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Veneto in arancione, le nuove regole

Forze dell’ordine durante un controllo notturno in piazza Bra per il rispetto delle regole contro la diffusione della pandemia
Forze dell’ordine durante un controllo notturno in piazza Bra per il rispetto delle regole contro la diffusione della pandemia
Forze dell’ordine durante un controllo notturno in piazza Bra per il rispetto delle regole contro la diffusione della pandemia
Forze dell’ordine durante un controllo notturno in piazza Bra per il rispetto delle regole contro la diffusione della pandemia

Il colore del Veneto resta lo stesso, arancione, ma con qualche sfumatura diversa. Il nuovo dpcm, entrato in vigore ieri, ha introdotto delle novità, alcune delle quali vanno nella direzione di una maggiore restrizione: va detto che l'obiettivo del Governo, attraverso questo decreto, è scoraggiare il più possibile ogni movimento per ridurre il rischio di contagio. Altri cambiamenti però permettono una maggiore libertà rispetto ai giorni scorsi. Superati i timori relativi al rischio di “retrocessione” del Veneto in zona rossa, si lavora per tentare invece la promozione in fascia gialla, che sarà il risultato del combinato disposto di più fattori, pure questi più rigidi. CRITERI PIÙ SEVERI. Le misure che si inseriscono nella cornice del decreto legge bloccano infatti gli spostamenti tra tutte le regioni fino al 15 febbraio e rendono anche più severi i criteri che le porteranno automaticamente in zona arancione e rossa, istituendo anche la nuova zona bianca per chi non supererà un tasso di incidenza di 50 positivi ogni 100mila abitanti. Obiettivo per ora piuttosto lontano per il Veneto, che resta insieme a Calabria ed Emilia-Romagna in una zona arancione che si estende per gran parte del Paese, andando a comprendere anche Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D'Aosta. La regola di base non cambia: dalle 5 alle 22 ci si può muovere liberamente all’interno del proprio Comune di residenza; se invece si varcano i confini si deve essere sempre in grado di dimostrare che le motivazioni rientrino tra quelle consentite, quindi lavoro, salute o necessità. Come detto, non tutte le novità sono più restrittive. Ieri è arrivato un chiarimento da Palazzo Chigi per quanto riguarda gli spostamenti nelle seconde case: la questione non era esplicata nel testo del documento firmato dal premier Conte il 14 gennaio e, a ieri, le faq del Governo erano ancora “in aggiornamento”, come si leggeva sul sito. Ebbene, il nuovo dpcm permette di recarsi nelle seconde case anche se queste si trovano fuori regione. Il testo, infatti, spiega che “è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione” e, a dispetto del decreto sulle misure per le festività natalizie, non è specificato il divieto degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione. Resta la possibilità, per chi vive nei 52 Comuni veronesi che contano una popolazione inferiore ai 5mila abitanti, di muoversi liberamente, tra le 5 e le 22, entro i 30 chilometri dal confine del proprio paese, con il divieto però di spostarsi verso i capoluoghi di provincia. NON PIÙ DI DUE PERSONE. È delimitata entro i confini comunali la possibilità di ricevere a casa propria non più di due persone, eventualmente con bambini al di sotto dei 14 anni o con disabili a carico, una sola volta al giorno. Allo stesso modo ci si potrà spostare in non più di due persone per andare a trovare amici o familiari in un’abitazione privata. Si potrà andare in un altro paese per fare la spesa al supermercato, ma non per andare dal parrucchiere o dall’estetista, se nel Comune di residenza esistono e sono disponibili in tempi adeguati (ad esempio una settimana) esercizi di questo tipo. “La “fiduciarietà” del rapporto tra cliente ed esercente”, sottolinea infatti la Regione Veneto nei chiarimenti pubblicati sul sito il 13 gennaio, “non costituisce elemento che la normativa considera tale da giustificare l’uscita dal Comune”. NEGOZI. I negozi restano aperti, a condizione ovviamente che assicurino la distanza interpersonale di almeno un metro, lo scaglionamento degli ingressi e che espongano un cartello con il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente all'interno dell'esercizio. Abbassano le serrande, nei giorni festivi e prefestivi, solo quelli presenti all'interno di mercati, centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali ad eccezione di farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole, perché i prodotti che vendono sono considerati “necessari”. In zona arancione sono sospese le attività dei servizi di ristorazione, fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, però è sempre ammessa la consegna a domicilio. Quanto all'asporto, invece, il nuovo dpcm fa una distinzione: i bar e le enoteche possono essere attivi fino alle 18, i ristoranti fino alle 22. Le piste da sci restano chiuse fino al 15 febbraio: da quella data gli impianti saranno aperti agli sciatori amatoriali solo dopo l’adozione di linee guida ad hoc da parte della Conferenza delle regioni e delle province autonome, validate dal Comitato tecnico-scientifico, e finalizzate ad evitare aggregazioni di persone e assembramenti. Chiuse invece fino al 5 marzo palestre e piscine. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Francesca Lorandi

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