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Reportage

Stupore e rabbia in Valdonega: «Rione tranquillo? Non più»

Un residente osserva l'auto danneggiata
Un residente osserva l'auto danneggiata
Un residente osserva l'auto danneggiata
Un residente osserva l'auto danneggiata

Due notti di incursioni, in sequenza. Pneumatici tagliati, a decine, in piena e chirurgica «scienza e coscienza»: «Incisi sul bordo, a ridosso del battistrada, per renderli non riparabili», osservano Massimo Romanelli e Marco Peretti. Armeggiano con il cricco, per montare il «ruotino» di scorta sull’auto azzoppata. Quartiere Valdonega: ricco, anziano e, confermano in molti, «fino a non molto tempo fa decisamente tranquillo». Risvegliatosi nei giorni prima e dopo la Befana con una raffica di danneggiamenti sui veicoli in sosta. Da via Marsala fino alle falde della collina ed in tutte le vie traverse. Senza logica apparente: dalla Porsche all’utilitaria, tutte democraticamente vandalizzate.

I cartelli all’esterno dei pochi negozi di quartiere sono chiari: per molti vale il «chiuso per ferie», almeno fino a lunedì. Chi apre lo farà semmai nel tardo pomeriggio. Intatti i libri del «book crossing» all’esterno di un salone di acconciature in via Quarto. «Ho passato qui i tre anni di università. Certo, sono vie silenziose», spiega Valentina. «Danneggiamenti? Non mi stupisce, semmai mi lascia un senso di delusione. Forse accade perché il quartiere è ricco, con molti residenti anziani». Giovanna Vassanelli, affacciata al balcone, è altrettanto stupita: «Abito qui da 25 anni e non ho mai sentito di fatti simili. Passano alcuni nottambuli ma io stessa vado a letto piuttosto tardi: mi accorgerei di qualcosa di strano». La linea delle gomme tagliate guida verso la collina. Difficile capire se la moto gialla senza marca (Aprilia?) in via Venturelli abbia la posteriore sgonfia o sia un’altra «vittima». Testimoni La sequenza vandalica colpisce tutti. Ma non è la preoccupazione principale.

«Abito poco lontano ed in realtà il timore principale sono i furti. È accaduto anche al piano di sotto del nostro edificio, mentre noi eravamo in casa. Se qualcosa manca da queste parti è la sicurezza», commenta Sarah. «È accaduto a mia zia, un anno e mezzo fa», conferma Paolo Bianchi, giovane studente di matematica a spasso con il cane. «Succedono questi fatti ma non so darmene una spiegazione». In diversi richiamano la «chat» di quartiere e gli allarmi ripetuti. «C’è movimento nei locali sulle Torricelle e soprattutto in estate le auto sfrecciano, passano le compagnie», conferma una residente. Un primo dito puntato. «E adesso», aggiunge, «abbiamo anche il problema dei bocconi avvelenati che insidiano i nostri cani».

Marta Dal Dosso paga il raid con uno pneumatico della sua «Polo». «Mai accaduto in 21 anni di residenza qui», racconta indignata. E punta a propria volta il dito verso le Torricelle e la vita notturna. Soprattutto nella «discesa», in particolare nelle sere di fine settimana. «I vandalismi non sono una novità, la mia auto è stata già “rigata“ in passato», conferma Stefano Anselmi mentre è in strada, proprio per un controllo. «Vado comunque a spostarla, perché l’allarme sulla “chat“ di quartiere è chiaro, come all’appello alle forze dell’ordine». Racconta di cassonetti vandalizzati, cristalli di vetture spaccati ed ancora una «dei tanti episodi di ladri infiltratisi nelle case». Altro che rione tranquillamente borghese.

Telecamere di sorveglianza e maggiore controllo. Lo chiedono tutti, Anselmi «in primis». «Alcuni si rivolgono ormai, per il ricovero delle auto, alla parrocchia (San Benedetto, lungo via Marsala, ndr), che dispone di uno spazio protetto». «Siamo un’ex zona tranquilla», ammettono diversi residenti. «Lo standard però oggi è cambiato, si può parlare di degrado». Romanelli e Peretti, armeggiando con il «cricco», discutono di assicurazioni e della «tecnica» dei tagliatori di pneumatici. Seriali, perfetti e invisibili: «Ne hanno forate anche due sulla stessa auto, rendendo necessario il carro attrezzi». Strade silenziose e poca gente in giro. Forse una chiave del raid sta anche in questo. Il «fattore deserto».

Paolo Mozzo

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