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Le reazioni alla perizia

Citrobacter, la rabbia delle mamme: «Ci hanno raccontato un sacco di cose sbagliate»

Francesca Frezza fu la prima a depositare un esposto in Procura dopo la morte della piccola Nina, Elisa invece partorì Alice con un po’ in anticipo, poi il batterio se la portò via
Elisa Bettini a destra. A sinistra Francesca Frezza davanti all’ospedale con la foto della figlia Nina. In basso a sinistra la manina della piccola Alice
Elisa Bettini a destra. A sinistra Francesca Frezza davanti all’ospedale con la foto della figlia Nina. In basso a sinistra la manina della piccola Alice
Elisa Bettini a destra. A sinistra Francesca Frezza davanti all’ospedale con la foto della figlia Nina. In basso a sinistra la manina della piccola Alice
Elisa Bettini a destra. A sinistra Francesca Frezza davanti all’ospedale con la foto della figlia Nina. In basso a sinistra la manina della piccola Alice

«Come ho sempre detto lo sapevo, speravo che la verità uscisse e confermo la mia rabbia. Ho perso, abbiamo perso nostra figlia». Elisa Bettini è la mamma di Alice, la piccola nata a Peschiera nella notte tra il 4 e il 5 marzo 2020 e trasferita poi nel reparto di Terapia intensiva neonatale.

Il Citrobacter era presente, mesi prima c’erano stati altri bimbi contagiati, alcuni non erano sopravvissuti, altri stanno ancora lottando, ma anche la piccola contrasse l’infezione che le distrusse il 70 per cento del cervello. Morì una domenica di metà agosto, tra le braccia di mamma e papà.

Ma quando arrivò subito dopo il parto pesava un chilo e 700 grammi, era sana, nata in anticipo ma vispa: «Nessuno ci avvisò». Eppure il comitato infettivo ospedaliero aveva già svolto accessi e relazioni, dettato le misure di contenimento quelle che poi, come sottolineano i quattro medici incaricati dal pm Maria Diletta Schiaffino di redigere la perizia, da fine febbraio non furono più attuate.

La perizia dei super esperti

Quella fase definita «tardiva» in cui era «doverosa la riattivazione di una sorveglianza attiva e tutte la altre procedure di contenimento del rischio infettivo fino alla chiusura dei due reparti». E la perizia conclude sottoliando che ciò che fosse stato fatto «i casi di contagio di aprile, maggio e giugno non si sarebbero verificati e quindi si sarebbe potuto evitare la morte della piccola Alice e le lesioni riportate da Benedetta», inoltre altri due piccoli non sarebbero stati colonizzati.

«Vede, questa la mia rabbia, sono venuti a prenderla e sapevano che in quel reparto qualcosa non andava, ci sono state raccontate un sacco di cose sbagliate e mi sono sentita dire che se lo avessero saputo allora avrebbero chiuso. Quante storie ci hanno detto». Elisa è una donna forte, «ho preso coraggio da Francesca Frezza, la mamma della piccola Nina», distrutta ma tenace e decisa ad andare fino in fondo.

«Penso che se l’avessi portata a Mantova piuttosto che in un altro ospedale forse sarebbe stato tutto diverso. Ma è successo, la mia bambina non c’è più. Però mi creda tutti continuano a parlare dei rubinetti ma non è proprio così». La perizia da atto che solo in giugno, a reparti chiusi, la «potenziale» sorgente della contaminazione era presente in 3 frangi-flusso della terapia intensiva pediatrica e in uno della Neonatale.

 

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«Non solo rubinetti infetti, tante pratiche sbagliate»

«Era nell’ambiente, sono stata in Tin più di tre mesi e ho visto pratiche sbagliate, persone che uscivano a fumare e rientrando non si cambiavano le scarpe, mi sono sentita rispondere che si sapeva del batterio killer ma che dovevano conservare il posto di lavoro. E Alice? Valeva di meno di un lavoro? Ho depositato 56 nomi e cognomi in Procura, tutte persone che hanno tenuto pratiche scorrette in quel reparto dove i bimbi sono fragilissimi, che hanno ignorato le norme di igiene che avrebbero dovuto osservare».

E ricorda di un neonatologo che li accolse con la mascherina: «Disse di non spaventarci, che l’aveva messa solo perché aveva un po’ di raffreddore. Avrebbero dovuto indossarla tutti, ricordo che la chiedemmo e ci risposero avrei dovuto acquistarle. Ne ho viste di cose sbagliate ma finalmente ora c’è un po’ di chiarezza».

Il primo esposto per la morte di Nina

«C’è molto ancora da dire, in questo momento però non me la sento di parlare». Francesca Frezza, la mamma di Nina, non ha mai mollato. Fu lei, dopo aver portato la sua bimba al Gaslini affinché l’aiutassero ad andarsene dopo mesi di sofferenza, che depositò il primo esposto: Nina contrasse l’infezione da Citrobacter.

«Guardi anche i due elaborati redatti da esperti del Ministero e della Regione so9no durissimi, questa perizia è molto dura ma ci saranno ancora cose da dire, verrà il momento delle contro deduzioni dei nostri consulenti. Solo una cosa però, durante il periodo della pandemia avrebbero dovuto tenere alta l’allerta mentre in quei mesi questo non si verificò. E invece non verificarono, non proseguirono i controlli. Ma non è finita».

Fabiana Marcolini

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