È passato mezzo secolo da quando, gennaio 1973, la famiglia Marconi aprì a due passi dall’Ospedale Maggiore, la Pizzeria al Taglio Borgo Trento in via Gian Battista da Monte, una delle prime a Verona.
Non erano anni facili: a dicembre di quello stesso anno gli italiani avrebbero scoperto, loro malgrado, le domeniche a piedi. E non per particolari sensibilità ecologiche, ma per l’austerity che per decreto il governo presieduto da Mariano Rumor impose al fine di contenere il consumo energetico in risposta alla crisi petrolifera.
Una storia lunga cinque lustri
Ma erano anche gli anni in cui un simbolo del Belpaese come la pizza era l’occasione per radunare le famiglie a tavola, o per un invito che potesse far sbocciare un nuovo amore. Seduti al tavolo in una pizzeria, o a casa con la pizza d’asporto, come quella dei Marconi in Borgo Trento che festeggia ora le nozze d’oro.
Una storia di cinque lustri che Fiorella Marconi racconta così: «I genitori della Bassa, papà di Legnago mamma di Nogara; lui a Legnago aveva un panificio, a Verona veniva a trovare un cugino ed era amico del titolare della pizzeria al taglio in via Marconi. Il suo sogno era di aprirne una anche lui, e il locale lo trovò qui, dove prima c’era uno studio fotografico e prima ancora un salone d’auto».
Quando in Borgo Trento era l'unica...
Allora le pizzerie al taglio a Verona non erano così diffuse, cartoline sull'album dei ricordi rimangono quella di via Quattro Spade in fianco al Cinema Corallo e l’altra in Piazza Erbe con le raccolte di banconote di mezzo mondo sulle pareti, ma in Borgo Trento quella dei Marconi era l’unica: «Io ho iniziato a dare una mano sin da piccola insieme alle mie sorelle e mio fratello. Papà ci ha lasciati nel 1991, mamma ogni tanto viene ancora ad aiutarmi. Ha 85 anni, usa Facebook e Whatsapp. Dal 1983 sono qui in pianta stabile, in Borgo Trento c’eravamo solo noi e ricordo la gente in fila all’ingresso ad attendere il proprio turno. Erano gli anni delle “compagnie” nel quartiere tra via IV Novembre e Piazza Vittorio Veneto, e i ragazzi venivano qui in sella a una Vespa a farsi un trancio di pizza».
Da allora il mondo è cambiato, ma qui l’impronta è sempre rimasta la stessa: la tradizione di una pizza artigianale bassa e croccante, l’unica concessione alle nuove tendenze è qualche trancio di pizza alla pala. Marchio di fabbrica sono i panzerotti, che proprio mentre siamo qui stanno preparando, e la pizza alle melanzane, rigorosamente fritte secondo la ricetta di papà. Fiorella è ora l’unica della famiglia Marconi a condurre l’attività, affiancata delle collaboratrici Francesca e Dida, dopo che la sorella Rossella quest’estate è andata in pensione
Pizza gourmet? No, solo tradizionale
I tempi son cambiati e non potevano non toccare anche il mondo della pizza; gourmet, e nell’era digitale le app per le delivery impazzano, ma Fiorella non ne vuol sentire nemmeno parlare: «Pizza gourmet? Sono una tradizionalista, mi chiedo perché si debba trasformare una cosa semplice come la pizza in qualcosa di elaborato. I prezzi sono esagerati, ingiustificati, secondo me, per un prodotto semplice come la pizza. Se il mercato li premia buon per loro, ma non fa per me. Le app? No grazie. Ci piace ancora vedere la gente venire qui da noi, e poter vivere di quel contatto umano che purtroppo si sta perdendo».
La richiesta per esporre la targa di bottega storica, Fiorella l’ha fatta, ma lei guarda al futuro con le idee già chiare: «Non ho figli, e sa che le dico? Arrivo alla pensione e faccio come Rossella» dice. Ma allora sarà la chiusura della pizzeria: «Se non si presenterà qualcuno a rilevarla, sarà inevitabile. Qui iniziamo alle 8.30 con gli impasti e la preparazione degli ingredienti; alle 10.30 apriamo al pubblico e chiudiamo alle 14 per riaprire alle 17.30 e arrivare fino alle 20.30, ma pure io ho una mia vita fuori da qui, e sono i mei hobby. In primis la passione per il cucito e il ricamo nell’associazione no profit Ad Maiora».
È tempo di saluti per noi, e di arrivo per i primi clienti; quando sul bancone si presenta la banda con la pizza alle melanzane della Fiorella rimaniamo per un attimo in silenzio ammirati, neanche fossimo dinanzi a un dipinto. E alla mente riecheggiano le parole di un pizzaiolo al taglio trasteverino a Roma: «Tiè, beccate sto quadro!»