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Dopo le nuove ordinanze

Ristoratori cinesi a Verona: «Paura del virus? Nei nostri locali c’è il tutto esaurito»

Alcuni hanno familiari positivi ma non gravi: «Il virus non colpisce come tre anni fa»
L’insegna di un ristorante cinese. L’allarme non ferma i festeggiamenti per il Capodanno
L’insegna di un ristorante cinese. L’allarme non ferma i festeggiamenti per il Capodanno
L’insegna di un ristorante cinese. L’allarme non ferma i festeggiamenti per il Capodanno
L’insegna di un ristorante cinese. L’allarme non ferma i festeggiamenti per il Capodanno

Il veglione di Capodanno sarà celebrato anche nei ristoranti cinesi, dove per stasera si registra il tutto esaurito. L’allarme Covid non fa più presa nei veronesi, e anche ristoratori e baristi cinesi sono tranquilli. Nonostante abbiamo molti amici malati nel loro Paese di origine, ritengono infatti che il peggio sia passato e che il ritorno del virus sia fisiologico dopo tre anni di nette chiusure imposte dal loro governo.

«I miei amici sono tutti positivi, hanno la febbre, tosse e mal di gola, ma respirano bene e il Coronavirus li sta colpendo come i normali virus influenzali», commenta Melissa del ristorante Ru Yi in stradone Porta Palio. «Non noto nessun timore da parte della clientela. Dalle 21 in poi avrò il locale al completo per il cenone di Capodanno. I commensali saranno sia cinesi che vivono da tempo a Verona, in particolare insegnanti, sia molti italiani».

Ieri nel ristorante di Melissa i tavoli a pranzo erano in buona parte occupati. Le mascherine praticamente assenti, fatta eccezione per il personale, e l’atmosfera rilassata. «Molti cinesi che hanno parenti in Italia vorrebbero venire qui, per timore dei contagi e per paura che nuove chiusure li possano bloccare», prosegue la ristoratrice asiatica.

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Tamponi e quarantene

«Ci vuole il tampone, e chi è positivo non può salire sull’aereo. In ogni caso non credo che il governo tornerà a mettere paletti tanto rigidi. Per tre anni ha protetto la gente fornendo tamponi gratuiti, ma ora la popolazione è stanca di una rigidità tanto eccessiva, e non la accetterebbe di buon occhio. Il Covid non sta più colpendo in maniera aggressiva come tre anni fa, è giunto il momento di farsi gli anticorpi». 

Per la maggior parte degli intervistati, tutti del sud della Cina, la bolla protettiva istituita nel loro Paese, ha infatti generato un calo delle difese immunitarie che giustifica adesso il propagarsi dei contagi. «Credo che la riapertura e la ripresa della normalità siano state troppo rapide, forse si sarebbe dovuto agire in maniera più graduale», commenta Riccardo, che da dodici anni gestisce il bar El Canton de San Zen in piazza Corrubbio.

Clienti sereni e contenti

«Mia madre ha appena avuto il Covid a Verona e da qualche giorno è tornata in Cina. È tranquilla, come pure mio fratello. È vero che in molti stanno risultando positivi, ma non c’è più l’allarme degli anni scorsi, né là né qui. Chi frequenta il mio locale è sereno». 

Anche nei locali in zona Stadio non si stanno presentando criticità. «Siamo in Italia e veniamo trattati come italiani, nessuno dei nostri clienti ha mai avuto atteggiamenti sospettosi perché siamo originarie della Cina», dice Eva che lavora al bar all’angolo con via Cristofoli, vicino al supermercato Migross. Pure Lisa del bar Centrale in piazzale Olimpia garantisce che tutto è rientrato alla normalità. «Non ho più parenti in Cina e non so quale sia la situazione, ma qui a Verona ormai la gente è abituata al virus e non lo teme come all’inizio», dice. 

Solo brutti ricordi, si va avanti

Chenrongjan gestisce il bar Stadio ed era stata protagonista di una vicenda spiacevole all’inizio della pandemia, ma ora per fortuna si tratta solamente di un brutto ricordo. «La pediatra si era rifiutata di visitare i miei bambini solo perché siamo cinesi, nonostante le avessi fatto presente che non avevamo contatti con la città di origine ormai da anni», racconta. «L’ho cambiata e penso che ora non lavori nemmeno più. Adesso, con questa nuova ondata di contagi, non ho per ora vissuto nessuna situazione spiacevole», conclude Chenrongjan «e spero non accadi mai visto, che non mi sposto da Verona da dieci anni e in tutto questo tempo, i miei genitori che vivono in Cina, non sono mai riusciti a venire a trovarmi».

Chiara Bazzanella

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