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IL CASO

«Ondata» di nuovi cittadini. I sindaci scrivono al prefetto: gli uffici anagrafici stanno «scoppiando»

Le domande aumentate del 1.200 per cento negli ultimi dieci anni. Boom di richieste d’iscrizione nelle liste elettorali di residenti all’estero che hanno ottenuto il riconoscimento giudiziale come italiani «iure sanguinis». Per la quasi totalità sudamericani
Uffici comunali in difficoltà. La denunciano il presidente della Provincia Flavio Pasini con il consigliere provinciale Alessio Albertini (in basso a sinistra)
Uffici comunali in difficoltà. La denunciano il presidente della Provincia Flavio Pasini con il consigliere provinciale Alessio Albertini (in basso a sinistra)
Uffici comunali in difficoltà. La denunciano il presidente della Provincia Flavio Pasini con il consigliere provinciale Alessio Albertini (in basso a sinistra)
Uffici comunali in difficoltà. La denunciano il presidente della Provincia Flavio Pasini con il consigliere provinciale Alessio Albertini (in basso a sinistra)

Nuovi cittadini italiani, iscritti nelle liste elettorali di Comuni italiani, ma residenti all’estero. Un’ondata. Che i Comuni non riescono più a fronteggiare. Per questo lanciano un Sos al Governo. Nel territorio veronese sono aumentate in maniera esponenziale - nell’ordine del 1.200 per cento in più negli ultimi dieci-quindici anni - le richieste agli uffici Servizi demografici dei Comuni di trascrivere atti di stato civile, da consolati e da studi legali, in seguito a provvedimenti di riconoscimento giudiziale della cittadinanza “iure sanguinis”. Per la quasi totalità di cittadini extracomunitari residenti in Sud America e tra queste soprattutto in Argentina e Brasile e discendenti da avi emigrati dall’Italia tra fine ’800 e inizi ’900. Ma gli uffici non riescono più a sbrigare le pratiche.

La lettera al Ministero

Così il presidente della Provincia Flavio Pasini, sindaco di Nogara, con il consigliere provinciale Alessio Albertini, delegato a bilancio, personale e rapporti con enti locali, sindaco di Belfiore, hanno scritto al ministero dell’Interno, al prefetto, ai parlamentari veronesi, al presidente della Regione Veneto, all’Anci Veneto, all’Associazione nazionali ufficiali di Stato civile e di Anagrafe. E per conoscenza ai Comuni scaligeri. Chiedendo una tempestiva soluzione.

Pasini e Albertini ricordano che a seguito alla trascrizione della cittadinanza - che può essere ottenuta con lunghe pratiche, anche di diversi anni, o con sentenze del tribunale di Roma, in tempi molto più brevi - gli Uffici anagrafe dei Comuni devono poi far fronte alla conseguente richieste di iscrizione all’Aire, l’Anagrafe Italiani residenti all’estero. E all’inserimento dei maggiorenni nelle liste elettorali.

Ricerche d'archivio e lavoro extra

«A tale attività», sottolineano il presidente della Provincia e il consigliere delegato, «si somma un notevole incremento delle richieste di certificati storici, i quali richiedono relative ricerche di archivio, e di una incessante e copiosa corrispondenza telefonica e via e-mail».

La situazione, dunque, rimarcano Pasini e Albertini, è riferita come insostenibile da molti sindaci, specialmente di Comuni piccoli e medi, non dotati di un numero di dipendenti adeguati a fronteggiare l’aumento della mole di richieste. Numerosi Comuni hanno quindi approntato servizi straordinari, mediante rientri pomeridiani ulteriori rispetto al normale orario di lavoro, oppure spostando personale da altri uffici, per poter operare con la necessaria attenzione nell’acquisire e valutare i documenti depositati.

Esponenziale e inarrestabile aumento di richieste

«Accade peraltro che, a fronte della maggiore solerzia nell’evadere le pratiche, si registri un esponenziale aumento delle richieste», si aggiunge. «Anche modificando l’apposito regolamento comunale e prevedendo un maggiore tempo per l’evasione delle pratiche, comunque non si ottengono significativi vantaggi, visto il flusso inarrestabile di queste istanze. Si segnala peraltro, che numerosi studi legali hanno inviato diffide ad adempiere o addirittura avviato contenzioni nei confronti dei Comuni».

I Comuni in ambasce, dunque. E c’è un risvolto quasi paradossale, collegato. «Nella stragrande maggioranza dei casi, i richiedenti la cittadinanza italiana sono di fatto residenti all’estero», scrivono ancora Pasini e Albertini, «non hanno mai abitato in Italia e non hanno alcuna intenzione di trasferirvisi, non parlano l’italiano e mirano a ottenere un passaporto di Paese dell’Unione Europea per poter spostarsi molto più agevolmente in Europa, Stati Uniti, Canada». Un passaporto più “forte”, quindi, rispetto a quelli dei Paesi d’origine.

A fronte della difficoltà ad adempiere nei termini di legge, visto il personale insufficiente, Pasini e Albertini a nome dei sindaci dei Comuni veronesi, sollecitano l’intervento del prefetti e del ministero dell’Interno e dei parlamentari, della Regione e dell’Anci nelle Conferenze Stato-Regioni e nelle sedi istituzionali, «affinché possano individuare un’adeguata e tempestiva soluzione alle criticità segnalate».

Il paradosso del voto

Parte dunque la richiesta di un intervento urgente, da parte della Provincia e dei sindaci dei 98 Comuni scaligeri. Per un fenomeno che, come detto, sta a dir poco dilagando. Con numeri elevatissimi. E con risvolti particolari. Un solo esempio. A Belfiore, il Comune del sindaco Albertini, i residenti veri sono 3.300 ma ci sono poi circa 350 cittadini italiani iscritti alle liste elettorali di Belfiore - che quindi possono votare - ma residenti all’estero. In generale, tutto questo ha una ricaduta particolare, ben nota agli amministratori locali. Si vengono dunque a creare situazioni in cui, in generale, ci sono cittadini di altri Paesi che vivono e lavorano qui anche da decenni, partecipando dunque all’economia, che però non sono anche cittadini italiani, e quindi non possono votare. Diversamente da chi non vive e probabilmente non vivrà mai qui ma - grazie, va sottolineato, al riconoscimento della cittadinanza italiana - può votare come iscritto alle liste di un Comune italiano.

Enrico Giardini

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