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Il personaggio

Gaspar, l'astrofisico belga che ha scelto Tregnago per amore

Ha sposato una veronese. Studi a Liegi e Cambridge, ora insegna alla Cattolica di Brescia e al St. Edmund's College di Cambridge
Yves Gaspar, l'astrofisico che vive a Tregnago (foto Pecora)
Yves Gaspar, l'astrofisico che vive a Tregnago (foto Pecora)
Yves Gaspar, l'astrofisico che vive a Tregnago (foto Pecora)
Yves Gaspar, l'astrofisico che vive a Tregnago (foto Pecora)

Cosa fa un astrofisico a Tregnago? Sorseggia un caffè seduto al tavolino del bar. Raccoglie ciliegie, intrattenendo conversazioni sulla fisica. Dipinge, appena riesce a ritagliarsi il tempo tra un impegno accademico e un incontro di divulgazione scientifica. In municipio, come assessore, siede sul banco della maggioranza. Yves Gaspar ha trovato la sua dimensione ideale nella quiete della Val d’Illasi.

Eppure, per esperienze di vita e formazione, ha vissuto tra il Belgio e Liegi, dov’è nato, da mamma di origini italiane. E il Regno Unito, dove a Cambridge ha lavorato nel Dipartimento del cosmologo Stephen Hawking. Però alla fine, anche per questioni di cuore, ogni traiettoria lo ha riportato in Italia.

 

La sonda Voyager

Il primo amore? Quello per la fisica, ampliato all’astrofisica, per indagare i fenomeni fisici dell’universo. Tutto ciò che c’è da osservare tra Terra e Spazio: pianeti, stelle, galassie, sistemi e strutture. Hanno innescato un fuoco che tuttora arde: «Quando avevo 12 anni è iniziata questa pazzia per l’astrofisica», scherza. «Ad affascinarmi erano le Scienze in generale», a partire dai fenomeni che poteva osservare nel giardino di casa, complici pure alcune trasmissioni televisive. Gaspar ricorda le immagini inviate dalla sonda spaziale Voyager, tra le prime ad esplorare il sistema solare esterno: «Mi sono rimaste talmente impresse da chiedere ai miei genitori se potevano regalarmi dei libri di astronomia».

Arriva il primo volume sulla materia, e in seguito altri, a riempire gli scaffali del suo studio. Poi un piccolo cannocchiale, ora posato sul tavolo, sotto lo sguardo di una statuina del fisico Albert Einstein. Nulla accade per caso.

 

Gli studi

«Sfogliando l’enciclopedia generale, sono rimasto colpito dall’immagine della traiettoria di un razzo ma soprattutto dall’equazione matematica che la descrive. Com’era possibile sapere dov’era qualcosa che lanciavi nello Spazio?». Questo interrogativo, assieme a molti altri, alimenta la sua curiosità di ragazzino, non tanto avvezzo a frequentare le aule. «Finché, paradossalmente, più le materie scientifiche diventavano complicate e più mi affascinavano». I risultati non tardano ad arrivare. Gaspar consegue la maturità scientifica a Tongeren, vicino a Liegi; si iscrive all’ateneo della cittadina belga e 1995 si laurea in Fisica con una tesi sui neutrini solari. Alla fine del percorso accademico vede appesa in biblioteca una locandina che propone l’anno di specialistica all’Università di Cambridge. «Senza pensarci un attimo, ho presentato la richiesta, ho superato la selezione e sono stato accettato». Alla velocità della luce. È il lasciapassare per ottenere, nel 2002, il dottorato di ricerca con una tesi nell’ambito della cosmologia matematica con relatore John Barrow, altro luminare dell’astrofisica. A fissare nella memoria la cerimonia è una foto appesa nel suo studio, tra attestati che ripercorrono parte di una brillante carriera.

 

L’amore e l’Italia

Sempre a Cambridge conosce Monica Cattazzo, una studentessa italiana in materie economiche originaria di Tregnago. Qui l’altro legame con l’Italia, dove si trasferisce nel 2003, rafforzato ulteriormente dalla nascita dei tre figli Angela, Daniele e Miriana.

Il «Big Bang» per Gaspar coincide con l’esperienza inglese: «C’è stato uno sviluppo pieno della mia passione. Là sentii vibrare la scienza nell’aria». E non è da tutti dire di aver bevuto un tè accanto a Hawking. Episodi che lo scienziato riferisce con semplicità, mentre con chiarezza spiega i contenuti di una ricerca che ha pubblicato per la rivista scientifica «Foundations of Science, Springer Nature». «Riguarda i limiti della matematica e la non computabilità, quello cioè che non si può calcolare né dimostrare», afferma. Concetti che esprime con parole semplici, per farli comprendere a chiunque e per «contagiare» di curiosità chi si sente lontano dalle materie scientifiche. L’astrofisico alterna termini in inglese e dialetto veronese, ma parla francese e fiammingo. Si muove tra lo Spazio e la Terra ma il punto fermo resta a Tregnago. «Parlo con tutti di matematica e astrofisica e», conclude sorridendo, «in pochi scappano via...».

 

Alla Cattolica e a Cambridge

Yves Gaspar ha seguito un anno di specialistica all’Università di Cambridge, Department of Applied Mathematics and Theoretical Physics. È stato il lasciapassare per conseguire, nel 2002, il dottorato di ricerca con una tesi nell’ambito della cosmologia matematica. In seguito è stato docente del corso di cosmologia e astrofisica all’Università Cattolica a Brescia, dove è coordinatore dell’Alta scuola per l’ambiente; al Master tiene lezioni sull’impatto dei cambiamenti climatici e sui sistemi naturali. È Visiting Research Scholar al St. Edmund’s College di Cambridge e svolge annualmente un corso sulle implicazioni in cosmologia della teoria delle superstringhe.

Marta Bicego

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