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Fusione,
Turri lancia
il patto
d’onore

Roberto Turri, sindaco di Roncà e fautore della fusione (intanto) con San Giovanni Ilarione
Roberto Turri, sindaco di Roncà e fautore della fusione (intanto) con San Giovanni Ilarione
Roberto Turri, sindaco di Roncà e fautore della fusione (intanto) con San Giovanni Ilarione
Roberto Turri, sindaco di Roncà e fautore della fusione (intanto) con San Giovanni Ilarione

Fusione amministrativa Roncà-San Giovanni Ilarione: «Avanti col referendum come ariete per una possibile fusione a quattro. Come assicurarsela? Con una specie di patto d'onore che passa per la scrittura a quattro dello statuto e del regolamento del nuovo municipio Valdalpone».

Preso atto della volontà unanime del Consiglio comunale ilarionese di attivarsi per sospendere l'iter del referendum sulla fusione per confrontarsi con i sindaci dei Comuni contermini e la popolazione, il sindaco roncadese Roberto Turri ha sentito l'impellente necessità di fare chiarezza. «Il referendum non si può fermare, e se si fermasse morirebbe. Non potrebbe mai diventare un referendum per una eventuale fusione a quattro. Se anche si raggiungesse infatti un accordo a quattro», spiega Turri ricordando che proprio da un invito a tutti i Comuni della valle era partito, tre anni fa, il suo lavoro «pro-fusione», «si dovrebbe comunque ripartire da zero con uno studio di fattibilità a quattro e tutta la conseguente trafila».

Per lui, sotto il naso, la Val d'Alpone ha l'occasione della sua vita: «Ottimo il confronto, ma a questo punto per costruire il sì al referendum e la pianificazione dell'entrata di altri per incorporazione: solo così non si spreca una occasione importante. Se a monte c'è la volontà di una fusione a quattro», spiega, «quella a due diventa il primo passo per arrivarci in tempi più brevi e con iter più snello. Se c'è oggi la volontà che non c'è stata ieri, io sono pronto a un patto d'onore: statuto e regolamento del Valdalpone lo scrivono tutti e quattro i sindaci. Appena tagliato il traguardo della fusione a due, si innesca il processo per la fusione a quattro per incorporazione: un terzo delle fusioni fatte in Italia nel 2016 sono state costituite per incorporazione ed è un dato su cui riflettere. Solo così non si butta alle ortiche il lavoro fatto e ci si avvantaggia per il futuro, solo così si ha la garanzia di costruire davvero qualcosa insieme».

Nei mesi scorsi sottovoce in molti hanno guardato storto Turri per questa sua spinta pro-fusione: «Non mi interessa mettere per primo la bandierina o vantare una paternità: mi interessa non perdere una opportunità più unica che rara che si traduce solo in vantaggi. Solo così chi amministra può farlo concretamente a favore dei cittadini. Non ci sono alternative».

IL CUORE di tutto sta, secondo lui, in un equivoco: «Non si può sospendere un referendum a due pensando di modificarlo in un referendum a quattro. Perché con la fusione a due siamo andati così veloci? Perché l'accordo era pieno, ma in quattro non sarebbe mai così facile. È la storia che lo insegna», aggiunge, «sono vent’anni anni che si prova a concepire la valle come un territorio unico e ci si frammenta sui campanili. Dai servizi consorziati della polizia locale al tavolo operativo degli assessori alla Cultura: qualche iniziativa a spot e poi tutto è tornato come prima».

Di qui l'invito a Marcazzan: «Approfondisca la questione, io sono disponibile come lo sono gli uffici ed i funzionari regionali».

Paola Dalli Cani

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