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L'alluvione

Protezione civile, la rabbia di alcuni gruppi veronesi: «Non ci fanno andare in Romagna»

La replica di Bottacin: «Quello che è accaduto è perfettamente normale»

Preparati, equipaggiati e pronti a partire per aiutare le popolazioni dell’Emilia Romagna. Ma l’attivazione non arriva. Chiamati non una, bensì due, tre, perfino quattro volte. Poi però il via libera all’intervento manca. E i volontari di Protezione civile sono costretti a riporre nel proprio armadio le borse, nei depositi le apparecchiature, nei garage i veicoli con il pieno di benzina. 

 

«Rabbia e frustrazione»

«Il nostro gruppo è stato chiamato a prepararsi per partire per ben quattro volte e non ha mai ricevuto la definitiva attivazione», riferisce Andrea Burro, coordinatore di Protezione civile di Belfiore. «Per due volte ci hanno detto che le condizioni in loco non permettevano di accogliere i volontari». 
«Le altre due mancate attivazioni, sinceramente, non sappiamo a che cosa siano state dovute», sottolinea. «A causa di questa situazione, nel mio gruppo hanno declinato tutti l’invito a partire qualora arrivasse una chiamata questa settimana», conclude avvilito Burro. 

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«La gestione delle attivazioni dei gruppi di protezione civile sta mostrando una serie di intoppi, errori e malintesi e sta provocando rabbia e frustrazione tra gli operatori», avverte il capogruppo di Pressana Marco Grazia. 
Sono oltre ottanta i volontari coinvolti nelle «mancate partenze». 
Molti di loro hanno prima avvertito il proprio datore di lavoro che si sarebbero assentati per i successivi due o tre giorni, salvo poi ritirare la richiesta, mettendo in difficoltà colleghi e capireparto. 
Altri hanno condizionato famiglie e parenti, comunicando un viaggio in Romagna che poi non c’è stato. 
Il gruppo di Pressana è stato avvertito una prima volta alle 23 di martedì 14 maggio, poi è stato posto in attesa di indicazioni precise sulla partenza il mercoledì mattina, poi di nuovo reclutato con una modifica di compiti, poi messo in stand by, fino alla cessazione della richiesta di intervento. 
Ma non sono solo Belfiore e Pressana ad aver lamentato disagi. 
Hanno riscontrato problemi anche i gruppi di Valeggio, Sommacampagna, Fumane, Cologna, San Martino Buon Albergo, San Pietro in Cariano e altri. 

 

Il caso


Emblematico l’episodio accaduto agli operatori della Federazione italiana attività subacquee di Verona, allertati per intervenire nel momento più delicato dell’emergenza, quando le persone erano bloccate in casa e rischiavano di annegare. 
«Per soccorrere gli alluvionati della Romagna eravamo stati allertati e avevano preparato due persone e due natanti», riferisce il coordinatore Massimo Codognola. «Siamo formati e allenati, siamo intervenuti anche nel naufragio della Concordia. Purtroppo non ci è arrivata l’attivazione e siamo rimasti a casa». Il malcontento dei volontari è aumentato quando, nel corso dei giorni successivi, hanno constatato che alcuni gruppi veronesi, al contrario, sono stati inviati più volte nelle zone alluvionate. 
Armando Lorenzini, responsabile dell’Unità operativa di Protezione civile della Provincia, conferma di aver registrato dei malumori da parte di alcuni gruppi. Il funzionario osserva che problemi simili si sono verificati anche nel Padovano. 
«La Provincia ha stilato una lista dei gruppi disponibili e delle dotazioni in possesso, l’attivazione però è di competenza regionale», afferma. «In ogni caso posso dire che ci sono state differenti ragioni che hanno portato al mancato utilizzo di parte degli operatori».
«Ci sono state motivazioni logistiche (mancavano posti letto per accogliere i volontari, ndr), motivazioni legate al rischio, altre legate al cambio delle priorità. Devo dire però che i nostri gruppi hanno lavorato bene e hanno dimostrato ancora una volta la professionalità della Protezione civile di Verona», evidenzia. 
Su quello che è accaduto, il responsabile provinciale della Protezione civile ritiene che sarà possibile aprire un dialogo con la Regione al termine dell’emergenza. Il capogruppo della Protezione civile di Cologna Riccardo Seghetto invita alla riflessione: «Viene richiesta la disponibilità, ma poi non è scontato che ci sia l’attivazione: questo i volontari lo sanno; soprattutto durante un’emergenza in continua evoluzione», ricorda Seghetto. 
Il capogruppo di Cologna ipotizza un miglioramento del sistema di attivazione dei gruppi. «Si potrebbero creare dei portali specifici o un’applicazione nella quale arriva la richiesta e si può trasmettere in tempo reale la propria disponibilità», suggerisce il volontario.

 

La replica di Bottacin: tutto nromale

Alla notizia di malumori per una presunta cattiva gestione degli interventi dei gruppi veronesi di Protezione civile in Emilia Romagna, l’assessore regionale alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin rimane interdetto. «Quello che è accaduto è normale perché in Veneto, fortunatamente, abbiamo tantissimi volontari, ma non tutti possono recarsi sempre e comunque nelle zone di intervento», esordisce.

«Le attività in aiuto alla popolazione devono essere tempestive, professionali ed efficaci, non affidate all’unico parametro della buona volontà. In passato sono già stati fatti degli errori in questo senso, anche durante le alluvioni di casa nostra». 
Bottacin sottolinea che la gestione dei soccorsi durante l’emergenza «spetta al Dipartimento di Protezione civile nazionale», non alla Regione. «Io do la disponibilità come Protezione civile veneta, poi attendo che mi dicano quante persone servono e per quali servizi. Quando comunico alle Province di quante persone ci sia bisogno, esse mi inviano le loro disponibilità. Chi risponde per primo parte: funziona così». E così l’assessore spiega quanto accaduto alla Fias (Federazione attività subacquee) di Verona.

«I primi a rispondere per il soccorso fluviale sono state Rovigo e Vicenza: infatti questi gruppi sono scesi in Romagna». 
Bottacin rivela che l’80% dei gruppi che hanno dato disponibilità a partire sono effettivamente partiti, perciò gli scontenti, a suo modo di vedere, «sono molto pochi». 
L’assessore alla Protezione civile rispedisce infine al mittente l’ipotesi di errori o mancanze nelle attivazioni. «Il sistema è migliorato da qualche anno: si pensi che da quando abbiamo dato un’organizzazione nuova e condivisa dai rappresentanti delle associazioni alle modalità di attivazione dei gruppi la Protezione civile del Veneto è intervenuta ovunque ci sia stato bisogno, dalla tragedia del Rigopiano, all’alluvione delle Marche, alla frana di Ischia, fino all’ultima emergenza in Emilia Romagna», conclude.

 

Paola Bosaro

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