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L'ex marciatore olimpionico a Illasi

Coach Zambaldo, a 80 anni ancora in pista ad allenare i ragazzi

Quattro titoli italiani e una partecipazione ai Giochi con un sesto posto nella marcia. «La corsa è la sintesi della vita, per chi resiste arriva la vittoria»
Armando Zambaldo quando gareggiava nella marcia e oggi a 80 anni, allenatore dei ragazzi (foto Pecora)
Armando Zambaldo quando gareggiava nella marcia e oggi a 80 anni, allenatore dei ragazzi (foto Pecora)
Armando Zambaldo quando gareggiava nella marcia e oggi a 80 anni, allenatore dei ragazzi (foto Pecora)
Armando Zambaldo quando gareggiava nella marcia e oggi a 80 anni, allenatore dei ragazzi (foto Pecora)

Non è da tutti essere allenati da un ex atleta che ha partecipato alle Olimpiadi collezionando pure 4 titoli nazionali. Se poi si scopre che presto compirà 81 anni, il tutto assume contorni eccezionali.

Succede a Illasi, dove, due volte a settimana, a scendere in pista con un gruppo di atleti dagli 11 anni in su è Armando Zambaldo, ex marciatore, sesto alle Olimpiadi di Montreal nel 1976 nei 20 km e che, fino agli anni ’80, ha gareggiato con i migliori al mondo.

Oggi il suo mondo sono i suoi giovanissimi allievi, provetti della corsa, che accompagna anche alle gare. Ai blocchi di partenza, l’ultimo sguardo dei ragazzi, prima di puntarlo al traguardo, incrocia quello di Armando. «Poi, al termine della gara, li ho tutti intorno», sorride l’allenatore, «trepidanti di conoscere la mia opinione; in genere sono complimenti ma a volte critiche per spronarli a fare meglio». Consigli preziosi che danno i loro frutti. Prova ne è il fatto che, tra gli atleti allenati in passato da Zambaldo, c’è Erica Alfridi, ex marciatrice di Tregnago, 7 volte campionessa nazionale, tornata oggi al campo di Illasi dove è stato scoperto il suo talento e dove, con Zambaldo, è tra gli allenatori dell’Asd Giancarlo Biasin. Qui c’è anche Silvia, a cui papà Armando ha trasmesso la passione per la corsa, che allena i più piccoli.

 

Gli esordi

La passione di Armando è nata in Val d’Illasi «quando al Giro d’Italia c’erano Coppi e Bartali e lo si seguiva alla radio del bar di Cellore. Finita la radiocronaca, gli avventori improvvisavano gare di corsa per noi bambini. Mio fratello Mario, più grande, emergeva su tutti», ricorda Armando, «e io lo seguivo. Poi ci siamo trasferiti a Milano dove abbiamo cercato una società». «Allora era tutto più semplice: non c’erano visite d’idoneità», riferisce, «e si gareggiava pure con quelli più grandi perché le categorie, istituite tra il ’58 e il ’59, non c’erano. Nel 1952 il marciatore Pino Dordoni vinse le Olimpiadi e mio fratello, affascinato, iniziò a cimentarsi con la marcia; io mi accodai».

Mario poi mollò mentre Armando fece agonistica e si arruolò nelle Fiamme Gialle: «Ebbi così a disposizione massaggiatori, tecnici, un entourage organizzativo che mi permetteva di allenarmi ai massimi livelli». Di lì a ritrovarsi alle Olimpiadi è stato un attimo. Finita la carriera agonistica, Zambaldo ha fatto l’allenatore a generazioni di ragazzi. «Un tempo c’era più disponibilità e meno concorrenza, le proposte sportive erano poche. Oggi capita che una festa di compleanno abbia per loro la priorità sull’allenamento. Per cimentarsi con l’atletica serve avere alle spalle una famiglia motivata, disposta a sostenere il figlio, a portarlo alle gare».

Aggiunge: «La corsa è la sintesi della vita: si parte pieni di entusiasmo, come da bambini, fino a quando compare la fatica, la stessa che un’esistenza presenta e qui c’è chi cede. Per chi resiste, arriva il finale in cui si può vincere la sfida con se stessi. È questo che cerco di far capire ai ragazzi».

«Oggi», rivela Armando, «vorrebbero vincere subito, invece bisogna imparare ad ascoltarsi, a valutare i propri progressi. Ho sempre il cronometro in mano per far vedere che con impegno e costanza i risultati arrivano. È la crescita personale che conta». Per loro è uno sprone che l’ allenatore sia un ex olimpico. Si entusiasmano e si commuovono insieme, esultano se raggiungono il podio o risultati migliori. «Guardandoli, mi rivedo ragazzino. Il tempo che passo sulle piste per me è tempo in più di vita, altrimenti», confessa, «sarei a casa davanti alla tv».

Monica Rama

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