<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'impresa di Simone

Giro del Garda a piedi per quasi 192 chilometri: la rinascita dopo l'incidente

di Paola Dalli Cani
.
Simone Casarotto con Mauro Regalin
Simone Casarotto con Mauro Regalin
Simone Casarotto con Mauro Regalin
Simone Casarotto con Mauro Regalin

Partenze nel cuore della notte anche per poter fronteggiare qualsiasi imprevisto, fino a 13 ore consecutive di cammino. La capacità di guardarsi indietro «ma solo per rendermi conto di cosa faccio oggi, di come ero ieri e trovare così la motivazione per andare avanti e spingere sempre». Parola di Lupin, o meglio parola di Simone Casarotto, 43 anni, metà dei quali trascorsi con una disabilità fisica dopo un incidente che gli ha fatto rischiare la vita.

 

L’incidente

Era il luglio 2001, lui era in sella alla sua moto e stava percorrendo la strada provinciale 17 della Val d'Alpone. «Mi tagliarono la strada», racconta il giovane di Monteforte, «sembrò finire tutto: io che ero uno sportivo e facevo anche l'allenatore mi sono ritrovato per mesi immobilizzato in un letto. Sono passati due anni prima che, lentamente, dopo aver imparato di nuovo a muovermi nell'acqua, con grandissima fatica ho mosso i primi passi con un tripode». La sua vita è cambiata così, in una frazione di secondo, ma lui non si è mai arreso. «Dal tripode al bastone e poi addio anche a quello: da tratti brevissimi a tratti brevi, poi sempre un po' più lunghi ed oggi mi piace raccontare di aver condiviso con un amico quello che era il mio sogno da 20 anni, cioè il giro del Garda», rivela.

 

La rinascita

Ha provato a correre, come racconta, ma non ce la fa e allora non ha mai smesso di camminare: da Roncà alla Madonna di Chiampo, le Tre cime di Lavaredo, Novezza, la Bolca-Bolca, e il Fraccaroli dove ha conosciuto Mauro Regalin, 55 anni, che saliva dalla parte opposta alla sua. Di chilometri e di metri di dislivello Casarotto ne ha messi in fila una montagna «ma stavolta questa avventura la racconto perché voglio lanciare un messaggio: mai mollare, mai lasciarsi andare, spingere sempre. L'importante è continuare ad andare avanti, magari camminando dove scopri di avere una splendida famiglia composta da sconosciuti».

La parola d'ordine è Kalipè, detto himalayano che comanda «passo lento e corto»: la barbetta ed il maggiolone arancione, ciò che gli è valso il soprannome Lupin, è diventato nel primo caso un ricordo e nel secondo ciò che occupa il garage. In quattro sabati, partendo nel cuore della notte, Simone e Mauro hanno messo in fila complessivamente 191,8 chilometri camminando per 46 ore e 22 minuti e superando un dislivello di complessivi 6.017 chilometri.

 

L’impresa

La loro avventura è un racconto on the road che in 86 minuti, su You tube, fa vivere buona parte delle loro emozioni: Peschiera - Malcesine, Malcesine - Campione, Campione - Portese, Portese -Peschiera. La tappa più dura? «La terza, quella in cui abbiamo aggregato anche Fabio Rizzotto: i 1.995 metri di dislivello, seguiti ad una salita quasi verticale, scendendo dall'Eremo di Montecastello o i 1.330 della volta prima, scendendo da un costone verso Limone. Poi, per via dei rischi, i tratti di rettilineo lungo le strade provinciali o quelli in galleria». Erano partiti davvero col piede giusto, con un tratto cioè a passeggio nelle acque del Garda fino al ginocchio, a Peschiera. «È stato bellissimo: tra Veneto, Trentino e Lombardia ho scoperto che le sponde gardesane sono mondi diversi. Peccato per le magnifiche viste notturne del lago», scherza Simone ripensando all'indistinto nero che lo circondava nei tratti notturni di cammino, torcia in testa. «Non finisce qui. Kalipè, questo è solo l'inizio», promette Lupin all’amico Mauro. 

Suggerimenti