Quasi 2.500 ore di servizio gratuito, 1263 interventi di soccorso per complessivi 41.182 chilometri percorsi, 382 volontari impegnati: sono solo alcuni dei numeri che rivelano ciò che è stata l’emergenza Covid-19 per il Comitato Est veronese della Croce rossa italiana. Il gruppo di volontari, con sede a San Bonifacio, è da sempre punto di riferimento per questa parte di provincia e in questo frangente si è rivelato cruciale ad integrazione dell’enorme lavoro degli operatori sanitari all’ospedale «Fracastoro» di San Bonifacio, di quelli dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e anche a supporto dell’Ulss 9 e di alcuni dei Comuni dell’Est. Basta un dato a far capire quale sia stato l’impatto di un’emergenza che ha persino declassato l’alluvione di 10 anni fa, fino a febbraio ritenuta l’esperienza più impegnativa dei volontari: è di oltre 20 mila euro la spesa sostenuta per acquistare dispositivi di protezione individuale laddove questa voce, ogni anno, era di mille euro. «Tutto è cominciato a fine febbraio con i 19 turni per il controllo della temperatura dei passeggeri in transito dall’aeroporto “Catullo” di Verona: 8 volontari impegnati per complessive 114 ore», spiega il presidente Riccardo Regazzin. Dopo di allora, l’esplosione dell’emergenza che ha costretto immediatamente ad aumentare da 8 a 9 l’organico: «In ambito sanitario abbiamo coperto 140 turni, con 216 tra volontari e dipendenti per 1125 ore di servizio complessive», spiega Regazzin. La differenza l’hanno fatta loro, i volontari, che non si sono tirati indietro sebbene l’impegno in una pandemia rappresentasse un oggettivo rischio per la propria incolumità. Lo hanno fatto mettendo a disposizione l’ambulanza infermierizzata 24 ore su 24 al «Fracastoro», oltre a quelle presenti a Tregnago e San Giovanni Ilarione la notte e nei fine settimana. Ad integrare il parco mezzi, anche l’automedica con servizio di 12 ore a San Bonifacio, una ambulanza da trasporto disponibile per l’Ulss 9 sette ore al giorno dal lunedì al venerdì ed una da trasporto per l’Aoui di Verona, due volte al mese. Di emergenza in emergenza, l’impegno dei volontari si è poi spostato sulle case di riposo: «A Mezzane e San Bonifacio, con i volontari del Corpo militare della Croce rossa italiana e del Corpo infermiere volontarie Cri della provincia, sono stati coperti 46 turni con 32 volontari per 276 ore di servizio», aggiunge Regazzin. In mezzo, tantissimi altri servizi: consegna spese o farmaci, 420, e che proseguono per chi è in isolamento domiciliare, con l’impiego di 55 volontari per 245 ore di servizio e tre mezzi che hanno percorso 1500 chilometri. Quaranta volte i volontari sono usciti per recuperare carrelli solidali che, con gli aiuti passati dalla sede di via Tombole aperta per 650 ore, si sono tradotti in oltre 3 tonnellate di generi alimentari. Sono sempre le «divise rosse» quelle che si incontrano all’ingresso del distretto di Montecchia di Crosara o del Consiglio comunale di San Bonifacio o, in due occasioni, al mercato settimanale per la misurazione della febbre, per i tamponi drive-in al Palaferroli o per l’indagine sierologica della Regione e quella sulla sieroprevalenza del ministero della Salute. «È stato un enorme sforzo corale», dice Regazzin, «che non è ancora finito. Dietro l’angolo c’è l’emergenza sociale ed economica che ci ha già visti triplicare il nostro impegno a supporto delle famiglie anche a fianco di Auser e Centro aiuto vita. Non so se abbiamo fatto la differenza: nel momento del bisogno ci siamo stati, per onorare la nostra divisa». •