Due sagome, inconfondibili ad un occhio esperto. Passano, con l’andatura dondolante tipica della specie, un’orsa e un esemplare più piccolo, cucciolo o giovanissimo.
La segnalazione dell’avvistamento, da una zona poco frequentata a Nord di Cazzano di Tramigna, arriva con una telefonata alla Polizia Provinciale nella mattinata di lunedì. Gli agenti effettuano i primi rilievi: le tracce risultano «compatibili» con quelle di un plantigrado. Si trovano infatti dove l’uomo ha visto passare i due selvatici e vicino ad un serbatoio d’acqua, usato probabilmente come abbeveratoio. Il fango o la neve sarebbero stati utili.
Sul terreno secco, però, serve un occhio attento per individuare i quasi venti centimetri di impronta della pianta, dei cinque polpastrelli ed altrettanti artigli che segnalano il passaggio dell’Ursus arctos. Tutto, per ora, è «probabilità». Ma è quasi certo il sesso femminile dell’esemplare avvistato: nessun maschio d’orso si accompagna infatti ai piccoli.
Al contrario tende a predarli, per favorire (legge di natura) il ritorno «in estro» delle possibili compagne. «Le verifiche sono in corso, non c’è allarme ma la necessità di trovare conferme», chiarisce Flavio Pasini, presidente della Provincia. «Certo», ammette, «se così fosse, in qualche misura tutto cambia».
I precedenti
L’orso finora, nel Veronese, si era infatti affacciato a più riprese sul Baldo, compiendo scorribande e predazioni fino all’alto Garda (Malcesine) e, talvolta, sul versante Est. Mai comunque così in basso, ben al di sotto anche dei limiti orografici della Lessinia orientale.
Il sindaco di Nogara, ora alla guida dei Palazzi Scaligeri, ha tutte le ragioni: «Se la presenza dei plantigradi fosse confermata dovremo rivolgerci alla Regione, cui spetta la competenza in materia di fauna selvatica. Noi intanto ci impegniamo al massimo, in questa fase al 200 per cento».
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Le indagini sul campo
Sul terreno è intanto in azione uno schieramento interforze. «Si cercheranno tracce di peli, per tentare di ricostruire un’identità genetica degli esemplari. Verranno anche installate fototrappole, per ottenere tracce visuali degli spostamenti», spiega Damiano Cappellari, comandante della Polizia Provinciale. Altrettanto impegnati i Carabinieri Forestali: «Rafforzeremo il pattugliamento, soprattutto nelle zone più “probabili“. Ed ascolteremo le persone coinvolte per cercare ogni elemento utile», spiega Luca Zuccoli Bergomi, comandante in sede vacante del Gruppo di Verona. Si tratta di rintracciare due «quasi fantasmi».
Nel mese di maggio un esemplare era stato avvistato sull’altopiano di Asiago, distanza non proibitiva per un animale abituato a spostarsi per diverse decine di chilometri. Potrebbe essere approdato a Nord di Cazzano? La Provincia ha, nel frattempo, informato gli uffici regionali distaccati nel Veronese. «Noi», conferma Pasini, «non abbiamo alcun mandato operativo».
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I casi recenti
L’orsa immigrata in terra scaligera, se «mamma» è davvero, riporta in primo piano pagine di cronache recenti. Dalla morte atroce di Andrea Papi, aggredito da «JJ4», catturata e ora confinata senza possibilità scarcerazione nel centro per selvatici trentino del Casteller.
E, ancora più discussa, la morte di «Amarena», femmina super prolifica della specie «marsicana», uccisa con una fucilata proprio a San Benedetto dei Marsi. Vittima del gesto inconsulto e subito confessato di un uomo, ora minacciato di morte sui social e sottoposto ad una «gogna» mediatica.
«Sbagliato umanizzare i selvatici, anche in presenza di fatti come questo. Anche se da punire, sicuramente, sulla base della legge», spiega in un’intervista a Radio24 Luigi Boitani, docente di Zoologia all’università la Sapienza di Roma. C’è troppa emotività, troppo poca scienza.