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San Giovanni Lupatoto

«Un boato fortissimo, poi le urla». I primi soccorsi della gente ai feriti dai botti

Il luogo dello scoppio di botti pericolosi a San Giovanni Lupatoto (Diennefoto)
Il luogo dello scoppio di botti pericolosi a San Giovanni Lupatoto (Diennefoto)
Il luogo dello scoppio di botti pericolosi a San Giovanni Lupatoto (Diennefoto)
Il luogo dello scoppio di botti pericolosi a San Giovanni Lupatoto (Diennefoto)

Prima, si è udita un’esplosione, violentissima. «L’equivalente di una bomba, praticamente», assicura un gruppetto di ragazzi che alla mezzanotte di San Silvestro si era radunato, assieme ad almeno un altro centinaio di persone, in piazza Carlo Zinelli, a San Giovanni Lupatoto, per festeggiare l’inizio del nuovo anno. Poi, in mezzo alla nuvola di fumo che tardava a diradarsi, avvolgendo gli alberi di fronte al grattacielo, vicino ad un cantiere, sono riecheggiate le urla atroci dei feriti: il più grave, era un ventiseienne marocchino; l’altro, era un ventunenne tunisino.

I primi soccorsi della gente

Entrambi residenti nella cittadina. Il secondo abita in prossimità del piazzale. Era l’ultimo fuoco d’artificio ad essere stato acceso, mentre la folla seguiva le traiettorie in cielo dell’improvvisato, quanto scenografico, spettacolo pirotecnico. Le prove dell’esibizione erano cominciate nelle settimane precedenti, tra le proteste degli abitanti. Compresa la drammaticità dell’accaduto, alcuni dei presenti hanno immediatamente soccorso i malcapitati: più d’uno si è sfilato la maglietta per tamponare la lacerazione ad un polso, poiché il ventiseienne, che aveva anche il volto lesionato, aveva la mano visibilmente compromessa; altri, invece, gli hanno stretto le proprie cinture dei pantaloni attorno al braccio per contenere l’emorragia. Altri ancora hanno tamponato i traumi alle dita e agli occhi del ventunenne.

L’arrivo delle ambulanze

Una donna, nel frattempo, è risalita rapidamente nel proprio appartamento all’interno del grattacielo, per recuperare delle coperte con cui coprire i due giovani. Il ventiseienne si era accasciato a terra; il ventunenne è stato appoggiato ad uno spartitraffico ed aiutato direttamente dal padre che si trovava casualmente da quelle parti. Alcuni soccorritori che prestavano servizio alla manifestazione organizzata nella vicina piazza Umberto I, allertati dai passanti, hanno raggiunto a piedi il luogo dell’incidente. Sul posto sono giunte anche un’automedica, due ambulanze di Verona Emergenza e due pattuglie dei carabinieri. Mentre i sanitari prestavano le prime cure, per stabilizzare e trasportare all’ospedale i due feriti, un condomino di uno dei palazzi affacciato su piazza Carlo Zinelli ha platealmente inveito all’indirizzo della ressa: «Sai copè?».

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Brutto capitolo

La frase dell’uomo già circola sui social network. Una delle ragazze, avvicinandosi assieme agli amici, ci mostra con lo smartphone il video che era stato pubblicato su Instagram. I ragazzi che alla spicciolata, nel primo pomeriggio di Capodanno, si alternano in piazza Carlo Zinelli sono ancora scossi dagli eventi. Quanti hanno agevolato i soccorritori, allontanando i coetanei che tentavano di riprendere con il telefonino l’intervento dei sanitari, confidano di non avere dormito per la crudezza dei fatti. Intanto, le famiglie che attraversano piazza Carlo Zinelli prestano particolare attenzione ai propri passi, poiché molti dei petardi non sono scoppiati e sono rimasti sparpagliati sulla pavimentazione. Mentre la maggior parte dei resti dei botti sono stati accumulati dentro e fuori il cestino della spazzatura in angolo del piazzale.

Durante l’accensione dei fuochi d’artificio, il pubblico, per così dire, si era ammassato, giusto anche perché pioveva, sotto le tettoie degli esercizi pubblici al piano terra del grattacielo, tenendosi a distanza di sicurezza dalla batteria di fuochi d’artificio. Finchè non c’è stata quell’impressionante detonazione che ha convinto moltissimi ad andarsene. Piazza Carlo Zinelli era troppo pericolosa. Ma ormai il peggio era avvenuto. Uno dei due feriti ha subito un complicato intervento chirurgico, perché il colpo l’aveva investito al corpo. Gli accertamenti sono stati compiuti dai carabinieri di Verona e della stazione di San Giovanni Lupatoto. Del fatto è stata anche informata l’autorità giudiziaria.

Stefano Caniato

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