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il festival, atto finale

Dal «Jogo do Pau» alla «Sugo del'ovo»: le foto e i video dell'ultima giornata di Tocatì

Proposti i Giochi e gli Sport Tradizionali portoghesi, a confronto con quelli di altrettante regioni italiane. E poi laboratori, teatro, incontri
Giochi di strada nelle piazze veronesi per il Tocatì: oggi ultima giornata
Giochi di strada nelle piazze veronesi per il Tocatì: oggi ultima giornata
Giochi e lotte della tradizione in piazza per il Tocatì (foto Marchiori)

Ultime battute per il Tocatì che ha regalato una domenica ricca di giochi "dimenicati" e da riscoprire a persone di tutte le età. Oltre alle piazze centrali le attività hanno occupato anche il suggestivo piazzale di Castel San Pietro e molte altre location, da Veronetta a Sezano dove si è svolto il zugo de l'ovo.

Zugo de l'ovo a Sezano (video Marchiori)

 

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Il jogo de Emoboca, tipicamente portoghese «sfida» il Trucco da terra originario della Liguria. La luta da Galhofa, ereditata in Portogallo dagli antenati greci romani, si compara alla sarda S’istrumpa, una lotta che ha subito influssi celtici, e il Jogo do Pau della zona del Santarèm compete con il bastone pugliese.

Miscela giusta

Mai come quest’anno l’abbinata tra le tradizioni della nostra penisola e quelle del Paese ospitato dal Festival dei giochi di strada, il Portogallo, risulta tanto evidente. «È quello che vogliamo, e abbiamo individuato in modo accurato le realtà da mettere a confronto per i loro giochi antichi, sopravvissuti alla linea del tempo», evidenzia Paolo Avigo, presidente dell’Associazione Giochi Antichi che quest’anno ha garantito una ventunesima edizione del Tocatì curata in ogni dettaglio.

Giochi e lotte della tradizione in piazza per il Tocatì (foto Marchiori)

L’asticella si è alzata ulteriormente, dopo l’entrata del Festival nel registro delle buone pratiche di salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Ma, a dispetto di questo, quest’anno l’organizzazione ha dovuto rinunciare al rafting e alla cucina a San Giorgio per carenza di fondi. «Il Tocatì è confronto con l’altro, rimanendo fedeli alle proprie tradizioni», ricorda Avigo. «La relazione con l’altro nasce proprio tramite il gioco e l’incontro in piazza».

L’invito è quindi a partecipare, oggi, all’ultima giornata che sigilla questa condivisione e volontà di confronto attraverso una serie di comunità ludiche.

Teresa Salgueiro al Romano per il Tocatì (Marchiori)

Il programma dell'ultima giornata

Dalle 15 alle 18.30 nelle varie piazze del centro città sono proposti i Giochi e gli Sport Tradizionali portoghesi, a confronto con quelli di altrettante regioni italiane:

  • in Piazza Nogara si tiene la XIX edizione del Torneo Internazionale della Lippa.
  • in Piazza Santa Anastasia gli scacchi diventano simbolo di unione tra i popoli
  • Palazzo Forti ospita il gioco Sgropin: queo che no sofega, ingrassa! per celebrare la cucina veneta. «Invito la gente a recarsi anche nelle molte tappe fuori dalle piazze più centrali», dice Giuseppe Giacon, vicepresidente di Aga. «Le attività non mancano»
  • all’edicola di Piazza XVI Ottobre, a Veronetta, è previsto uno spazio laboratorio con giochi viaggiatori per promuovere e stimolare l’incontro con l’altro
  • a Sezano in Valpantena, alle 16.30 si svolge invece il Zugo de l’Ovo, un gioco di lancio nato negli anni ’50 che ha come protagonista un uovo crudo
  • a Castelvecchio è protagonista il teatro per i più piccoli, con repliche, alle 14 e alle 18, di Janez. Io, Sandokan e Salgari
  • nel Chiostro di San Giorgio in Braida fino alle 16.30 vanno in scena i burattini la cui storia è narrata nel libro «Il progetto Favolavà»
  • i giardini Lombroso ospitano «Piazza Cemea: dialoghi tra educazione e gioco», con atelier e attività personalizzate
  • si parla di educazione anche negli incontri al Teatro Romano con personaggi prestigiosi: alle 15.30 Alberto Pellai, scrittore e psicoterapeuta noto per il grande lavoro di formazione e di divulgazione nel mondo scuola e nelle famiglie, parla di infanzia e adolescenza per aiutare il pubblico a comprendere la sfida del «crescere». Alle 17, Franco Arminio, scrittore, poeta e regista che si definisce un «paesologo» perché racconta la realtà dei piccoli paesi d’Italia, legge alcuni versi dal suo ultimo libro, Sacro Minore.

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Chiara Bazzanella

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