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Voglia di autonomia
«Un’occasione unica»

«Vuoi che alla regione Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni di autonomia?». È il quesito a cui dovranno rispondere i veneti, chiamati alle urne il prossimo 22 ottobre. I pro e i contro del referendum consultivo sono stati affrontati durante un confronto pubblico con esponenti politici e imprenditori, organizzato da Venetian Ambassadors, associazione con sede a Londra, presieduta dallo psichiatra veronese Giovanni Dalla Valle, e che si occupa dell'immagine, della storia e dei diritti civili dei veneti nel mondo. Un’attività che ha alla base la solidarietà. E non a caso, la serata è stata l’occasione per raccogliere fondi da destinare alla associazione don Torta, che assiste i risparmiatori vittime del crack delle popolari venete. A ricevere oltre i 1.200 euro raccolti è stata Laura Biasio, una giovane orfana di padre e con la madre sofferente per una complessa malattia.

A introdurre il confronto è stato Ciro Maschio, presidente del consiglio comunale di Verona: «La nostra amministrazione è interessata al tema del referendum, senza una posizione definita. C’è un largo consenso affinché la Regione possa ottenere maggiore autonomia, ma sempre nell'ambito dell'unità nazionale». Senza fughe in avanti, precisa Maschio, «come magari qualcuno auspicherebbe, piuttosto una riforma costituzionale che porti il Veneto ad una forma di specialità come Friuli e Trentino».

A favore del sì Roberto Ciambetti, il leghista presidente del Consiglio regionale del Veneto: «La voglia di autonomia della nostra regione viene da lontano, con un risultato oggi concreto: un referendum, concesso per la prima volta ad una regione». Ciambetti ha illustrato i dati raccolti alcuni giorni fa: in Veneto c’è una propensione al voto del 90%». «Ma dove eravate quando le nostre popolari sono saltate? State spendendo 14 milioni per una cosa inutile», la replica di Stefano Poggi, guida dei comitati contrari alla consultazione. Presente anche Simonetta Rubinato, deputata del Pd, favorevole al sì: «Inaccettabile e pericoloso che le politica sponsorizzi l'astensione». E stata lei nella legge finanziaria del 2014 a promuovere un emendamento approvato dall’aula di Montecitorio per dare corso a quanto previsto dalla Costituzione riformata nel 2001: la possibilità delle regioni di trattare con lo Stato più autonomia su alcune materie. Su questo aspetto ha insistito anche Jacopo Berti, capogruppo in consiglio regionale di Cinquestelle. «È l'ultima occasione perché il grido di disperazione che sale dal Veneto giunga a segno, i veneti vogliono cambiare la propria identità». Insomma, quasi tutti i relatori invitati al tavolo hanno promosso il voto per l’autonomia. Italia unita, Italia federale comunque sia «essere italiano vuol dire avere identità veneta, lombarda, piemontese..», ha concluso David Laven che insegna Storia del Veneto in Gran Bretagna.

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