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Fiamme Gialle di Verona

Cantieri «fantasma» per intascare 84 milioni di «bonus facciate»: maxi sequestro VIDEO

L'operazione dei finanzieri scaligeri ha portato a scoprire una mega truffa ai danni dello Stato: sequestrati conti correnti e beni di lusso tra cui una Rolls Royce. Oltre 100 indagati
L'auto di lusso sequestrata dai finanzieri di Verona
L'auto di lusso sequestrata dai finanzieri di Verona
cantieri fantasma Gdf

Cantieri mai avviati, su immobili inesistenti, da parte di ditte senza operai né mezzi per lavorare. Il tutto per intascare oltre 84 milioni in cosiddetti «bonus facciate». È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Verona che nei giorni scorsi ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza di conti correnti, quote societarie e beni di lusso, tra cui una fiammante Rolls Royce, monete d’oro e altri oggetti preziosi.

Il sequestro, emesso dalla Procura della Repubblica scaligera, confermato poi dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Verona, riguarda 13 società operanti in Italia e in Austria e di 14 persone fisiche, tutte indagate, a vario titolo, per i reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, oltre che per le violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti. Sono, complessivamente, oltre 100 gli indagati in questa maxi operazione sui «cantieri fantasma»

Le attività di polizia giudiziaria, tra cui molte perquisizioni, hanno interessato le province di Roma, Verona, Vicenza, Padova, Brescia e Milano, con l’impiego di quasi 100 militari.

Agevolazioni fiscali usate per intascare denaro illecito

Le indagini, dirette dalla locale Procura della Repubblica, scaturiscono da un’attività di analisi sviluppata dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona, finalizzata ad individuare soggetti dall’elevata pericolosità fiscale che avevano utilizzato in maniera distorta le diverse misure agevolative previste per interventi edilizi, sotto forma di crediti d’imposta cedibili a terzi e utilizzabili in compensazione mediante modello F24 o monetizzabili presso banche ed altri gruppi di acquisto. Nello specifico, tale beneficio consentiva, infatti, ai sensi dell’art. 121 del c.d. “Decreto Rilancio” (D.L. n. 34/2020), la detrazione fiscale delle spese sostenute negli anni 2020 e 2021 nella misura del 90%, ovvero la possibilità di cedere a terzi come credito d’imposta e, quindi, monetizzare, tale beneficio.

Le indagini delle  Fiamme Gialle scaligere hanno portato alla luce un meccanismo di frode ad opera di una compagine criminale che ha di fatto comunicato all’Agenzia delle Entrate crediti d’imposta inesistenti in relazione al bonus “facciate” per oltre 84 milioni di euro.

Società «fantasma» per cantieri «fantasma»

All’esito delle indagini, è infatti, emerso che alcune delle società indagate sono state costituite in piena emergenza pandemica e sono risultate prive di strutture e mezzi idonei per la realizzazione degli interventi edilizi oggetto di bonus. Non solo, la maggior parte delle persone fisiche che hanno ceduto il credito d’imposta per dichiarati lavori edilizi alle 6 società indagate, non risultava proprietaria di alcun immobile.

Una frode in piena regola visto che i lavori - mai eseguiti- erano stati dichiarati all’Agenzia delle Entrate riportando dati catastali artefatti, relativi a immobili inesistenti.

L'operazione della Guardia di Finanza di Verona
L'operazione della Guardia di Finanza di Verona

Crediti d'imposta subito ceduti per monetizzare

Inoltre, una parte dei crediti d’imposta inesistenti, circa 26 milioni di euro, era stata già monetizzata attraverso la cessione a terzi acquirenti al prezzo complessivo di oltre 19 milioni di euro, così procurando agli indagati un ingente profitto illecito. E c'è di più: una ulteriore parte dei crediti inesistenti, per oltre 5 milioni di euro, è stata ceduta ad ulteriori 19 società operanti in Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige per la successiva indebita compensazione con le imposte dovute all’Erario.

Sono circa un centinaio le persone indagate poiché primi generatori/cedenti i crediti inesistenti: gli stessi avrebbero infatti compilato i CIR con particelle catastali riconducibili ad immobili inesistenti, sui quali si sarebbero solo dichiaratamente svolti i lavori edilizi.

 

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