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L'intervista

Il vescovo Pompili: «Benedetto, pontefice impolitico e mai antitetico a Francesco»

Colloquio con il vescovo di Verona, arrivato ieri a Roma per i funerali del papa emerito. «Ricordo la delicatezza del suo sguardo, la gentilezza del tratto e la grande capacità di dialogo»
Monsignor Pompili è arrivato ieri a Roma per i funerali di Benedetto XVI
Monsignor Pompili è arrivato ieri a Roma per i funerali di Benedetto XVI
Monsignor Pompili è arrivato ieri a Roma per i funerali di Benedetto XVI
Monsignor Pompili è arrivato ieri a Roma per i funerali di Benedetto XVI

Domenico Pompili, vescovo di Verona, ha vissuto da vicino il pontificato di Papa Benedetto XVI. Dal 2007, infatti, due anni dopo l'elezione al soglio di Pietro di Joseph Ratzinger avvenuta nell'aprile del 2005, è stato direttore dell'ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana.

 

Omaggio a Papa Ratzinger (Rodari)

 

Mentre il 28 gennaio 2009 è stato nominato sottosegretario della stessa Cei dal Consiglio episcopale permanente, venendo poi prorogato nell'incarico il 29 gennaio 2014.Quindi ecco l'esperienza come vescovo di Rieti e, infine, la nomina di Papa Francesco alla guida della diocesi di Verona, sede nella quale è entrato in carica nell'ottobre di quest'anno. Dal punto di vista privilegiato di responsabilità importanti all'interno della Chiesa italiana, quindi, Pompili ha seguito tutta la parabola di Papa Benedetto XVI fino alla rinuncia al soglio di Pietro avvenuta nel febbraio del 2013, una rinuncia che colse di sorpresa tutto il mondo, gerarchie cattoliche e popolo di Dio compresi.

Fu un avvenimento di portata mondiale, che di fatto traghettò la Chiesa in un nuovo pontificato e in una fase nuova della sua storia, un avvenimento che ancora oggi a distanza di quasi dieci anni deve essere fino in fondo compreso e assimilato. A Roma per seguire i funerali del Papa emerito, Pompili racconta i suoi anni con Benedetto, il Papa della sua età adulta.

Eccellenza, cosa ha rappresentato e chi è stato per lei Papa Benedetto XVI?

Se Papa Paolo VI ha coinciso con la mia fanciullezza e Papa Giovanni Paolo II con la mia giovinezza, senz'altro Papa Benedetto XVI è stato il Papa della età adulta. Nel suo pensiero e nella sua azione ha mostrato che la fede è un'esperienza compatibile con tutta la vita contemporanea. In particolare, Benedetto ha introdotto al cristianesimo presentandolo come "segnavia" per aprirsi al futuro. Joseph Ratzinger, inoltre, è stato un papa "impolitico" ed ha affrontato a mani nude il mondo moderno senza quella tutela del mondo occidentale esercitata, ad esempio, nei riguardi di Papa Wojtyla che si è trovato ad interpretare un ruolo decisivo nella transizione pre- e post-crollo del muro di Berlino alla fine degli anni Ottanta. Papa Benedetto, come attualmente Papa Francesco, non è collocabile in un'area geopolitica.

In sintesi, come proverebbe a definire i quasi otto anni di pontificato di Papa Benedetto XVI?

Proverei a definirlo come un papato di passaggio tra la lunga stagione wojtyliana, figlia di una contingenza segnata dalla guerra fredda e dai primi stravolgimenti globali come sono state le Torri Gemelle del 2001 e quella di papa Francesco che ha preso atto di un "cambiamento d'epoca" e ne sta traendo le debite conseguenze. Il pontificato di Ratzinger ha avuto luogo nel mezzo di un mondo che iniziava a liquefarsi, a dissolversi, senza più punti di riferimento certi. In questo contesto in cui la politica e perfino la scienza hanno mostrato la propria insufficienza, Papa Ratzinger ha offerto nella ricerca spirituale una strategia per abitare questo mondo così contraddittorio.

Quale stagione si è aperta con la sua rinuncia al soglio di Pietro?

Devo dire che all'inizio sono rimasto spiazzato da questa scelta irrituale, come tutti. Seppure era una scelta prevista dal Codice di diritto canonico. Poi, riflettendoci, ho pensato che solo da un teologo, e da un teologo tedesco poteva venire fuori una scelta così audace.

Da quando Benedetto XVI si è dimesso, nell'ormai lontano febbraio del 2013, c'è chi ha voluto presentare la sua figura in antagonismo a quella di Papa Francesco. Più volte abbiamo ascoltato e letto letture di contrasto, come se vi fossero in campo due magisteri tra loro antitetici, da una parte quello conservatore di Benedetto XVI, dall'altra quello sulla carta più progressista di Jorge Mario Bergoglio. Non solo, c'è chi li ha voluti presentare anche caratterialmente incompatibili, espressione fra l'altro di due realtà ecclesiali, quella europea e quella argentina, che non potevano convivere fra loro. Quale giudizio si è fatto in merito?

L'inedita situazione di un Papa emerito ha spinto alcuni a una narrazione dialettica tra Papa Francesco e Papa Benedetto. Nessuno, evidentemente, può immaginare tra due così forti personalità una totale continuità. Ma quel che in questi anni si è visto è stata l'amicizia e il rispetto di due uomini di Chiesa che non hanno mancato di incontrarsi e di sostenersi. La narrazione dialettica è stata in realtà frutto delle opposte tifoserie e non invece dei due che hanno camminato insieme nella chiarezza dei rispettivi ruoli.

Negli anni di Joseph Ratzinger al soglio di Pietro, lei come detto ha ricoperto importanti ruoli all'interno della Conferenza Episcopale Italiana. Cosa l'ha colpita personalmente maggiormente di Papa Benedetto XVI, della sua figura, del suo carattere più umano?

L'ho incontrato in rare occasioni pubbliche. Ricordo tuttavia la delicatezza dello sguardo e la gentilezza del tratto. Si mostrava veramente interessato a quello di cui si stava parlando. Più in generale la sua capacità di tenere vivi i rapporti attraverso le lettere scritte di suo pugno hanno manifestato, quando, talune volte il carteggio è diventato pubblico, la sua squisita attenzione verso chiunque in quel momento fosse il suo interlocutore. Di lui mi ha sempre colpito la capacità di dialogo con tutti, nessuno escluso.

Paolo Rodari

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