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L'intervista

Dieci arresti per le maxi truffe sul bonus facciate, «ma è solo l'inizio, in arrivo altre inchieste»

Ecco come funziona la truffa sul bonus facciate
Vittorio Francavilla, comandante provinciale della Guardia di finanza
Vittorio Francavilla, comandante provinciale della Guardia di finanza
Vittorio Francavilla, comandante provinciale della Guardia di finanza
Vittorio Francavilla, comandante provinciale della Guardia di finanza

Siamo solo all’inizio. Le indagini che la Guardia di Finanza di Verona sta svolgendo e che hanno portato qualche giorno fa a dieci arresti e a indagare altre persone, non sono che le più recenti, ma non le ultime; altre infatti ne seguiranno. Il bonus facciate, quello che doveva servire a dare una boccata d’ossigeno per rimettere in piedi l’economia italiana piegata dalla pandemia si è rivelato, in troppi casi, uno strumento per commettere delle maxi truffe che hanno portato le Fiamme Gialle scaligere ad eseguire nell’ultimo anno provvedimenti di sequestro preventivo per decine e decine di milioni di euro di crediti di imposta. 
D’altra parte quando è nata la possibilità di usufruire del bonus facciata, bastavano davvero poche mosse per accedere al sito dell’Agenzia delle Entrate e dichiarare, tramite la compilazione dei cosiddetti modelli Cir, che la propria abitazione era stata oggetto di lavori di ristrutturazione della facciata e, quindi, richiedere il beneficio di un credito d’imposta pari a circa il 90% dell’importo speso o, comunque, fatturato.

 

Parla il comandante della Guardia di Finanza di Verona Vittorio Francavilla


Ma chi delinque in questo settore, perché di veri e propri reati si tratta, ha un profilo particolare? Lo abbiamo chiesto al colonnello Vittorio Francavilla, comandante provinciale della Guardia di finanza.

«In realtà i profili nei quali ci siamo imbattuti sono variegati. Spesso i truffatori si avvalgono di figure professionali che hanno un ruolo di regista, di consulente o, comunque di facilitatore a vantaggio di soggetti che hanno trovato il modo per arricchirsi ai danni dello Stato e, quindi della collettività. Nell’indagine conclusa martedì scorso (23 maggio), svolta in collaborazione con l’Arma dei carabinieri e che ha portato all’esecuzione di 10 misure cautelari e di importanti sequestri di immobili e attività commerciali e turistiche sul lago di Garda, il professionista coinvolto è un attempato commercialista, evidentemente con particolare esperienza nello specifico settore, poiché emerso anche in altre analoghe indagini. Certo i malintenzionati hanno avuto buon gioco, almeno sino al norma del “cosiddetto decreto Rilancio” del 2020 è stata corretta e sono stati posti dei paletti, tra cui limiti alle cessioni dei crediti di imposta e forme di controllo. Quale polizia economico finanziaria da subito abbiamo avviato attività di controllo sull’intero territorio nazionale, riscontrando che era davvero troppo semplice per i delinquenti commettere frodi particolarmente remunerative e, tutto sommato, con rischi relativamente bassi».

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I crediti d'imposta

Per di più si trattava, di fatto, di crediti d’imposta, il cui riconoscimento non è subordinato a una preventiva istruttoria da parte della pubblica amministrazione – come avviene per altre agevolazioni o incentivi alle imprese – ma alla sussistenza di determinati requisiti “autodichiarati” dal contribuente proprio per consentire effetti concreti immediati e creare un volano per l’economia del Paese. I controlli sarebbero avvenuta a valle proprio per non paralizzare il sistema.
«È evidente che “l’italico ingegno”, anche nelle frodi si è potuto esprimere ai massimi livelli. La cessione senza limitazioni di crediti d’imposta fittizi, tra i quali i “bonus facciate” (da considerare al pari di vera e propria moneta sonante poiché utilizzabili non solo per compensare imposte e contributi, ma anche per la loro idoneità a essere monetizzati), generati – evidentemente - sulla base di autodichiarazioni non veritiere o attraverso l’utilizzo di fatture false, soprattutto nel primo anno di entrata in vigore della norma (dal 2020 al novembre 2021) ha generato numerose frodi», spiega il colonnello.

 

Come si individuano i truffatori

«La Guardia di Finanza, sulla base dell’esperienza sul campo, ha promosso non soltanto le necessarie modifiche normative, ma anche sinergie con l’Agenzia delle Entrate per la rapidissima messa a punto di idonei strumenti informatici per gestire l’enorme mole di dati. Tra questi, uno dei più efficaci è l’applicativo P.R.I.S.M.A., che consente proprio di tracciare tutte le operazioni di cessione di crediti d’imposta, coglierne quindi tutti i passaggi e di eseguire puntuali analisi di rischio. E questo ci consente di individuare in maniera più rapida le situazioni connotate da anomalie e incrociare tali dati con i profili soggettivi dei soggetti interessati, ad esempio verificando se si tratta di soggetti con precedenti specifici, se prestanome abituali, se imprese sorte dal nulla». 
«La rapidità è fondamentale non solo per interrompere il circuito criminale, ma anche per scongiurare che i crediti fittizi monetizzati, risorse pubbliche, quindi di tutti noi, finiscano nelle mani di delinquenti magari all’estero o in opachi sistemi finanziari o wallet virtuali per sfuggire al pericolo dei sequestri. Basti pensare agli investimenti in criptovalute».

Le attività in questo settore sono svolte solo da alcuni reparti delle Fiamme Gialle? «Tutti i reparti della Guardia di Finanza», spiega il Comandante Francavilla, «sono impegnati su tale fronte, proprio per scongiurare che l’ampia disponibilità di risorse messe in campo dall’Autorità di governo per fronteggiare l’emergenza economica possa divenire terreno fertile. Ciò vale pure nelle attività di controllo in tema di Pnrr, ingentissime risorse di promanazione comunitaria che pure prevedono forme di aiuto attraverso il riconoscimento di crediti d’imposta. Anche in questo settore, l’impegno del Corpo è massimo».
«Anche in questo caso sono convinto che prevenire le condotte truffaldine sia, per lo Stato, è assai più utile che reprimerle. Ma non è semplice. Per questo occorre il supporto di tutti: istituzioni, imprese e semplici cittadini».

 

Come agiscono i truffatori

Qualche esempio di macroscopica utilizzazione delle agevolazioni per finalità illecite? «Nel corso delle nostre indagini ci siamo imbattuti in crediti di imposta monetizzati o richiesti per la monetizzazione e riferiti a immobili inesistenti, oppure a ruderi mai ristrutturati, o ancora a costruzioni di proprietà di ignari cittadini che non avevano avanzato alcuna richiesta del beneficio fiscale, nè tanto meno operato alcuna ristrutturazione e che si sono trovati centinaia di migliaia di euro nei propri cassetti fiscali. Oppure, quando ancora non vi era limite normativo al numero delle cessioni, hanno destato fortissimo sospetto – quasi sempre fondato – ci siamo imbattuti in investigazioni economico - finanziarie su cessioni a catena per ostacolare i controlli e vanificare le azioni di recupero delle somme».
Un tempo la Finanza era quella conosciuta per maxi sequestri di droga, del narcotraffico sulle navi. Negli ultimi anni ci sono molte indagini a carattere tributario.
«Fermo restando che il contrasto al traffico e all’uso di sostanze stupefacenti rimane un importante obiettivo per il Corpo e che anche in questa provincia nell’ultimo biennio sono stati sequestrati centinaia di chili di sostanze stupefacenti, siamo diventati polizia economico finanziaria da oltre un ventennio. Ciò vale a dire che siamo forza di polizia economico-finanziarie a salvaguardia delle entrate, che deve vigilare sulla corretta destinazione della spesa pubblica, oltre che sul regolare funzionamento del mercato. Questi illeciti vanno ad incidere su tutti e tre i comparti perchè le frodi ci possono essere non soltanto nella cessione dei crediti, ma anche nello sconto in fattura», dice Francavilla.
Quando si muovono capitali enormi, il rischio è che possano esserci i tentacoli della criminalità organizzata in queste mega truffe.
«Possono senz’altro esserci, perchè la criminalità organizzata non è quella che ci si può immaginare con coppola e lupara. Soprattutto in questo territorio economicamente dinamico ed effervescente. Nel nostro caso allo stato non sono emerse connessioni con la criminalità organizzata, anche se suggestivamente le zone di origine di alcuni dei soggetti implicati e qualcuno attinto da misura cautelare sono del Sud Italia, però non ci sono evidenze di criminalità organizzata. La cosa importante è quella di riuscire ad aumentare l’aspetto della prevenzione. Un ruolo rilevante in questo è stato normativamente riconosciuto agli intermediari e ai professionisti che, oltre ad operare l’adeguata verifica della clientela, devono inoltrare le previste segnalazioni di operazioni sospette, per le quali oggi più che mai è tutelato l‘anonimato».

Alessandra Vaccari

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