<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Storia d'amore

Ibrahim e Yamila, matrimonio a San Bonifacio in diretta con il mondo

Lei argentina, lui turco, si sono sposati collegandosi in videoconferenza con i parenti nei rispettivi Paesi.
Gli sposi Ibrahim e Yamila con la consigliera comunale Barbara Sommaggio e un parente (Diennefoto)
Gli sposi Ibrahim e Yamila con la consigliera comunale Barbara Sommaggio e un parente (Diennefoto)
Matrimonio in videoconferenza a San Bonifacio (video Dienne)

Yamila ed Ibrahim, ovvero sposi del terzo millennio. Lei argentina, lui turco. Il matrimonio religioso l’avevano già celebrato insieme a San Bonifacio, con l’insolita formula del collegamento in videochiamata con un «imam» in Turchia. Quello civile, recentissimo, davanti alla consigliera comunale Barbara Sommaggio, si è svolto ancora con un videocollegamento, con i parenti rimasti nei rispettivi Paesi.

 

Incontro

Yamila Belen Cortes ed Ibrahim Buyruk sono nati entrambi 38 anni fa ma a 16 mila chilometri di distanza l’una dall’altro: Argentina lei, Turchia lui. Si sono conosciuti poco più di due anni fa, quando Yamila, dopo un primo periodo trascorso con parenti nel Milanese, il volontariato come maestra d’asilo in Tanzania, il rientro in Argentina ed un nuovo approdo a Cologna Veneta (da dove partirono i sui nonni), già meditava di tornare nella terra d’origine. «Avevo conosciuto Ibrahim, mi piaceva condividere le cose con lui. Se sono rimasta è solo perché mi ha detto di avere casa a San Bonifacio e che dovevo dare un’opportunità a questo Paese, che non sarebbe andata male», racconta.

 

Avventura

Ibrahim è curdo, di etnia zazakí scappato dalla Turchia e sopravvissuto ad un’odissea conclusasi con l’ingresso, a piedi, su suolo italiano. Era il 2019, l’anno della richiesta dello status di rifugiato e dell’attesa, durata un anno e vissuta in un campo per rifugiati vicino Roma) della protezione, infine formalizzata dalla Commissione territoriale. «Voleva farcela da solo nella rinascita e per questo ha messo l’integrazione al primo posto: in quell’anno ha finito gli studi, imparato la lingua e presa la patente. Solo così avrebbe potuto realizzare il suo sogno: aprire il suo negozio di barbiere per mettere a frutto la sua grande passione e gli studi da acconciatore», racconta Yamila.

Una volta regolarizzata la sua posizione, Ibrahim immagina la sua nuova vita a Roma. O meglio così dice ai cugini che da San Bonifacio lo raggiungono nella capitale per chiedergli di unirsi a loro. Alla fine è invece lui a dare un’opportunità alla terra che ha accolto i suoi familiari dove, una volta trasferito apre, in corso Venezia, il «Salon Istanbul», «il negozio dove si incontrano tutte le nazionalità».

 

Insieme

Alla proposta di Ibrahim Yamila dice «sì», chiarendo però che se non avesse trovato un lavoro sarebbe tornata in Argentina. In realtà ci riesce presto, al Caf di San Bonifacio, «dove mi occupo delle pratiche di cittadinanza», spiega. Ed ecco «iniziata la mia vita da principessa», dice, «perché ho trovato l’amore, realizzato il sogno di studiare, frequentando online la facoltà di arte all’Universitat politècrina de Catalunya, dipingo e disegno».

Il segreto di questa coppia, per come entrambi ne parlano, sta proprio nell’essere diversissimi: «Lingue, Paesi e culture diverse, lui musulmano, io cattolica: siamo due che si sono trovati in un posto inimmaginabile, immersi in altra lingua e cultura, ma non abbiamo visto in questo una difficoltà quanto un’opportunità. Accettare la sfida di conoscere una persona diversa», dice Yamila, «significa accettare quella di conoscere se stessi».

 

Sfida

Yamila ride parlando di sé come la prima degli argentini d’Italia che tornano. «Ma le nostre storie non sono che due delle tante storie di chi, orgoglioso della sua lingua e della sua cultura, accetta la fatica di superare le difficoltà per vivere in un mondo diverso dal suo e intessere rapporti umani, anche se in tanti ti fanno sentire un ospite». Storie di chi si fa sposare religiosamente in videochiamata, poi in Comune con diretta online ed una festa limitata ad un paio di cugini dello sposo, ingaggiati come testimoni. Ma comunque con «la Barbara: Ibrahim è infatti il barbiere dei maschi delle sua famiglia e lei ha vissuto la nostra storia. Più che naturale per noi che a sposarci fosse lei».

Paola Dalli Cani

Suggerimenti