Solo uno dei cinque poliziotti arrestati a Verona per presunte torture ha parlato stamani, 14 giugno, nel corso degli interrogatori di garanzia davanti al Gip Livia Magri. Si tratta di Roberto Da Rold, il quale ha sostenuto di aver reagito a una «provocazione» della persona fermata. Gli altri agenti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere; per Federico Tomaselli, difeso dagli avvocati Stefano Casali e Michele Masso, è stata preannunciata una memoria difensiva. Oltre ai cinque di stamani, il Gip anche gli altri 17 agenti indagati, per i quali i magistrati avevano chiesto l'emissione di provvedimenti disciplinari.
Il Gip di Verona Livia Magri fisserà un incidente probatorio per verbalizzare e fissare le dichiarazioni delle presunte vittime dei pestaggi in questura. Una richiesta in questo senso è stata avanzata dai sostituti procuratori, Carlo Boranga e Chiara Bisso. L'udienza avverrà con ogni probabilità al termine degli interrogatori di garanzia.
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(articolo uscito su L'Arena il 14 giugno, di Fabiana Marcolini)
Stamattina, 14 giugno, a cominciare dalle 9, uno dopo l’altro, i cinque poliziotti (quattro agenti e un vice ispettore) sono entrati nella stanza del giudice Livia Magri per l’interrogatorio di garanzia. Tutti ai domiciliari, accompagnati dai legali, non è emerso se faranno o meno dichiarazioni o se risponderanno al gip.
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Diverse le accuse a carico di Alessandro Migliore che risponde (con altri colleghi) di aver attestato il falso nel verbale riguardante la perquisizione a carico di due fratelli albanesi. Stando all’ipotesi dei pm Boranga e Bisso non riportarono nella relazione la presenza di cacciaviti, un cutter e arnesi da scasso, ma soprattutto di armi all’interno dell’abitazione e nell’auto di uno dei due.
Questo perché il più anziano, Artan Bajraktari, all’epoca (nel marzo 2022) era il responsabile della sicurezza del Piper e garantiva a lui e ai colleghi di accedere evitando le code.
Migliore ma anche Loris Colpini, Federico Tomaselli, Filippo Failla Rifici e Roberto Da Rold, tutti in servizio al reparto Volanti, rispondono di tortura per il trattamento riservato a quattro cittadini stranieri che anche all’interno della stanza fermati, chiamata l’acquario perché una delle pareti è in plexiglas, vennero umiliati, picchiati, uno di loro trascinato a mo’ di straccio per pulire il pavimento dove aveva urinato (non era stato accompagnato in bagno). Non risparmiarono loro lo spray urticante anche abusandone e le offese. Oggi in tribunale.
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