Cluster di contagi nell’Rsa Un caso tra gli ospiti di Bolca

Interni della casa di riposo di Monteforte, in uno scatto di qualche mese fa

a invece già fatto capolino. «Gli anziani stanno tutti bene, alcuni presentano qualche blando sintomo, altri nessuno. Nessun sintomo nemmeno per i lavoratori», ha comunicato ieri Carlo Bergamasco, presidente della Fondazione che a Monteforte si occupa di una Rsa con 92 posti, dei 25 anziani autosufficienti della Barchessa e dei 27 disabili adulti alla comunità Corte Scolette, mentre a Bolca di Vestenanova gli anziani ospiti sono 32. La situazione anomala sembra esserci qui per via di una singola positività: il dubbio di un falso positivo c’è e per questa ragione la Fondazione attende le indicazioni dell’Ulss 9 Scaligera, per programmare quanto prima un nuovo tampone per la persona risultata positiva ma anche il suo compagno di stanza. Il presidente Carlo Bergamasco si dice sereno: fosse stato per lui la notizia l’avrebbe data già sabato sera, poco dopo aver informato dei contagi i familiari, «perché ho sempre parlato di trasparenza. Siamo sereni perché abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo ed ora che lo scenario è cambiato non possiamo far altro che attivarci di conseguenza», spiega. Le positività sono emerse tra sabato e domenica, mano a mano cioè che arrivavano i risultati dei tamponi mensili ai quali ospiti e lavoratori sono stati sottoposti tra giovedì e venerdì scorso. «Una doccia fredda», ammette Bergamasco, «ma abbiamo subito preso la situazione in mano. La scelta di mantenere separati i tre nuclei della Rsa è stata vicente perché uno dei tre non presenta alcuna positività: abbiamo dunque riunito nel nucleo dove se ne sono registrate di più gli ospiti positivi del nucleo che ne presentava di meno. Il nucleo è isolato, ha personale dedicato che ha iniziato a lavorare con tutti i previsti dispositivi di protezione individuale e che si muove secondo gli approntati percorsi differenziati: sporco e pulito». La notizia ai familiari è arrivata sabato pomeriggio ed è stata subito aperta una linea telefonica che anche domenica ha permesso ai familiari di avere notizie di dettaglio sui propri congiunti. «Da sabato i familiari degli anziani positivi vengono chiamati quotidianamente da un operatore per aggiornarli», aggiunge il presidente della Fondazione. Da due settimane tutte le strutture erano tornate a chiudere le porte: visite consentite ma con i familiari all’esterno e gli ospiti all’interno della struttura separati da porte a vetri. «Il nuovo scenario ci costringe allo stop per ridurre la mobilità interna e non rischiare contaminazioni tra percorso sporco e pulito», annuncia. La Fondazione pensa ad una gestione dinamica, legata cioè all’evoluzione del contagio: venisse confermata al prossimo tampone la negatività alla Barchessa, questa struttura tornerebbe a consentire le visite, sempre e comunque senza alcun accesso in struttura. «Abbiamo già potenziato le videochiamate, con un tablet ad uso esclusivo di ogni nucleo e inoltre il calendario visite aveva comunque previsto di lasciar liberi due giorni per potenziare l’attività di animazione: proseguiremo in questa direzione», aggiunge. E il morale della truppa? «Non mi viene riferito nessun impatto particolare tra gli ospiti, non è facile invece quello per gli operatori, ma va detto anche che qualcuno di altri nuclei si è già proposto volontariamente se ci fosse necessità». • (...)

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