nuova gazzetta di Verona e i suoi articoli sono il miglior biglietto da visita delle sue doti comunicative come pure della sua cultura. Siamo alla vigilia di una nuova epoca, quella del Veneto libero, e Verona (in primis il Circolo politico attivo nella metà del 1866) sta posando le fondamenta del suo giornale, quello che rimanda al simbolo della città. Il nome è lì, L’Arena, la data anche, il 12 ottobre: il timone viene affidato al giornalista-rivelazione del momento, ad Alessandro Pandian, che assume la direzione assieme a Giusto Ponticaccia.

Sarà un settennato intenso, quello di Pandian alla guida dell’Arena: schierato apertamente contro il potere temporale della Chiesa, Pandian lascerà il giornale. Gli basterà un attimo per passare dalla redazione dell’Arena a quella della La Nuova Arena: basta il nome a raccontare come fossero andate le cose. Un mese dopo, però, lascia il giornale ma pure la città e approda in Sardegna per assumere la direzione, portata avanti per tre anni, della Gazzetta di Sassari. Muore nel 1899 alla Casa di mendicità San Marco, casa di ricovero per inabili al lavoro dove, a Milano, si trovava da due anni.

Paola Dalli Cani

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