<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
emergenza sbarchi

Zaia: «Se l’Austria blocca il Brennero vuol dire che Schengen è sospesa»

Per il Cpr in Veneto ipotesi Venezia, Verona o Treviso. Il presidente: «Uno in ogni regione? Non so niente»

Lampedusa preoccupa a tal punto che l’Austria blinda le frontiere agli immigrati che arrivano dall’Italia. Lo ha annunciato il cancelliere austriaco nei giorni scorsi. La polizia tirolese lo confermava ieri. Hanno già intensificato i controlli. Ed è solo l’inizio. Ecco uno degli effetti della maxi ondata di profughi che arrivano anche in Veneto.

Il presidente della Regione lo dice chiaro: «Se davvero l’Austria inizierà ad effettuare controlli al confine con l’Italia, vorrà dire che si sta sospendendo Schengen. E se fossi la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, mi porrei la questione perché l’Europa, anche se momentaneamente, non esiste più».

Questione aeroporti

Ma è solo uno dei nodi che stanno venendo al pettine. Come noto, il Governo lunedì ha dato mandato al ministero della Difesa di realizzare, nel più breve tempo possibile, nuovi Cpr, Centri di permanente per i rimpatri. Ce ne dovrà essere uno per regione. Dove in Veneto? Sono in ballo Venezia, Treviso o Verona, perché lì ci sono gli aeroporti. I Cpr, infatti, sono cosa diversa dai Cas, centri di accoglienza straordinari.

Ma Zaia alza la mani: «Sul Cpr in Veneto non sono mai stato contattato da nessuno, non so niente. Guardiamo con molta preoccupazione i numeri. Stiamo andando verso il raddoppio degli arrivi: 200mila rispetto ai 105mila dello scorso anno. Con tutte le ricadute sul territorio. Che saremmo arrivati a questo punto l’avevo detto ancora a inizio estate, ma non è stata colta dai grandi strateghi della politica in Veneto». Continua Zaia: «In Veneto abbiamo superato le 9mila persone ospitate. E la preoccupazione nasce dal fatto che già così la misura è colma. Ma il dato ufficiale ci dice che solo 8,6% del totale, 20mila persone, sono realmente rifugiati. Degli altri 180mila, 20-30 mila avranno altri livelli di protezione, ma almeno 150mila dei 200mila sono migranti economici che non hanno alcun titolo per chiedere alcuna forma di protezione in Italia. Insomma, vuol dire che sono venuti qua, ma non ne hanno titolo. Per dare aiuto a chi scappa dalla morte e dalla fame dobbiamo avere spazi. Oggi purtroppo stiamo rischiando di rubare letti e ospitalità a chi non ne ha diritto. Questo è un tema sul quale l’Europa e la comunità internazionale si deve interrogare. E dove mettiamo la dignità? L’accoglienza che noi abbiamo in mente non è certo questa. Purtroppo è così che si rischia di creare quel substrato che permette al criminale in erba di delinquere sempre più».

Quanto ai Cras nel triennio 2018/2021 su 107mila persone con provvedimento di rimpatrio, in Veneto sono state riaccompagnate poco meno di 20mila persone. «Mai superate le 4mila persone all’anno - assicura Zaia -. Insomma, è come svuotare svuotare il mare con un secchio: non ce la faremo mai. Va bene il Cpr, che dal punto di vista formale sta in attesa di ritornare, non scappa e non va in giro. Ma per ogni straniero accompagnato in aereo al suo Paese servono 4-5 poliziotti. Ci rendiamo conto? La soluzione? L’Europa è latitante. Dopo visita di Von der Leyen a Lampedusa, mi piacere sapere cosa faranno».

Il peggio deve ancora venire

Per Zaia il peggio deve ancora venire. «Nel medio periodo questi flussi cambieranno la fisionomia della nostra comunità. Ad oggi stiamo ospitando in Veneto 500mila migranti, circa il 12% della popolazione veneta: loro hanno un progetto di integrazione, sono i nuovi veneti. Ma se aggiungiamo tutti gli altri, dovremo rivedere i nostri servizi sociali, educativi e sanitari perché cambierà la morfologia della comunità. Significa che rischiamo di mettere all’angolo la comunità residente che oggi c’è. Non sono discorsi razzisti, ma di programmazione».

Cristina Giacomuzzo

Suggerimenti