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Corruzione

Pratiche accelerate e falsi certificati all’Inps: dopo sei anni tutti assolti

Coinvolti due dipendenti, un finanziere e la segretaria del medico che faceva falsi certificati, già condannato
Inps
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L’indagine sui falsi certificati medici e le «pratiche accelerate» all’Inps iniziò nel novembre 2017 e nell’agosto dell’anno successivo culminò con gli arresti del dottor Alfio Lanzafame, di due funzionari dell’ente di previdenza, di un finanziere e della collaboratrice del medico. Distinte le accuse, la più grave la corruzione, ma diversi gli esiti: il medico scelse il rito abbreviato e a fine aprile 2021 fu condannato a 3 anni e 8 mesi dal gup Luciano Gorra. Ieri pomeriggio invece il collegio presieduto da Alessia Silvi ha assolto, con la formula più ampia, le quattro persone che, decise a dimostrare la propria estraneità, avevano optato per il dibattimento.

Al termine della requisitoria il pm Beatrice Zanotti aveva chiesto la condanna solamente per il luogotenente della Finanza, accusato di aver utilizzato certificati di malattia falsi. Ma il collegio ha ritenuto anche lui totalmente estraneo. E ieri alla lettura della sentenza non è riuscito a trattenere l’emozione.

Le contestazioni

Paolo Sabaini, dipendente dell’Inps (difesa Maria Anna Vacca), il funzionario dell’ente di previdenza Antonio Bova (Federico Lugoboni il suo legale) e Teresa Bari, la segretaria del dottor Lanzafame assistita da Anastasia Righetti erano accusati di corruzione in concorso perché, stando alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, i primi due avevano ricevuto denaro dal medico, tramite la collaboratrice, per accelerare le pratiche per la pensione di invalidità piuttosto che l’indennità di accompagnamento e liquidazione.
Comportamenti che, come hanno dimostrato le difese, erano riferibili solo al medico che aveva un ambulatorio a San Bonifacio e a chi gli procurava i pazienti (l’unico che ha patteggiato). Il medico redigeva certificati su carta intestata dell’ Ulss «ideologicamente falsi poiché il paziente non si presentava». 

Posizione delicata

La posizione più delicata era quella di Antonio Reina (Nicola Avanzi e Stefano Sartorato i suoi legali) che tra maggio e fine luglio 2018 aveva esibito certificati di malattia per un totale di 31 giorni. Il problema in questo caso fu che il medico aveva utilizzato il timbro di un collega e ne aveva falsificato la firma. Ma oltre ai reati contestati dalla magistratura ordinaria, essendo un finanziere, aveva anche contestazioni militari che andavano dalla truffa alla simulazione di infermità aggravata alla diserzione aggravata. «Il primo caso di vera malattia e falso certificato», ha esordito Avanzi. La patologia c’era. Assolto.
 

Fabiana Marcolini

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